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AI, OpenAI vuole produrre i suoi chip entro il 2026

Dopo l’intelligenza artificiale OpenAI, la casa madre di ChatGpt, si butta nel settore dei chip vitale per il funzionamento dell’IA.

Secondo indiscrezione di Reuters, l’azienda guidata da Sam Altman sta pensando di costruire il suo semiconduttore proprietario entro il 2026.

La strategia della società è gestire i costi come i rivali Amazon, Meta, Google e Microsoft. E al contempo assicurarsi la materia prima indispensabile per l’addestramento dell’intelligenza artificiale.

Secondo la testata inglese, per lo sviluppo dei processori OpenAI sta collaborando con Broadcom e ha costituito un team di sviluppo di circa 20 persone, tra cui ingegneri che hanno precedentemente lavorato ai processori di Google. Tuttavia, la produzione effettiva dei chip non dovrebbe iniziare prima del 2026.

Cina, Corea del Sud e Taiwan i Paesi che investono di più

Secondo gli analisti della società Gartner il mercato dei semiconduttori dedicati all’intelligenza artificiale vale oltre 70 miliardi di dollari e si avvia a toccare quota 92 miliardi entro il 2025.

Secondo l’ultimo studio diffuso da SEMI, è l’associazione industriale globale che serve la catena di approvvigionamento produttivo per le industrie di micro e nanoelettronica, tra il 2025 ed il 2027 si stima che Cina, Corea del Sud e Taiwan investiranno complessivamente più di 400 miliardi di dollari in apparecchiature per produrre chip.

Ma il vero campione del mercato rimane la Cina. Il Report SAMI ha stimato che il grande Paese asiatico manterrà la posizione di leadership indiscussa in Asia, con una previsione di spesa superiore ai 100 miliardi di dollari nel periodo di tempo considerato, in particolare sotto la spinta dell’esigenza primaria di accrescere la propria autosufficienza tecnologica in questo settore.

Subito dopo c’è la Corea, con i big di casa Samsung e SK Hynix, per una spesa stimata di 81 miliardi di dollari entro il 2027.

Taiwan segue a breve distanza, con 75 miliardi di dollari di spesa. Qui di casa c’è il gigante TSMC, che sta anche realizzando nuovi stabilimenti negli Stati Uniti, in Giappone ed in Europa.

A livello regionale, tra il 2025 ed il 2027 le due Americhe potrebbero arrivare a spendere 63 miliardi di dollari, il Giappone 32 miliardi e l’Europa circa 27 miliardi di dollari.

Chip, un 2024 già da record

Come riportato da Nikkei Asia, solo nei primi sei mesi del 2024, la Cina ha già investito 25 miliardi di dollari in nuovi impianti e apparecchiature di produzione di chip, più di Corea, Taiwan e Stati Uniti messi assieme.

Entro la fine dell’anno in corso, si stima che Pechino potrebbe arrivare ad investire in questo settore oltre 50 miliardi di dollari.

Una mossa obbligata per la Cina, perché le restrizioni imposte da Washington a partire dal Chips Act (a cui è seguito quello europeo) rischiano continuamente di mettere ad un angolo la potenza asiatica, che necessità quindi di una produzione nazionale più forte.

Al momento i grandi produttori di chip occidentali possono vendere alla Cina solo le tecnologie più vecchie, ma non quelle di ultima generazione per la produzione di chip avanzati destinati ad esempio allo sviluppo dell’AI e le memorie NAND.

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