“Lo Stato avrà la possibilità di fare da cassaforte dei dati” della pubblica amministrazione è l’espressione che dà perfettamente il senso dell’importanza strategica di quanto annunciato da Alessandro Morelli, deputato della Lega e presidente della Commissione Tlc della Camera dei Deputati: “stiamo lavorando alla creazione di un cloud nazionale”, ha dichiarato a margine dell’iniziativa Futuro Direzione Nord che si è tenuta a Milano. “Insieme al 5G e alla blockchain”, ha aggiunto, “il cloud è la chiave fondamentale per lo sviluppo della digitalizzazione e delle nuove frontiere tecnologiche”.
Perché l’esigenza di dar vita cloud nazionale dei dati della PA?
“Gli enti pubblici”, ha spiegato Morelli, “non saranno più costretti così a rivolgersi solo alle società private per lo stoccaggio dei loro dati, ma lo Stato avrà la possibilità di fare da cassaforte di dati”.
Infatti, al momento le Pa italiane sono costrette a rivolgersi, principalmente, alle multinazionali straniere per trasferire i dati degli italiani nel cloud, perché AgID ha definito le linee guida solo per la qualificazione come CSP (Cloud Service Provider) (leggi l’articolo “Parte il Cloud per la PA, ma parte a metà. AgID ignora i Poli Strategici Nazionali (PSN)”. Che fine hanno fatto? E perché?”)
Così al 1° aprile 2019 la Pubblica Amministrazione italiana può acquisire solo servizi Cloud dai CSP qualificati e pubblicati sul “Catalogo dei servizi Cloud qualificati per la PA” realizzato da AgID. Si tratta di una lista di poche società, dove primeggiano le multinazionali che dominano i mercati mondiali del Cloud e di poche piccole società italiane.
Cosa significa, concretamente? Se un qualsiasi Comune italiano volesse oggi spostare i propri dati in Cloud affidandosi ad una delle strutture pubbliche presenti sul territorio nazionale, non potrebbe farlo. Non potrebbe rivolgersi alle società pubbliche (in taluni casi molto rilevanti) che erogano servizi IT per sé e/o per altre PA e operano in nome e per conto dello Stato. Sono le società destinate ad essere qualificate come PSN (Poli Strategici Nazionali) da AgID.
Al recente seminario organizzato dalla Fondazione Ugo Bordoni, Adriana Agrimi, Dirigente Area Trasformazione Digitale di AgID, ha annunciato: “Dobbiamo chiarire gli elementi tecnici di qualificazione delle infrastrutture che poi potranno essere utilizzate dai Poli Strategici Nazionali (PSN). Il piano triennale vede pronte entro maggio la circolare per la definizione dei criteri necessari alla qualifica per diventare PSN”. Maggio è passato.
“Vogliamo affiancare le PA con in programma di cloud learning perché altrimenti il cambiamento sarà più lungo e complesso. Va inoltre aggiornato il quadro sulla sicurezza informatica”, ha concluso Agrimi.