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AI, la capriola che pregiudicherà tutte le strategie future dell’UE

Il segnale è forte e non ammette incertezze, e tanto meno indifferenze e distrazioni, quali quelle che oggi vedono giornali e partiti ignorare completamente l’argomento.

Subito dopo la conclusione del summit di Parigi sull’intelligenza artificiale, dove il vice presidente americano J.D. Vance aveva pesantemente fatto cadere sulla bilancia dei rapporti commerciali fra USA e Comunità Europea la spada di Brenno di Trump che imponeva all’Europa di adeguarsi al liberismo digitale, proprio la presidenza della comunità ha annunciato, sotto voce, il ritiro della direttiva sulla responsabilità giuridica dei proprietari dei sistemi tecnologici.

Una capriola pericolosa

Una capriola che pregiudicherà tutte le strategie future del vecchio continente in materia di intelligenza artificiale. Quel provvedimento, contro cui si erano avventate le lobbies dei monopoli digitali americani, prevedeva  un inedito e quanto mai provvidenziale spazio negoziale in cui cittadini ed imprese europee potevano rivalersi sui titolari dei servizi digitali per eventuali danni subiti da comportamenti scorretti in materia di uso dei dati o di preclusione nella condivisione dei meccanismi computazionali.

Una scelta di civiltà che insieme al progetto dei 200 miliardi, annunciato dalla von der Leyen in materia di intelligenza artificiale, faceva dell’Europa l’area commerciale più equilibrata e matura nel settore.

Soprattutto si innestava una dinamica relazionale che permetteva di rischiarare la notte dei monopoli con sprazzi negoziali che rendevano il mercato tecnologico non più solo una plaga dove decideva esclusivamente il distributore, ma uno spazio pubblico in cui diritti e doveri animavano una prima dialettica contrattuale.

Ue, la retromarcia Ue che ci rende subalterni a usa e Cina

La retromarcia europea su questo aspetto ci dice che  il variegato mondo delle ambizioni di stati- come la Francia e la stessa Italia- o di imprese come le nuove realtà tipo la francese Mistral o le potenze computazionali dei calcolatori italiani sono destinate ad un ruolo subalterno nella competizione fra USA e Cina.

Proprio le ultime tendenze dei processi tecnologici indicate da realizzazioni quali DeepSeek, con l’applicazione creativa di metodologie quali la distillazione, che permette, a basso costo, di mettere a punto soluzioni di intelligenza artificiale specializzate e personalizzate nella scia dei grandi sistemi commerciali come ChatGPT o Gemini, davano all’Europa la speranza di una terza via a fronte del gigantismo privato americano o statale cinese.

La Ue rinuncia ad una terza via sull’AI?

Questa via prevedeva una lucida determinazione a tenere il campo sgombro dai monopoli che paralizzano la competizione, riducendo la tendenza all’innovazione. IN questa direzione il provvedimento sulle responsabilità che si potevano identificare nei comportamenti delle grandi imprese multinazionali apriva spiragli importanti alle imprese europee.

Non a caso  proprio a Parigi il vice presidente americano Vance nel suo ultimativo intervento aveva fatto pesare spregiudicatamente anche altri temi nel contenzioso fra le due sponde dell’Atlantico, come le imminenti scelte sui dazi o la stessa trattativa con Mosca sull’Ucraina.

Di fronte a queste minacce i vertici europei, nonostante le roboanti dichiarazioni a Parigi di Francesi e della stessa Presidente della Commissione comunitaria, hanno incassato il colpo rovesciando le proprie decisioni alla chetichella.

Un clima omertoso che vediamo attanagliare tutta la stampa europea e le stesse forze di opposizione, ad esempio, in Italia che non colgono l’occasione almeno per fare chiarezza sulla bussola che segue il governo.

Il silenzio a Parigi della delegazione italiana

Il silenzio a Parigi della delegazione italiana, guidata curiosamente dal ministro del made in Italy Adolfo Urso e non dai più diretti responsabili delle politiche tecnologiche, poteva far pensare ad una diffidenza di base rispetto all’intraprendenza di Macron. In realtà, alla luce di quanto accaduto, sembrerebbe che Palazzo Chigi avesse già avuto la percezione di un cambio di strategie europeo e si fosse già allineato alle rivendicazioni di Washington. Ora bisognerebbe capire come ci si colloca in questo nuovo quadro, dove il nostro paese dovrebbe far valere due asset di assoluto rilievo: la sua rilevante potenza di calcolo che gli viene dal controllo di due dei 10 più potenti calcolatori del mondo (il sistema computazionale dell’ENI e quello del Cineca, Leonardo) e la sua tradizionale disponibilità di contenuti letterari e artistici, che oggi diventano serbatoi preziosissimi per l’addestramento dei dispositivi di intelligenza artificiale.

Come possiamo mettere in azione questa combinazione di primati che a nostra insaputa, rende la Cenerentola d’Europa sulle tecnologie una potenza di primo livello?

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