Key4biz

AI, quantum computing, droni e cyberswarfare, ecco le tecnologie del Libro Bianco per la Difesa UE. Scarica il documento

Libro Bianco sulla Difesa Europa/European Defence Readiness 2030

L’Unione Europea si prepara a rafforzare la propria Difesa. Il Libro Bianco per la Difesa: ‘Readiness 2030’

L’Unione europea (Ue) sta delineando una nuova strategia per rafforzare la propria capacità di difesa, puntando su investimenti massicci e coordinati tra gli Stati membri. Questo è quanto emerge dal Libro Bianco sul Futuro della Difesa europea, un documento programmatico che è stato presentato oggi e a cui hanno lavorato il Commissario europeo per la Difesa e lo spazio Andrius Kubilius (ex Primo Ministro della Lituania) e il capo della diplomazia europea Kaja Kallas (ex Primo Ministro dell’Estonia).

La strategia della Commissione punta su una maggiore spesa militare, sulla cooperazione tra gli Stati membri e sulla creazione di un mercato unico per la Difesa.

Il White Paper per la Difesa Europea – Readiness 2030 è un documento strategico volto a rafforzare la sicurezza del continente. Contestualmente, la Commissione ha annunciato un ambizioso pacchetto di misure nell’ambito del piano ReArm Europe/Readiness 2030, mirato a stimolare gli investimenti negli armamenti e nelle capacità industriali della difesa europea.

Von der Leyen, Kallas e Kubilius inaugurano un cambio di paradigma per la Difesa europea

La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato: “L’era del dividendo della pace è finita. Non possiamo più dare per scontata l’architettura di sicurezza su cui abbiamo fatto affidamento. L’Europa è pronta a fare un passo avanti: dobbiamo investire nella difesa, rafforzare le nostre capacità e adottare un approccio proattivo alla sicurezza”.

Ciò che investiamo nella difesa riflette quanto la valorizziamo. E negli ultimi decenni, non le abbiamo attribuito un valore abbastanza alto. Dobbiamo spendere di più. Allo stesso tempo, il valore aggiunto derivante dalla collaborazione è inestimabile. Ci offre un vantaggio competitivo senza eguali in nessuna parte del mondo. Nel nostro Libro Bianco sulla Difesa Europea – Readiness 2030, delineiamo modi concreti per raggiungere questo obiettivo. Sia nel nostro sostegno all’Ucraina, nell’affrontare le nostre lacune in termini di capacità, sia nel difendere un mondo in cui la forza non prevale sulla giustizia, siamo sempre più forti insieme“, ha dichiarato Kaja Kallas.

Questo pacchetto sulla difesa, che comprende il Libro Bianco sulla Difesa Europea e il Piano ReArm Europe/Readiness 2030, segna un momento decisivo per la nostra Unione. L’Europa non può più permettersi di essere spettatrice della propria sicurezza. Dobbiamo prendere in mano la nostra difesa, rafforzando i nostri impegni per la sicurezza collettiva e opponendoci con fermezza a chiunque cerchi di mettere in discussione la nostra sovranità. Non si tratta solo di forza militare, ma della nostra prontezza, della nostra autonomia strategica e del futuro dell’Europa come attore globale“, ha sostenuto il commissario Andrius Kubilius.

L’Italia ha un’industria della difesa e dello spazio molto forte: Leonardo è la più robusta azienda europea nel settore“, ha affermato sempre Kubilius rivolgendosi al nostro Paese, nella conferenza stampa di presentazione del Libro bianco sulla Difesa. Il commissario lituano è stato interrogato sull’allineamento degli Stati sull’urgenza di investire nella Difesa.
Investire nella Difesa significa anche posti di lavoro di qualità, la gente deve capire che ora per l’industria arriva un momento molto importante per espandersi e creare nuovi posti di lavoro; sarebbe strano se l’Italia non guardasse a questa possibilità“, ha proseguito Kubilius.

L’obiettivo principale del White Paper è chiudere i divari di capacità militare e costruire una base industriale della difesa più solida. Per farlo, si propone di:

ReArm Europe Plan: confermati gli investimenti da 800 Miliardi di Euro. Gli strumenti

Uno degli aspetti chiave della nuova strategia europea è il piano ReArm Europe/Readiness 2030, che prevede un massiccio incremento degli investimenti nella difesa, con oltre 800 miliardi di euro stanziati attraverso diverse misure finanziarie.

  1. Sblocco di fondi pubblici nazionali
    • Gli Stati membri potranno attivare la clausola di esclusione del Patto di Stabilità e Crescita, consentendo un incremento del budget per la difesa fino all’1,5% del PIL per quattro anni.
  2. SAFE: Un Nuovo Strumento di Finanziamento
    • La Commissione raccoglierà 150 miliardi di euro sui mercati finanziari per offrire prestiti agevolati agli Stati membri.
    • I fondi saranno destinati all’acquisto congiunto di equipaggiamenti militari europei, garantendo maggiore interoperabilità e riduzione dei costi.
    • L’Ucraina, i Paesi dell’EFTA/EEA e i candidati all’adesione UE potranno partecipare agli acquisti comuni.
  3. Mobilitazione del Settore Privato e della Banca Europea per gli Investimenti (BEI)
    • La BEI espanderà i propri finanziamenti ai progetti di sicurezza e difesa.
    • Il piano Accelerating the Savings and Investments Union mira a mobilitare capitali privati per sostenere l’industria della difesa.

Gli Stati membri, infatti, dovranno acquistare i prodotti ammissibili da soggetti giuridici con sede legale nell’Ue, negli Stati EFTA – Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera – e in Ucraina.

Per i materiali di consumo bellici (prodotti non complessi), gli Stati membri “dovranno garantire che i componenti che rappresentano il 65% dei costi del prodotto finale provengano dall’Unione Europea/Paesi EFTA/ Ucraina“.

Una risposta alla nuova realtà geopolitica

L’iniziativa europea è una risposta diretta alla crescente instabilità geopolitica e alla guerra in Ucraina. L’UE si impegna non solo a sostenere Kiev, ma anche a rafforzare la propria sicurezza interna, in un contesto in cui la dipendenza dalla NATO e dagli Stati Uniti non è più sufficiente.

Con il White Paper per la Difesa e il piano ReArm Europe, Bruxelles traccia una nuova rotta per garantire l’autonomia strategica dell’Europa, puntando su un’industria militare più forte e su investimenti senza precedenti nel settore della difesa.

Altri Paesi, per partecipare, dovranno essere Paesi candidati all’ingresso nell’Ue – come la Turchia – o aspiranti candidati oppure firmare un accordo strategico di sicurezza con l’Ue (sarebbe il caso del Regno Unito o del Canada).

l’Ue poi promette di “sostenere azioni industriali per lo sviluppo di partenariati industriali transfrontalieri per coordinare le riserve di prodotti per la difesa, componenti e relative materie prime“, sostenendo azioni di approvvigionamento per creare riserve strategiche di componenti e materie prime rilevanti.

Investimenti senza precedenti per la sicurezza dell’Europa

Nel 2024, gli Stati membri dell’UE hanno raggiunto un record di investimenti nella difesa pari a 326 miliardi di euro. Tuttavia, le stime indicano che nei prossimi dieci anni saranno necessari almeno 500 miliardi di euro per colmare le principali lacune nelle capacità militari del blocco. Il documento fa esplicito riferimento al piano in cinque punti per riarmare il continente recentemente presentato dalla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in cui si punta a mobilitare fino a 800 miliardi di euro.

Uno degli strumenti chiave proposti è un nuovo meccanismo di prestiti da 150 miliardi di euro, destinato agli Stati membri per favorire gli acquisti congiunti nel settore della difesa e della sicurezza. Inoltre, la Commissione sta valutando una revisione della normativa sulla finanza sostenibile (Sustainable Finance Disclosures Regulation, SFDR) per includere la difesa tra gli “obiettivi di investimento nel quadro della sostenibilità“.

Un mercato unico per la Difesa Ue, le tecnologie warfare

Per ottimizzare l’uso dei fondi disponibili, il White Paper evidenzia la necessità di una maggiore cooperazione tra i paesi UE. “Coordinare la spesa aumenta il potere negoziale degli Stati membri, riduce i prezzi per unità e rafforza la consolidazione industriale“, si legge nel documento. La creazione di un vero mercato unico della difesa consentirebbe di superare la frammentazione attuale, ancora fortemente legata a dinamiche nazionali.

A tal fine, la Commissione propone semplificazioni normative e incentivi per gli acquisti congiunti, con una particolare attenzione ad alcuni progetti chiave ritenuti critici per la sicurezza dell’Unione. Questi includono diverse tecnologie avanzate e sistemi di trasporto e difensivi di nuova concezione:

tecnologie dual use e sistemi avanzati che rientrano nel “warfare” moderno, termine usato per indicare il modo in cui un conflitto viene condotto, includendo strategie, tattiche e tecnologie militari. Un concetto che può riferirsi sia alle guerre tradizionali tra eserciti, sia a forme più moderne di conflitto, come la guerra cibernetica (cyber warfare) o la guerra psicologica.

Verso una maggiore autonomia strategica

Uno degli obiettivi principali delineati è ridurre la dipendenza dell’Ue da paesi terzi, in particolare nel settore tecnologico e della difesa: “Mentre le dipendenze dalla Russia sono state significativamente ridotte, molti Stati membri dipendono ancora fortemente da tecnologie provenienti da paesi terzi, inclusi Cina e Stati Uniti“.

Le tecnologie dirompenti, come l’intelligenza artificiale (AI), il cloud computing, il quantum computing e i sistemi autonomi, sistemi per la guerra cyber/elettronica, stanno già trasformando il campo di battaglia. Per questo motivo, l’Unione deve aumentare i propri investimenti per non rimanere indietro rispetto ai principali concorrenti globali.

Un tema molto delicato, quello della Difesa comune, “che non è solo armamenti”, ma anche tecnologie digitali avanzate, come ha spiegato ieri al Senato Mario Draghi, rimarcando che in questo settore occorre anche dotarsi di “una strategia continentale unificata per il cloud, il supercalcolo e l’intelligenza artificiale, la cyber sicurezza”.

Difesa che diventa il campo più adatto “per utilizzare al meglio le tecnologie che dovranno garantire la nostra sicurezza” e “per includere gli investimenti su digitale, spazio e cybersicurezza”, ha sottolineato l’ex Premier nell’illustrare il suo Rapporto sulla competitività europea ai parlamentari italiani.

Il ruolo dell’Europa in un contesto geopolitico mutevole

Il paper sottolinea anche che l’Europa non può più dare per scontata la garanzia di sicurezza offerta dagli Stati Uniti, specialmente mentre Washington sposta sempre più la sua attenzione verso la regione dell’Indo-Pacifico. “L’Europa non può dare per scontata la garanzia di sicurezza degli Stati Uniti e deve aumentare significativamente il proprio contributo per mantenere forte la NATO“, è riportato nel Libro.

Oltre alla minaccia russa, il testo evidenzia l’instabilità del Medio Oriente come un’altra sfida imminente per la sicurezza dell’Europa. Per affrontare queste minacce, la Commissione suggerisce di introdurre una “preferenza europea” nelle regole di appalto pubblico per i settori e le tecnologie strategiche legate alla difesa, con una possibile revisione delle normative prevista per il 2026.

L’ambizioso piano delineato dalla Commissione europea mira a trasformare l’UE in uno dei principali attori globali nel settore della difesa, creando “uno dei più grandi mercati interni della difesa al mondo“, come dichiarato da Ursula von der Leyen. La sfida ora sarà quella di garantire un’attuazione efficace delle misure proposte, mantenendo l’equilibrio tra l’autonomia strategica europea e la cooperazione con gli alleati della NATO.

E’ la strada giusta? E’ l’unica strada?

Il piano Rearm EU, presentato dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, rappresenta una svolta storica per l’Europa, segnando un passo deciso verso una maggiore autonomia militare e una capacità di difesa rafforzata.
La guerra in Ucraina avviata dalla Russia, le rinnovate tensioni nei Balcani, i diversi teatri di guerra in Medio Oriente e l’instabilità crescente nel Pacifico ci impongono certo un confronto serio sul come l’Unione europea deve porsi e sul da farsi per prepararsi ad affrontare queste crisi.
In molti si chiedono, però, se questa del riarmo sia davvero la strada giusta, e soprattutto, se questa sia davvero l’unica strada.

Il Piano esprime una posizione netta e manda un messaggio chiaro: l’UE si sta preparando alla guerra. Questo riduce lo spazio per la diplomazia e il dialogo, rischiando di trasformare l’Europa in un attore bellico anziché in un mediatore per la pace.

L’Unione sembra stia abbandonando la sua tradizionale immagine di potenza civile e diplomatica per diventare sempre più un soggetto militarizzato, allineandosi alle politiche di difesa della NATO e aumentando la dipendenza da strategie di deterrenza armata.

Senza contare che le ingenti risorse destinate al riarmo e al potenziamento delle capacità industriali militari potrebbero essere impiegate in settori strategici per la pace e la stabilità, come l’istruzione, la sanità e la transizione ecologica. Forse le priorità dovrebbero essere diverse, soprattutto in un periodo di crisi economica e sociale.

Ci si avvia ad un’economia di guerra? La maggioranza degli esperti indica che siamo ancora ben lontani da questo scenario, ma qualcosa di sta muovendo proprio in quella direzione. Altri ancora, parlando del mega piano di finanziamenti appena votato dal Parlamento tedesco, spiegano che non si tratta solo di riarmarsi, ma di inaugurare una nuova politica di spesa in più settori, tra cui anche le infrastrutture di cui tutti i Paesi europei devono dotarsi per rilanciare la propria economia, anche in chiave di resilienza alle nuove aggressive politiche tariffarie applicate (e in continua evoluzione) dal Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Di certo, i venti del cambiamento iniziano a soffiare forte e bisogna anche sviluppare un maggiore senso critico, come ci impone la cultura democratica di cui siamo tutti portatori.

Exit mobile version