Ieri giovedì 7 novembre 2024, il Ministro Alessandro Giuli è intervenuto di fronte alle Commissioni Cultura di Camera e Senato riunite assieme (presiedute rispettivamente da Federico Mollicone di Fratelli d’Italia e da Roberto Marti della Lega Salvini): dal decreto legge “Cultura” in procinto di essere varato a breve dal Consiglio dei Ministri, al fondo per le librerie, passando per la situazione dei teatri e delle fondazioni lirico-sinfoniche, fino al “tax credit” cinema, dall’indennità di discontinuità per i lavoratori dello spettacolo alla diplomazia culturale… questi sono i temi che ha affrontato il ministro nel corso dell’audizione sulle “linee programmatiche” del Ministero della Cultura.
“Mi sono insediato in un Ministero che, nonostante le tempeste mediatiche lavorava, eccome se lavorava e seguito a farlo. E con uno staff che, malgrado un naturale cambio di squadra, era di altissimo livello in precedenza come lo è quello attuale”, ha detto Giuli prima di rispondere alle domande di deputati e senatori.
Affronteremo le tesi manifestate dal Ministro nei prossimi giorni, ma oggi ci concentriamo qui su quel che ha detto specificamente su cinema e audiovisivo: in relazione alla decisione di prevedere (così nella bozza della “Manovra 2025” che ha iniziato l’iter) che lo Stato divenga, di fatto, “produttore associato” dei film che beneficiano del “Tax Credit”, che IsICult ha segnalato in anteprima mercoledì scorso su queste colonne (vedi “Key4biz” del 6 novembre 2024, “Tax credit. Manovra: lo Stato entra come “produttore associato”, al fianco del produttore”), ha precisato che “non c’è nessun sovietismo” nell’idea di redistribuire una parte dei ricavi, ma si tratta semplicemente soltanto di “fare redistribuzione e perequazione”.
Ha detto Giuli: “Lo Stato rimette in circolazione i soldi, partecipa al successo dei ricchi per dare ai meno ricchi: si incentivano le grandi produzioni… i grandi successi che vanno oltre la percentuale di tax credit erogata concedono qualcosa al sistema”. In verità, dalla proposta di “Manovra 2025”, il meccanismo non è chiarissimo, come abbiamo osservato: se un produttore beneficia di un “tax credit” del 40 %, lo Stato diviene titolare dei diritti dell’opera in quota per il 40 %, ed ha diritto al 40 % dei ricavi, ma soltanto dopo che saranno stati coperti i costi di produzione… Premesso che la gran parte dei film italiani non recupera i costi di produzione, non è ben chiaro come “i ricchi” finirebbero per “dare” ai “meno ricchi”… E poi, perché il meccanismo di status di “produttore associato” scatta per il credito d’imposta e non per i contributi selettivi?! Immaginiamo che la proposta, durante l’iter della Legge di Bilancio, sarà oggetto di opportune riformulazioni e rimodulazioni perché – allo stato attuale del testo – è piuttosto confusa…
Inoltre, il Ministro ha precisato che ieri mattina è arrivata la comunicazione che la Corte dei Conti ha registrato il decreto sul “Tax Credit” internazionale: “questo è un bel risultato. perché non è che va a premiare i grandi produttori stranieri, semplicemente fa dell’Italia un grande attrattore di produttori stranieri che vengono a girare in Italia con maestranze italiane. Il fatto che sia stato autenticato proprio oggi è una buona notizia per il cinema in generale”.
Anche su questo punto, si ripropone la questione critica, che tante volte abbiamo evidenziato: siamo proprio sicuri, in termini di politica culturale, che sia giusto e sano, proprio strategico e lungimirante, che lo Stato italiano regali decine e decine di milioni di euro a società straniere, di fatto sottraendo queste risorse pubbliche ai fondi per la produzione indipendente, la ricerca e la sperimentazione, l’innovazione, le opere prime, la alfabetizzazione audiovisiva e digitale, la promozione?!
Da segnalare che gli esponenti del Movimento 5 Stelle si sono dichiarati insoddisfatti delle “risposte” del Ministro alle varie domande… In particolare, il senatore Luca Pirondini, Capogruppo M5s in Commissione Cultura, ha sostenuto che “è inaccettabile il comportamento del Ministro Giuli che oggi in audizione di fronte alle Commissioni Cultura non ha risposto a nessuna delle domande poste dal M5s, oltre che ad altre. In particolare, gli ho chiesto di dare informazioni precise sulla possibile trasformazione delle fondazioni liriche dalla attuale natura giuridica privata a quella pubblica. Ebbene, nell’unico suo accenno di risposta, ha fatto un imperdonabile strafalcione dicendo che sono già pubbliche. È semplicemente falso, si informi! Nulla di concreto ci ha detto sull’attuazione del Ccnl dei lavoratori delle fondazioni e sulla ricostituzione dei corpi di ballo stabili. Per questi motivi, alla fine dell’audizione sono intervenuto per pretendere le doverose risposte che se non vuole dare a noi deve dare ai cittadini. Sono stato intimidito dal Presidente della Commissione (si riferisce a Federico Mollicone, Presidente della VII Commissione di Montecitorio, n.d.r.), che ha pure chiamato gli assistenti parlamentari per farmi portare fuori dalla sala. Questo comportamento dentro il Parlamento è inaccettabile e costituisce un precedente pericoloso. I ministri hanno il dovere di rispondere ai parlamentari e noi abbiamo il dovere di fare le domande a nome dei cittadini”.
Sono già all’opra le 2 Commissioni Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura: la Commissione “Produzione” (15 membri) e la Commissione “Promozione” (12 membri). Dovranno vagliare centinaia e centinaia di film e progetti
Intanto si segnala che sono all’opra presso la sede della Direzione Cinema e Audiovisivo (guidata da Nicola Borrelli) a Santa Croce in Gerusalemme le 2 “commissioni ministeriali” previste dalla Legge di Bilancio dell’anno scorso, che ha riformato una specifica previsione della Franceschini (la n. 220 del 2016): se prima era operativa 1 commissione soltanto (formata da 15 membri), l’allora Ministro Gennaro Sangiuliano (Fratelli d’Italia) ha deciso a fine dicembre del 2013 che divenissero due, una focalizzata sulla “produzione” ed una sulla “promozione”.
Introducendo peraltro una commendevole innovazione, ovvero che il lavoro dei “commissari” – che è veramente gravoso (si tratta di leggere centinaia e centinaia di progetti e sceneggiature e proposte…) – non fosse più, come avveniva prima, “senza oneri per l’Amministrazione”: da quest’anno, i Commissari avranno una sorta di compenso / rimborso spese, un emolumento di circa 15.000 euro l’anno.
La Commissione “Produzione” può infatti beneficiare di un budget complessivo di 500mila, per le proprie spese di funzionamento, a fronte dei 200mila euro della Commissione “Promozione”.
Si ricordi che l’ex Ministro ha molto tardato – incomprensibilmente – nella nomina delle Commissioni, e non ha accolto le proposte di attivare una procedura trasparente, con almeno l’invito a presentare le candidature, come aveva invece fatto il suo predecessore Dario Franceschini.
E, quindi, in extremis, il giorno stesso delle sue dimissioni, il 6 settembre 2024 (giornata clou del “caso Boccia”), Gennaro Sangiuliano aveva firmato il decreto di nomina della Commissione “Produzione”, che è però stato bloccato dal suo successore Alessandro Giuli, il quale ha apposto la propria firma il 23 settembre sul decreto di nomina della Commissione detta anche “Art. 26” (facendo riferimento all’articolo specifico della Legge Franceschini) e poi l’8 ottobre per la “Commissione Promozione” detta anche “Art. 27”.
I due decreti sono stati pubblicati – dopo la benedizione degli “organi di controllo” (Corte dei Conti) – rispettivamente il 22 ottobre ed il 30 ottobre. I 27 esperti durano in carica 2 anni.
IsICult e “Key4biz” hanno già ben segnalato – in diversi articoli – la composizione delle 2 commissioni, formate rispettivamente da 15 membri per la “Produzione” e da 12 membri per la “Promozione”: si rimanda a “Key4biz” del 24 settembre 2024, “Il ministro Giuli nomina una delle due Commissioni esperti Cinema e Audiovisivo. ‘Vermiglio’ batte ‘Parthenope’ per gli Oscar”, e quindi del 10 ottobre 2024, “Mic, nominati i 12 della seconda Commissione Esperti per la promozione di festival, rassegne, premi”…
Cooptazioni totalmente discrezionali: atti autocratici del Ministro, solo e soltanto “intuitu personae”
La definizione della quantità di membri ed il funzionamento delle commissioni sono atti “autocratici” del Ministro, dato che la Legge di Bilancio 2024 gli aveva concesso totale “carta bianca”.
Si tratta quindi di cooptazioni totalmente discrezionali, e non a caso nei due decreti non vi è alcun riferimento ai criteri utilizzati nella selezione: tutto e soltanto “intuitu personae”, al di là di vaghe e come sempre generiche indicazioni sui pre-requisiti (di professionalità e onorabilità). La Legge Franceschini prevede: “personalità di comprovata qualificazione professionale nel settore”. Nei due decreti ministeriali, viene utilizzata la formula “indicati”, ovvero esperti scelti dal Ministro.
È interessante osservare che il decreto di nomina della “Commissione Produzione” da parte di Gennaro Sangiuliano è stato bloccato in modalità “last minute” – come abbiamo segnalato – poche ore prima delle sue dimissioni, ma non è stato invece bloccato il decreto che lo accompagnava, ovvero il regolamento di funzionamento delle commissioni.
Anche nel decreto che reca la data del 23 settembre 2024 (quello a firma Alessandro Giuli), il decreto n. 282, intitolato “Nomina dei quindici esperti per la selezione dei progetti e per la concessione di contributi di cui all’articolo 26 della legge 14 novembre 2016, n. 220”, viene usata la formula “sono indicati” i 15 esperti.
“Indicati” è un eufemismo per “designati” (in assoluta e totale discrezionalità).
Il decreto Sangiuliano firmato il 6 settembre, intitolato “Disposizioni applicative in materia di costituzione e funzionamento della commissione degli esperti” ex art. 26 (i membri sono quantificati in 15), recita all’articolo 1 comma 1: “La commissione di esperti, di cui all’art. 26, comma 2, della legge n. 220 del 2016, nominati con decreto della Ministro della Cultura, nel rispetto dell’equilibrio di genere, è composta da 15 esperti altamente qualificati e di comprovata esperienza nel settore della produzione cinematografica ed audiovisiva, scelti tra professori universitari, giuristi, giornalisti, critici cinematografici, registi, produttori cinematografici, studiosi, autori ed esperti in materia di produzione cinematografica ed audiovisiva anche con riferimento ai relativi aspetti finanziari”.
A distanza di qualche settimana, il successore Giuli ha firmato, il 2 ottobre 2024, un decreto speculare (anzi “fotocopia”), con testo sostanzialmente identico (ovvero “Disposizioni applicative…”, la Commissione ex art. 27): “(…) composta da 12 esperti altamente qualificati e di comprovata esperienza nel settore della promozione cinematografica ed audiovisiva, scelti tra professori universitari, giuristi, giornalisti, critici cinematografici, registi, produttori cinematografici, studiosi, autori ed esperti in materia di promozione cinematografica ed audiovisiva anche con riferimento ai relativi aspetti finanziari” (i due paragrafi sono identici, fatta salva la parola “produzione” nel decreto del 6 settembre e “promozione” nel decreto del 2 ottobre).
La valutazione della “alta qualificazione” e di “comprovata esperienza” resta formula piuttosto generica, se non si definisce… “chi” e… “come” vengono valutati i due requisiti. A dir la verità il “chi” è semplice: il Principe di turno, in questo caso il Ministro pro tempore.
Le due Commissioni si sono insediate ed i lavori sono stati avviati: centinaia e centinaia di pratiche da valutare, film e iniziative e progetti
Alcuni osservatori hanno notato che forse non proprio tutti i 27 commissari (i 15 della Commissione “Produzione” ed i 12 della Commissione “Promozione”) sembrano rispondere esattamente ad uno dei due succitati pre-requisiti, ovvero quello – per quanto generico – di una “comprovata esperienza” nel settore…
Il deficit di trasparenza è assoluto, considerando che il Ministro non ha deciso di prevedere la pubblicazione dei curricula di ogni soggetto “indicato” (cooptato).
In sostanza, un livello di (non) trasparenza peggiore di quello che ha caratterizzato la (pseudo) elezioni dei membri del Consiglio di Amministrazione Rai, in evidente violazione di quanto previsto dall’ “Europea Media Freedom Act” (noto come “Emfa”): ma, almeno, in quel caso almeno l’alibi di un “invito” a presentare le candidature c’è stato, ed i curricula sono stati pubblicati. Il resto è avvenuto nelle segrete stanze della partitocrazia…
Sono subito emersi i prevedibili latenti rischi di “incompatibilità” nelle nuove Commissioni Cinema e Audiovisivo del Mic.
Qui la questione assume caratteristiche paradossali quanto delicate: i due decreti omologhi sul “funzionamento” delle 2 commissioni recitano a chiare lettere le regole relative alla “incompatibilità”:
Articolo 2 (Incompatibilità”)
« Gli esperti, all’atto del loro insediamento, dichiarano, ai sensi della legge n. 190 del 2012, di non versare in situazioni di incompatibilità con la carica ricoperta, e inoltre:
a. di non avere in corso procedimenti penali né procedimenti civili o amministrativi per fatti commessi in danno della Pubblica Amministrazione, di non avere rapporti economici di dipendenza o di collaborazione con enti o soggetti riconducibili all’oggetto di esame da parte della commissione;
b. di non beneficiare, per tutta la durata dell’incarico, in proprio o come presidenti, consiglieri di amministrazione o amministratori di enti o società ovvero quali soci, di contributi erogati ai sensi degli artt. 26 e 27 della legge n. 220 del 2016. »
Or bene, una pur sommaria analisi dei percorsi professionali e delle attività dei 27 membri delle due commissioni provoca evidenti dubbi: per esempio, nella Commissione “Promozione”, siedono 2 produttori, Riccardo Tozzi e Tilde Corsi, titolari di due apprezzate società di produzione cine-audiovisiva, che hanno il naturale interesse che le loro opere circolino in festival cinematografici, ovvero manifestazioni che loro stessi sono chiamati dal Ministro a valutare come qualità e conseguente sovvenzionamento pubblico; sia Tozzi che Corsi sono anche esponenti della maggiore “lobby” del settore, qual è l’Anica, che anch’essa sottopone al Ministero e quindi alla Commissione proposte progettuali per iniziative di promozione… Vito Zagarrio è, a sua volta, uno stimato docente universitario, ma anche esponente dell’Università Roma Tre, la quale anch’essa partecipa ai bandi del Ministero per iniziative festivaliere e convegnistiche… E, sul fronte della Commissione “Produzione”, un decano della critica cinematografica come Paolo Mereghetti come finirà per recensire un’opera che è stata realizzata anche grazie al positivo suo giudizio nella fase progettuale?! E nella stessa Commissione “Produzione” siede anche una nota organizzatrice culturale qual è Ginella Vocca (fondatrice del MedFilm Festival, che inizia oggi a Roma la sua edizione n° 30): nella sua manifestazione sceglierà un titolo alla cui produzione ha contribuito nella fase genetica?
La questione è delicata e controversa: il caso di Francesco Ranieri Martinotti (presidente dell’Anac) nel Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo (Csca), sostituito ieri da Mario Mazzetti (dirigente dell’Agis Anec)
Che si tratti di problematiche non marginali è confermato dal caso emblematico di Francesco Ranieri Martinotti, Presidente della storica Associazione Nazionale Autori Cinematografici (Anac), il quale, subito dopo la nomina (anche in quel caso, “cooptazione” da parte del Ministro) nel massimo organo di consulenza del dicastero, qual è il Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo (Csca), ha chiesto al consesso (formato da 12 membri) di valutare la questione di un suo eventuale potenziale “conflitto di interessi”.
Si noti che il Csca non agisce direttamente su film e progetti, ma ha un ruolo più alto di “politica culturale”, per esempio nell’esprimere un parere sulla “ripartizione” della dotazione annua del Fondo Cinema e Audiovisivo, ovvero 700 milioni di euro (budget del 2023 confermato allo stesso livello nel 2024).
La Direzione Cinema e Audiovisivo ha quindi chiesto un parere al Gabinetto (allora guidato da Francesco Giulioli, rimosso – per sopravvenuta “mancanza di rapporto fiduciario” dal Ministro Giuli il 10 ottobre scorso), che ha trasmesso una valutazione firmata dal Capo dell’Ufficio Legislativo Donato Luciano (confermato nell’incarico il 20 ottobre dallo stesso Ministro) il quale ha ricordato che effettivamente i membri del Csca, in quanto “personalità” del settore cine-audiovisivo, potevano entrare in conflitto di interesse: “è altamente probabile che gli stessi ben potrebbero operare fattivamente nel mondo del cinema e audiovisivo e trovarsi a ricoprire, a vario titolo, ruoli in imprese cinematografiche, ossia potenziali destinatarie dei contributi selettivi di cui agli artt. 26 e 27” (nota bene: si tratta giustappunto dei contributi assegnati dalle succitate Commissioni “Produzione” e “Promozione”).
Scriveva il 25 luglio 2024, il Consigliere Donato Luciano, nel parere indirizzato alla Dgca ed al Csca: “Inoltre, seppur il Consiglio Superiore non sembrerebbe avere competenze dirette e operative sull’assegnazione dei contributi ministeriali, è opportuno far notare come tra le competenze ad esso ascrivibili, in qualità di organo consultivo del Mic, vi è la predisposizione di indirizzi e criteri relativi in merito alla destinazione delle risorse pubbliche per il sostegno delle attività cinematografiche e dell’audiovisivo, nonché in merito ai criteri di ripartizione delle risorse tra i diversi settore di attività e alle condizioni necessarie per la concessione dei contributi finanziari. Dunque, è astrattamente configurabile una opportunità in capo ai membri del Consiglio Superiore di poter indirizzare l’orientamento del Ministero a vantaggio dei settori in cui questi risultano essere parte e incidere, in via indiretta, sull’assegnazione dei contributi ministeriali. A ciò si aggiunga che ai sensi dell’art. 26, comma 4, si rimanda ad un successivo Decreto ministeriale la definizione delle modalità applicative del medesimo articolo 26; modalità che andranno approvate previo parere anche dello stesso Consiglio Superiore, che, anche in questa sede, potrebbe suggerire disposizioni a vantaggio delle imprese di cui, a vario titolo, i suoi membri potrebbero essere parte”.
E concludeva: “Pertanto, laddove i consiglieri volessero presentare domanda per i contributi di cui agli artt. 26 e 27, dovranno rinunciare al proprio ruolo rassegnando le dimissioni”.
Peraltro, a quanto è dato sapere (si segnala che i verbali del Csca, per ragioni ignote, non vengono resi di pubblico dominio), il Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo – presieduto dall’avvocatessa Francesca Assumma – non si è espresso sulle bozze dei decreti relativi al “funzionamento” delle Commissioni Cinema e Audiovisivo…
Rischi di conflitti di interessi? Opportune le “dimissioni” o bastano le “astensioni”?!
E – si noti bene – si tratta, nel caso del Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo, di un organismo che può semmai influenzare la “ripartizione” del Fondo Cinema e Audiovisivo a livello “macro”, nei vari settori della “filiera” cinema e audiovisivo: per esempio, assegnare più risorse pubbliche ai “contributi selettivi” piuttosto che al “credito d’imposta”, valutare come necessario assegnare più risorse ai festival piuttosto che alla promozione internazionale…
Mutatis mutandis, la questione si ripropone nel caso della Commissione “Produzione” e della Commissione “Promozione”.
E la questione assume ulteriore attualità, considerando che è stato pubblicato proprio ieri 7 novembre un decreto a firma del Ministro Alessandro Giuli, il quale, prendendo atto delle dimissioni di Francesco Ranieri Martinotti (Presidente Anac) e quindi in latente “conflitto d’interessi” (vedi supra), ha deciso di cooptare (“indicare”) un noto dirigente dell’Agis (Associazione Generale Italiana dello Spettacolo), nel cui seno opera l’Anec ovvero l’associazione degli esercenti cinematografici…
Se la questione si poneva per Francesco Ranieri Martinotti (dixit il Consigliere Luciano), speculare si pone per Mario Mazzetti, dato che l’Anac ha naturale interesse a stimolare il Ministro a dedicare maggiore attenzione all’esercizio cinematografico… E la stessa Anac è beneficiaria di contributi per la promozione, assegnati dalla Commissione di cui all’articolo 27 della “Legge Franceschini”…
È vero che i due decreti sul funzionamento delle commissioni prevedono anche uno specifico comma (Art. 2 co. 2), che recita: “All’inizio di ogni seduta di valutazione, gli esperti devono dichiarare l’inesistenza di eventuali rapporti economici di dipendenza o di collaborazione in relazione a soggetti, progetti ed attività oggetto di esame da parte della Commissione. In presenza di rapporti economici di dipendenza o di collaborazione in relazione a soggetti, progetti ed attività oggetto di esame, gli esperti sono tenuti ad astenersi”.
Quindi: nel caso del Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo, il Ministero della Cultura ritiene opportune le… “dimissioni”, a fronte di potenziali conflitti d’interesse, mentre nel caso delle Commissioni Cinema e Audiovisivo sarebbe sufficiente la… “astensione”, in occasione della specifica seduta di valutazione dei progetti?!
Qual è la “ratio”?!
E comunque… due pesi e due misure?!
A proposito di “contraddizioni” infra-Mic… per quale ragione i membri delle Commissioni Cinema e Audiovisivo sono (giustamente!) remunerati per la loro attività ed invece i membri del Consiglio Superiore Cinema e Audiovisivo debbono lavorare gratuitamente?!
Sembra – quella prevista dai decreti di “funzionamento” delle Commissioni (quanto previsto dal comma 2 dell’articolo 2 dei decreti di funzionamento) – una sorta di “foglia di fico”: è evidente che, anche se non esprimono “occasionalmente” (in quella precisa contingenza) il proprio voto, i consiglieri operano in un consesso nel quale è ardua intrapresa non mostrarsi favorevole, anche soltanto a livello di orientamento (e di naturale sensibilizzazione dei colleghi), verso una iniziativa proposta al Ministero da una specifica impresa o da uno specifico ente per il quale si lavora (o di cui si è dirigenti, se non soci, o con il quale si è in intensi rapporti relazionali)…
Per cercare di arginare questo rischio, pare siano in cantiere soluzioni… rigide, ai limiti del paradosso.
Si ha notizia che, onde evitare la riproduzione di dinamiche come quelle controverse del “caso Boccia” (chi ha sostenuto le spese delle sue attività prima della prospettata nomina – a titolo gratuito – a consigliere del Ministro?!), sia stato richiesto ai membri della Commissione Promozione di astenersi dal frequentare… festival!
Qui siamo al paradosso, perché è evidente che i commissari chiamati a valutare le manifestazioni hanno il diritto di andare a toccare con mano le iniziative – ovviamente a campione –, come è sempre naturalmente avvenuto in passato… Ora, sembra che verrebbe richiesto loro di andarci, se proprio necessario, a proprie spese, e non “approfittando” della prevedibile ospitalità degli organizzatori delle kermesse…
La questione della composizione e del funzionamento di queste commissioni ministeriali è complessa: quale la possibile soluzione?!
Prevedere delle commissioni formate da persone sì professionalmente e tecnicamente qualificate, ma che siano lontane anni-luce da interessi diretti ed indiretti con le attività che vanno a valutare, con un criterio temporale di breve durata, per esempio con ricambio semestrale dei membri. In questo modo, sarebbe impossibile l’uso ed abuso di posizioni di rendita, ovvero del rischio di approfittare di una esperienza storica e del capitale relazionale maturato nel lavorio in commissione…
Selezione dei membri delle Commissioni Cinema e Audiovisivo: sarebbe stato semplice rendere pubblica, trasparente e meritocratica la procedura, riducendo la discrezionalità assoluta del Ministro
Se l’ex Ministro Gennaro Sangiuliano avesse colto le proposte che l’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult ha manifestato tante volte sulle colonne di questo quotidiano online (basti leggere, tra i tanti interventi, quel che scrivevamo su “Key4biz” del 13 maggio 2024, “Associazioni degli autori cinematografici e audiovisivi sollecitano al Mic la formazione delle nuove ‘commissioni esperti’”), rispetto ai criteri di nomina dei membri delle Commissioni (e tempo ne ha avuto il Ministro, perché poteva attivarsi fin dal gennaio 2024, mentre ha nominato il Consiglio Superiore soltanto ad aprile, e stava apponendo la sua firma sulla prima delle due Commissioni soltanto ad inizio settembre), il dibattito sarebbe stato aperto, plurale, dialettico, democratico… con il naturale coinvolgimento di tutti gli interessati…
L’ex Ministro e comunque il suo successore avrebbero potuto:
(1.) prevedere un avviso pubblico di invito alla presentazione delle canditure dei membri delle Commissioni, magari chiedendo ad ognuno anche una dichiarazione di intenti;
(2.) rendere di pubblico dominio i curricula dei candidati e le dichiarazioni “motivazionali”;
(3.) definire pubblicamente i criteri di selezione (in parte tecnici ed in parte inevitabilmente fiduciari);
(4.) procedere con la massima pubblicità nelle varie fasi della procedura…
Già soltanto questa semplice innovazione procedurale – in termini di trasparenza e di metodo (e di pubblico dibattito) – avrebbe determinato la riduzione delle nebbie che si sono venute a determinare ed i vari “interrogativi” scaturiti, ed avrebbe ridotto – in prospettiva – anche quel rischio di conflitti di interessi e l’emersione inevitabile di inopportunità come latenti e potenziali… Sapendo, prima della selezione, chi sono i candidati la stessa comunità professionale del settore può esprimersi in libere valutazioni. “Ex post”, a poco servono le critiche ed il dissenso: il decreto è già firmato!
Questa “metodologia” potrebbe essere seguita anche rispetto alle nomine nelle società controllate dallo Stato nel settore, da Ales spa a Cinecittà spa, questione non meno delicata di “politica culturale”.
In questo senso, il successore di Sangiuliano avrebbe potuto dimostrare una volontà di innovazione ed ha invece seguito esattamente il percorso – non trasparente e non meritocratico – adottato dal suo predecessore.
Comprendiamo quella linea di “continuità” evocata esplicitamente dallo stesso Alessandro Giuli, ma questa sarebbe stata una innovazione assolutamente semplice, eppur sintomatica della volontà di superare le nebbie del passato…
Torneremo presto su questi temi.
Nota: i 27 “saggi” delle 2 Commissioni Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura
Estrapoliamo dagli articoli su “Key4biz” del 24 settembre 2024 e del 10 ottobre 2024, i nomi e telegrafiche descrizione dei 27 membri delle Commissioni Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura (i commissari sono indicati in ordine alfabetico per cognome):
COMMISSIONE “PRODUZIONE” MIC DGCA (12 consiglieri)
Competenza: Art. 26 della “Legge Franceschini”
Valerio Caprara
(critico del quotidiano “Il Mattino”, uno dei decani della critica cinematografica italiana)
Tiziana Carpinteri
(avvocato specializzato in diritto cinematografico)
Giacomo Ciammaglichella
(avvocato specializzato in diritto cinematografico, partner dello Studio Massaro-Ciammaglichella)
Benedetta Cicogna
Pasqualino Damiani
(docente universitario, insegna “Sceneggiatura” a Roma Tre)
Selma Jean Dell’Olio
(regista e sceneggiatrice)
Benedetta Fiorini
(ex deputata XVIII legislatura, Lega Salvini, già collega della Sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni)
Massimo Galimberti
(consulente editoriale e “story editor” per progetti cine-audiovisivo)
Giorgio Gandola
(giornalista, già direttore dal 2011 al 2016 del quotidiano “L’Eco di Bergamo”)
Mariarosa Cristina Beatrice Mancuso
(critica cinematografica e letteraria del quotidiano “il Foglio”)
Pier Luigi Manieri
(organizzatore culturale)
Fabio Melelli
(storico del cinema, docente di cinema italiano all’Università per Stranieri di Perugia)
Paolo Guido Carlo Mereghetti
(anche lui decano della critica cinematografica, autore dell’omonimo “Dizionario dei Film”)
Ginella Vocca
(organizzatrice culturale, fondatrice dello storico MedFilm Festival)
Stefano Zecchi
(filosofo, saggista, Presidente dell’Accademia Internazionale di Scienza della Bellezza)
COMMISSIONE “PROMOZIONE” MIC DGCA (12 consiglieri)
Competenza: Art. 27 della Legge Franceschini
Fortunato Cerlino
(attore, noto soprattutto per il ruolo di Pietro Savastano in “Gomorra – La Serie”)
Lavinia Consolato
(scrittrice, giornalista e critica culturale italiana)
Tilde Corsi
(produttrice, titolare della R&C Cinematografica, già Vice Presidente dell’Anica)
Silvia Iannuzzi
(attualmente addetta stampa e comunicazione dell’Anart – Associazione Nazionale Autori Radiotelevisivi)
Guia Loffredo
(avvocato specializzato nel settore cine-audiovisivo e produttrice creativa)
Luigi Marzullo (classe 1953)
(giornalista Rai da sempre nel settore spettacolo, ma anche autore di libri, conduttore di storici programmi)
Franco Matteucci
(già dirigente Rai di lungo corso; ha pubblicato oltre dieci romanzi)
Gianfranco Rinaldi
(avvocato specializzato nel settore cine-audiovisivo, della televisione e dello spettacolo, già Coordinatore della precedente Commissione dei “15 saggi” ovvero gli esperti del Ministero)
Rossana Rummo
(dirigente pubblica di lungo corso; già a capo del Dipartimento dello Spettacolo; Dg Cinema; Dg degli Archivi; Dg Biblioteche; infine Consigliere della Corte dei Conti)
Raffaella Salamina
(giornalista specializzata in cinema e spettacolo; direttrice del magazine on line “Il Giornale Off”)
Riccardo Tozzi
(fondatore e Presidente della Cattleya dell’Itv Group; già Presidente dell’Anica da 2011 al 2016)
Vito Zagarrio
(regista, storico del cinema e critico; già professore ordinario di Cinema e Televisione presso l’Università di Roma 3)
[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale”. ]
(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz” (ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale).