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Allarme Disney: è davvero la fine della Marvel?

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I problemi per l’universo Marvel, come ha ben ricapitolato un articolo di Variety, sono tanti, troppi. Uno dei più grossi è legato al “cattivo” della nuova serie, Kang, interpretato da Jonathan Majors, ora a processo (che si preannuncia seguitissimo) per violenza domestica.

Rubrica settimanale SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui..

Non si può stare un attimo tranquilli: avevamo appena finito di leggere i peana sulle strategia multipiattaforma dei big dello streaming tv, che attaccandoci su tutti i fronti – film, serie tv, contenuti per i social e via discorrendo – non ci lasciavano altra scelta: abbracciare le grandi IP, ossia le proprietà intellettuali dei più noti franchise. Da Star Wars all’MCU, l’universo Marvel, sembrava avessero vinto loro, e che la Disney si fosse guadagnata una formula sicura per il successo per gli anni a venire. E invece.

L’ultimo prodotto legato a Guerre Stellari aveva come protagonista uno dei personaggi più amati dell’«universo esteso» (ossia quello che non è mai comparso nelle tre trilogie ma che è comunque considerato canonico perché apparso su altri canali ufficiali: in questo caso, i cartoni animati di Star Wars: Clone Wars e Star Wars: Rebels, più una fugace apparizione in The Mandalorian). Eppure Ahsoka, che malgrado una quantità non disprezzabile di spettatori, ha deluso un po’ tutti, dalla critica a – questo è un fatto nuovo – il pubblico: al momento la serie che vede Rosario Dawson nei panni dell’ex jedi ha un misero 4,8 su Metacritic per quanto riguarda i voti degli utenti, contro il 7,8 della seconda stagione di The Mandalorian.

Tutti i problemi, da Guerre Stellari alla “fase cinque”

Un passo falso capita a tutti, si potrebbe dire. Ma la sensazione – e non solo quella – è che ci sia di più, e che la crisi sia appena incominciata. Anche la terza stagione di The Mandalorian aveva avuto pessimi voti, ma perlopiù si era spiegato questo flop con il sessismo che da sempre ammorba l’utenza (in grande maggioranza maschile) di questi prodotti, considerando come il mandaloriano di Pedro Pascal sia quasi diventato un comprimario di Bo-Katan Kryze, per molti la vera protagonista degli ultimi episodi. Ma se due indizi non fanno una prova, il terzo è bello grosso, anzi, lo è molto più dei primi due; ed è un chiaro segnale che i gusti stanno cambiando. Si chiama Marvel.

La famosa fase 5 dell’MCU ha iniziato come peggio non si poteva. Ant-man: Quantumania è stato un flop di proporzioni impreviste, e i prodotti arrivati subito dopo non se la passano meglio. Secret Invasion – con la sua lista di stelle, non solo Samuel L. Jackson ma anche Emilia Clarke, Dermot Mulroney, Don Cheadle e perfino Olivia Colman – è andata male. Rimane Loki, che è considerata la punta di diamante “d’autore” (virgolette d’obbligo) dei supereroi, intesi come genere, tanto che il produttore esecutivo della serie ha sfidato nientemeno che Martin Scorsese – noto detrattore dei giocattoloni Marvel – a non considerarla vero cinema. Eppure i dati sui minuti complessivi di visione del primo episodio della seconda stagione, 446 milioni nei primi tre giorni, sono ben più bassi dell’omologo della prima, che era arrivato a 731 milioni. Un calo del 39%, che sicuramente trova una parziale scusante nell’effetto-Covid ormai finito da tempo ma che è un altro sintomo di una malattia in corso.

Attori violenti ed esperimenti andati male

I problemi per l’universo Marvel, come ha ben ricapitolato un articolo di Variety, sono tanti, troppi. Uno dei più grossi è legato al “cattivo” della nuova serie, Kang, interpretato da Jonathan Majors, ora a processo (che si preannuncia seguitissimo) per violenza domestica. Si è parlato di cambiare l’interprete, di ridurre il rilievo del personaggio, ma non è facile, soprattutto perché, se gli sceneggiatori sono tornati a lavorare dopo lo sciopero degli scorsi mesi (paralizzando comunque l’offerta di nuovi prodotti audiovisivi per parecchio tempo), gli attori no. Tra parentesi, proprio la Disney è stata considerata il vero “cattivo” di tutta la storia, ben poco sensibile alle richieste degli scioperanti quando addirittura non apertamente sprezzante, come hanno mostrato le dichiarazioni di Bob Iger.

Ma è solo l’inizio. Il prossimo film del franchise, The Marvels, ha proiezioni d’apertura da far tremare gli executive della Disney, al pari di altri flop che però erano stati considerati quasi casuali – in quanto più sperimentali, anche come diversity del cast, e quindi già rischiosi di loro – come The Eternals e Shang-Chi e la leggenda dei dieci Anelli. Non hanno aiutato riprese tumultuose a dir poco, con la giovanissima regista, Nia DaCosta, molto applaudita per il suo Little Woods, che ha cominciato a girare un altro film, Hedda, con The Marvels ancora in post-produzione. Su un altro versante, gli effetti speciali di Quantumania sono stati considerati così scadenti (con budget, va ricordato, sempre altissimi) che hanno portato al licenziamento della responsabile.

Trame troppe complicate: la soluzione è tornare all’antico?

Ma il problema è probabilmente a monte. Le trame dell’universo Marvel sono diventate sempre più complesse e intricate, e per capire che cosa sta succedendo non basta guardare uno o due film o altrettante serie: bisogna vedere tutto ciò che è a firma Marvel. Compresi generi che magari non sono apprezzati, e con l’obbligo di essere abbonati a Disney Plus, che da poco ha ritoccato verso l’alto il suo canone mensile (a questo proposito, su SOSTariffe.it si possono mettere a confronto le offerte per i principali fornitori di streaming, anche per chi cerca offerte a pacchetto ad esempio con gli operatori di telefonia). Insomma: una fatica. È normale che ci sia disaffezione, e forse anche il clima umoristico e giocoso di questi film viene sempre più percepito come stonato con tutti i problemi che ha il mondo in questo periodo (Rivista Studio, con un po’ di ottimismo, ha parlato proprio di fuga dall’escapismo). Il problema però rimane, e per Disney è grosso: come ha rimarcato un analista, se vai incontro a un flop o due, tutti gli altri devono essere home-run, non buoni successi. Si deve sbancare il botteghino, altrimenti sono guai.

E allora che si fa? Secondo alcuni, la strada da seguire è la stessa in cui si rifugerebbe una squadra di Serie A in crisi di risultati: richiamare il vecchio allenatore, o ancora meglio il giocatore-bandiera. Ossia, in questo caso, i “primi” Avengers, tra cui l’amatissimo Tony Stark di Robert Downey Jr. e la Vedova Nera di Scarlett Johansson, che potrebbero essere resuscitati (nulla di strano, si parla pur sempre di fumetti) per un nuovo film dopo Endgame. Bisognerà prima convincere le stesse star, che ha più riprese hanno ribadito di aver detto basta ai film di supereroi. E anche con un sì, costerà: Downey Jr., per Iron Man 3, si era portato a cassa 25 milioni di dollari.

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