Le lungaggini burocratiche per la realizzazione delle nuove reti in fibra e 5G fanno a pugni con gli stringenti obiettivi fissati dal Piano Italia a 1 Giga e Italia 5G, che fissano al 2026 la copertura del Paese. Un target anche più ambizioso di quello fissato dalla Commissione Ue nel Digital Compass, che fissa al 2030 il raggiungimento del medesimo obiettivo di copertura a 1 Giga di tutta l’area Ue. Ma il rischio per l’Italia c’è, e in ballo ci sono 5,7 miliardi di euro di fondi del Pnrr delle gare per la fibra nelle aree grigie e per il 5G nelle aree rurali, che dovranno essere chiuse entro giugno. a quanto emerge dal report realizzato da I-Com in collaborazione con WindTre che sarà presentato oggi alle 17,00.
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Il report fra semplificazioni mancate e ostacoli sul territorio
Potenziare lo strumento della Conferenza dei servizi, estendere la semplificazione burocratica, garantire la pianificazione degli interventi sul territorio, favorire il dialogo e l’interlocuzione diretta tra le imprese e gli Enti amministrativi. Sono queste le principali proposte emerse dallo studio “Semplificando si innova (e si cresce). L’impatto dei decreti e scenari futuri per le tlc”, realizzato da I-Com, Istituto Italiano per la Competitività, e presentato nel corso del primo incontro del format Futur#Lab, un Laboratorio sull’innovazione, progettato dal think tank diretto dall’economista Stefano da Empoli, realizzato in collaborazione con WINDTRE.
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Decreti Semplificazioni non funzionano
La piena realizzazione della transizione digitale esige l’ampia disponibilità di infrastrutture fisse e mobili altamente performanti. Al fine di accelerare lo sviluppo infrastrutturale, il Governo è intervenuto nell’ultimo biennio con i Decreti Semplificazione 2020 e 2021 e con il D.Lgs. n. 207/2021, con il quale è stata recepita la direttiva comunitaria che istituisce il Codice europeo delle comunicazioni elettroniche, con l’obiettivo di introdurre strumenti di semplificazione normativa in grado di agevolare il dispiegamento delle reti di ultima generazione. Uno sforzo riconosciuto dall’industry, ma che al momento non sta producendo gli effetti sperati.
Decreti rallentano le procedure
In particolare, evidenzia lo studio I-Com, nonostante la validità, quantomeno sul piano teorico, delle scelte normative adottate, la fase applicativa dei decreti si sta rivelando più complessa delle previsioni determinando, in molti casi, addirittura un rallentamento delle procedure. L’analisi compiuta ha evidenziato infatti come, rispetto alle 15 innovazioni principali del quadro normativo oggetto di analisi, tra rete fissa e mobile, ben 9 presentino delle criticità. Nel dettaglio, più della metà dei provvedimenti relativi all’infrastrutturazione di rete fissa, 5 su 9, e ben 4 su 6 per quella mobile, presentano delle problematiche ancora irrisolte. Si tratta, a titolo esemplificativo, di mancata adozione dei pareri definitivi richiesti, frequenti e diffuse violazioni dei termini normativamente previsti per il rilascio di nulla osta, pareri ed autorizzazioni, omissioni nella convocazione delle Conferenze di servizi e carenze partecipative, forti ritardi nell’adozione delle ordinanze dichiarative del silenzio assenso, nonché l’ingiustificata ed illegittima applicazione, in contrasto al divieto normativo vigente, di oneri ulteriori a carico degli operatori.
Anche il nuovo Golden Power preoccupa
Un ulteriore elemento di complessità e preoccupazione è rappresentato dalla nuova disciplina del Golden Power, approvata lo scorso 21 marzo con il D.L. 21/2022, che impone l’obbligo di notificare al Governo le operazioni, in particolare quelle legate ai rapporti con i fornitori e a eventuali acquisizioni. Si tratta di un intervento legislativo introdotto senza un confronto preliminare con il settore e che presenta elementi potenzialmente molto onerosi per gli operatori, con il risultato di determinare ulteriori vincoli e ritardi per lo sviluppo delle reti. Il decreto introduce disposizioni che, sebbene ispirate alla volontà di garantire elevati standard di sicurezza a tutela degli interessi essenziali della difesa e della sicurezza nazionale, comportano obblighi di pianificazione stringenti a carico delle aziende, alle quali è richiesta la previa valutazione, non sempre possibile con largo anticipo. Il dispositivo disegna una procedura di valutazione che si presenta certamente poco agile e con degli elementi di rigidità, come ad esempio la possibilità di presentare modifiche solo con cadenza quadrimestrale, che rischiano di non riuscire a garantire una risposta efficace alle esigenze degli operatori e dunque di rallentare ulteriormente lo sviluppo delle infrastrutture.
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Imporre a livello locale l’osservanza della disciplina nazionale
Nonostante le forti criticità esistenti, gli interventi normativi presentano cionondimeno enormi potenzialità se applicati correttamente: il primo tema da affrontare e risolvere è quello di garantire, anche mediante il ricorso a strumenti di maggior responsabilizzazione, l’osservanza e la corretta applicazione a livello locale della disciplina nazionale.
Garantire agli operatori l’accesso ai catasti elettromagnetici regionali
Sarebbe certamente utile l’avvio di un’interlocuzione diretta e strutturata tra il mondo delle imprese e gli Enti amministrativi e prevedere, per il segmento mobile, l’accesso per gli operatori ai catasti elettromagnetici regionali (previsti dalla legge 36/2001 ma non ancora ultimati in tutte le regioni), che consentirebbe loro di conoscere in anticipo dove lo spazio elettromagnetico è già saturo o quasi saturo e dunque presentare solo autorizzazioni che hanno ‘by design’ le caratteristiche per essere approvate.
Conferenza dei servizi e silenzio assenso
Guardando, invece, all’istituto della Conferenza dei servizi, alla formazione del silenzio assenso decorsi 90 giorni e all’adozione di un provvedimento dichiarativo del medesimo, sarebbe probabilmente utile prevedere espressamente, mediante una modifica normativa, la necessità che siano coinvolti gli enti che al momento non vi partecipano, in particolare Enav, Enac e Genio Civile, nonché prevedere una maggiore responsabilizzazione dei dirigenti comunali nell’avviare le Conferenze dei Servizi e nell’adottare i provvedimenti dichiarativi del silenzio assenso.
Esempi da seguire
D’altro canto, è stato osservato che quando le Conferenze vengono convocate a livello regionale o con un comune capofila che coinvolge gli altri, si rileva un effettivo beneficio in termini di riduzione dei tempi e rispetto dei provvedimenti. Gli esempi citati, in tal senso, sono quelli della Regione Sardegna, per la digitalizzazione dei processi, e del Comune di Bologna per la predisposizione di un team dedicato e specializzato sull’ambito della telefonia mobile che garantisce il rispetto dei tempi previsti dalla normativa.
Cittadini e comuni troppo spesso contro le reti
Sebbene lo sviluppo delle reti sia, quindi, un fattore abilitante decisivo per la trasformazione digitale, l’evoluzione infrastrutturale del nostro Paese è stata lungamente caratterizzata dall’opposizione non solo di una parte della cittadinanza, che seppur a fasi e con intensità diverse ha in numerose occasioni rifiutato le installazioni sulla base di presunti – e ad oggi indimostrati – timori legati alla salute, ma anche, a volte, delle stesse amministrazioni locali che, se da un lato hanno esortato gli operatori a sviluppare le reti in quanto fattori abilitanti lo sviluppo industriale, turistico e sanitario, dall’altro hanno di fatto rallentato lo sviluppo di nuove reti, per ragioni legate a scarsa consapevolezza e conoscenza della materia, ad esigenze di conservazione del consenso politico o all’intenzione di massimizzare l’utilizzo delle infrastrutture di proprietà di società municipalizzate.
Criticità ancora irrisolte
La sensazione generale che emerge dall’analisi condotta è la sussistenza di criticità ancora irrisolte, ma anche di importanti margini di miglioramento non tanto rispetto alla formulazione delle norme, quanto, piuttosto, riguardo all’applicazione da parte delle amministrazioni locali. È dunque quantomai urgente mettere in atto tutte le azioni necessarie ad assicurare certezza del diritto, uniformità di applicazione della disciplina nazionale sull’intero territorio e strumenti di cooperazione tra operatori ed enti locali che consentano di individuare con puntualità le esigenze del mercato e i bisogni della collettività.