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AI e media. “Equo compenso agli editori e watermark con la blockchain”. Ecco cosa prevede la relazione della Commissione voluta dal Sottosegretario Barachini

ALBERTO BARACHINI, SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI CON DELEGA ALL'INFORMAZIONE E ALL'EDITORIA

L’introduzione dell’obbligo per gli sviluppatori dei sistemi di Intelligenza Artificiale, e per i diversi soggetti della catena del valore, di tenere un registro aggiornato recante i contenuti informativi coperti dal diritto d’autore utilizzati per l’input e dunque per il training dell’algoritmo. Questa è la prima proposta avanzata al Governo in vista del disegno di legge per regolare l’AI da parte della Commissione intelligenza artificiale per l’informazione, nota anche come “Commissione Algoritmi”, istituita presso il Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del consiglio dei Ministri e guidato dal Sottosegretario Alberto Barachini.

Key4biz ha visionato la Relazione sull’attività svolta dalla Commissione presieduta da Paolo Benanti.

Ecco la seconda proposta che chiama in causa la blockchain. 
Per quanto riguarda invece la tracciabilità dei contenuti prodotti da esseri umani, così da distinguerli da quelli prodotti da IA”, si legge a pagina 11, “si suggerisce l’adozione di una certificazione standardizzata, talvolta denominata ‘filigrana’ o ‘watermark’. Tra le basi tecnologiche più adatte per attuarla, quella della blockchain appare una delle più promettenti, per la sua elevatissima capacità anti-contraffazione e la sua naturale impostazione di marcatura temporale”.

La terza linea di intervento contenuta nella Relazione è il riconoscimento di un equo compenso agli editori per l’utilizzo dei contenuti protetti da copyright usati per l’addestramento degli algoritmi e il monitoraggio degli sviluppi dell’equo compenso e delle forme di monetizzazione dei contenuti.

Come funzionerebbe la marcatura dei contenuti editoriali?

Secondo i componenti della Commissione, ogni professionista dell’informazione “firmando digitalmente” i propri contenuti, potrebbe garantire in autonomia, per mezzo di una “filigrana digitale”, la provenienza del proprio lavoro, garantendo altresì l’osservanza di normative e regole. Ciò sarebbe direttamente verificabile da chiunque, come chiunque può controllare una banconota, ricercandone i segni distintivi.

Entrambe le misure qui considerate, si legge nella Relazione, possono avere un’importanza decisiva ai fini della riconoscibilità e tracciabilità dei contenuti editoriali e, dunque, della tutela del lettore, dotato di maggiori strumenti per la formazione di un’opinione effettivamente informata, nonché del contrasto alla disinformazione. Non a caso il principio di trasparenza è uno dei punti focali dell’AI Act, che, proprio nell’ambito della disciplina degli obblighi di trasparenza, si occupa della riconoscibilità dei contenuti sintetici, prevedendo altresì una disposizione ad hoc per i testi “published with the purpose of informing the public on matters of public interest”.

Infine, la Relazione sottolinea la necessità di Autorità nazionale o Agenzia per l’intelligenza artificiale “senza il cui intervento le proposte illustrate”, scrive Paolo Benanti nella presentazione della Relazione, “non possono essere messe in campo”.

Il lavoro della Commissione non è finito con questa prima Relazione, ma continuerà anche attraverso le audizioni.

Per approfondire:

AI Act, il Garante Privacy non ci sta e scrive a Parlamento e Governo: “Abbiamo requisiti per la funzione di vigilanza sul Regolamento”

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