Bruxelles annuncia lo stop (poi smentito) dei fondi. Dall’Italia 18 milioni nel 2022
Sulla questione degli aiuti economici alla Palestina inciampa anche la Commissione Europea. Prima annuncia il blocco poi torna sui suoi passi e con un comunicato stampa corregge il tiro e dichiara che sarà “avviata una revisione urgente dell’assistenza dell’Europa alla Palestina”. Ma questo flusso di denaro, per la precisione 691 milioni per il 2023 di cui 18 milioni dall’Italia, cosa e chi finanzia?
Quanti soldi alla Palestina
Per rispondere bisogna tornare indietro al 13 settembre 1993. E precisamente sul prato della Casa Bianca dove, la stretta di mano tra il primo ministro israeliano Yitzhak Rabin e il leader palestinese Yasser Arafat “benedetta” da Bill Clinton, sancisce la nascita dell’Autorità Nazionale Palestinese. Obiettivi: creare un organismo politico per amministrare temporaneamente i territori di Gaza e della Cisgiordania e collaborare alla lotta al terrorismo al fine di creare le condizioni favorevoli alla nascita di uno Stato palestinese indipendente.
L’accordo di Oslo, il fallimento del progetto di pace in Palestina
E’ qui, con l’Accordo di Oslo ratificato alla Casa Bianca, che inizia il finanziamento internazionale per lo sviluppo economico della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. Secondo i dati dell’Ocse gli aiuti ai palestinesi ammontano a 40 miliardi di dollari erogati tra il 1994 e il 2020. Soldi per infrastrutture, sicurezza idrica, istruzione, sanità. La maggior parte degli aiuti, quasi il 72%, proviene da dieci donatori. Nel grafico in apertura i primi dieci finanziatori dei territori palestinesi. In testa troviamo l’Unione Europea che ha contribuito per il 18,9% sul totale dei fondi erogati.
Gli aiuti economici alla Palestina finanziano Hamas?
Il progetto di pace inaugurato dagli Accordi di Oslo è fallito subito. Il 4 novembre 1995 l’assassinio del Primo Ministro Yitzhak Rabin, da parte di un militante della destra estremista sionista contraria agli accordi di Oslo, segna la fine delle speranze di pace nate da quella stretta di mano. Da quel momento la spirale di odio entro la quale convivono i due popoli continua a crescere. L’esito di questo climax è davanti ai nostri occhi con la guerra scoppiata il 7 ottobre 2023 tra Hamas e Israele.
In tutti questi anni i soldi sono tuttavia sempre transitati nelle casse di Ramallah, città palestinese situata in Cisgiordania che rappresenta de facto la capitale dello Stato di Palestina. Inoltre in più occasioni l’Europa è stata accusata di finanziare il terrorismo antisionista. Ma quanto c’è di vero? La risposta è che non si sa con certezza. La questione, tornata a ribollire in questi giorni, è stata più volte oggetto di inchieste da parte della Commissione Europea che, tuttavia, non ha mai appurato con certezza se una parte dei fondi finisse nelle mani dei terroristi di Hamas. Quello che è sicuro, invece, è che una parte dei fondi veniva “sprecata, sperperata o persa nella corruzione” come afferma un rapporto della Corte dei Conti Europea del 2013.
Fondi alla Palestina, il perché del blocco
Ma allora perché i soldi continuavano a fluire? Prima di tutto va specificato che dal 1994 praticamente ogni anno l’erogazione veniva bloccata. I fondi congelati e i beneficiari passati al setaccio. E poi i dispositivi e i nomi dei progetti di finanziamento mutati mentre venivano introdotti sistemi “a duplice chiave” sempre più raffinati per l’esborso dei pagamenti. Prevedendo, cioè, l’autorizzazione sia dell’Europa sia dell’Anp e sempre sotto presentazione dei necessari documenti giustificativi. Nonostante questi accorgimenti le fughe di denaro non hanno mai cessato di verificarsi.
La ragione per cui continuano a essere erogati gli aiuti economici alla Palestina
Ebbene, la ragione per la quale i finanziamenti non venivano bloccati è questa: senza fondi sarebbe stato ancora peggio. Lo affermava nei primi anni Duemila il Commissario europeo per le relazioni estere e successivamente presidente della Bbc Chris Patten adducendo che i fondi sono un “importante contributo” per evitare “un’ulteriore caduta nell’anarchia, nel caos e nella povertà”. E lo conferma oggi l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Joseph Borrel: “Nessuno stop ai finanziamenti, danneggerebbe i palestinesi e rafforzerebbe i terroristi”.
I dati si riferiscono al: 2022
Fonte: European External Action Service (EEAS); Arab Center Washington DC (ACW)