Mancano ancora alcuni passaggi formali, ma il nuovo Codice delle Telecomunicazioni è in dirittura di arrivo. Mercoledì 14 novembre è previsto il voto finale in Plenaria a Strasburgo ed il 4 dicembre l’adozione al Consiglio dei Ministri Telecom.
Il nuovo Codice delle Telecomunicazioni ha l’obiettivo di assicurare un ambiente favorevole agli investimenti nelle nuove infrastrutture ad alta velocità, con la fibra fino a casa, in un contesto pro-competitivo. Una delle maggiori novità è sicuramente quella dell’Articolo 77 che prevede l’introduzione del modello “wholesale only” (vendita esclusivamente all’ingrosso) in Italia operato da Open Fiber, società che fa capo ad Enel e Cassa Depositi e Prestiti.
L’operatore wholesale only continuerà ad essere definito tale anche quando serve l’utenza business ed il mercato della pubblica amministrazione.
Come ha ricordato il Commissario europeo Mariya Gabriel, in un recente intervento a Bruxelles di fronte ad una platea di operatori del settore, “…dove emergono modelli di business che non presentano rischi per la concorrenza, la normativa fa un passo indietro: è il caso degli operatori “wholesale only”, che hanno già iniziato a mostrare il loro impegno nello sviluppo delle reti in fibra”.
Altra questione di grande rilievo, che potrà avere un impatto sul dibattito in corso in Italia, è relativa al fatto che il nuovo Codice indica una serie di criteri e requisiti restrittivi per identificare gli operatori “wholesale only” genuini ed evitare ogni possibile manipolazione della norma da parte di operatori verticalmente integrati. Ad esempio, la semplice separazione legale della rete di un incumbent o anche la eventuale nascita di una rete unica di cui si è molto parlato in questi giorni non potrà dare alcun vantaggio regolamentare qualora l’incumbent ne mantenga il controllo.
Intanto su questo è caduto in queste ore Amos Ganish, l’amministratore delegato di TIM.