Se il fitness, fino a pochi anni fa, era considerata principalmente un’attività ricreativa, oggi è una parte fondamentale del benessere psicofisico delle persone, irrinunciabile per motivi di salute, ricreativi, estetici, di sollievo dallo stress quotidiano.
A facilitare questa crescita – basta un’occhiata ai numeri del settore per comprendere come il business continui a diventare sempre più appetibili – ci sono stati soprattutto tre fattori: l’introduzione di Internet a banda larga (su SOSTariffe.it si possono confrontare in qualsiasi momento le offerte più interessanti), che permette a chiunque di ricevere contenuti audio e video in tempo reale, anche ad altissima definizione; l’affermazione dello smartphone e delle relative app, ideali per organizzare percorsi di coaching personalizzati anche per chi è pigro e non ha voglia, tempo o denaro per andare in palestra con un personal trainer; e infine, anche se si tratta di un effetto collaterale, il periodo del COVID-19, che ha costretto milioni di persone a rimanere a casa e a cambiare le proprie abitudini, provando per la prima volta lo «smart fitness» rimanendone conquistato. E ora anche l’intelligenza artificiale (AI) promette di cambiare le carte in tavola.
I numeri del settore
Nel 2023, come mostrano i dati di SensorTower, il mercato del fitness in Europa ha raggiunto un fatturato di circa 28 miliardi di euro, con oltre 63 milioni di iscritti a ciò che non si può più definire semplicemente “palestra” o “centro sportivo”, ma anche un numero crescente di app, anche AI-driven, che stanno rivoluzionando il modo in cui gli utenti pianificano e gestiscono i propri allenamenti. La pandemia ha anche portato un aumento esponenziale dell’uso di app per l’allenamento e di dispositivi indossabili (i famosi wearable) che monitorano le prestazioni degli utenti.
Diverse app basate sull’intelligenza artificiale – come BodBot, LazyFit e Ladder – sono tra le ultime protagoniste di questo cambiamento: nel secondo trimestre del 2024, negli Stati Uniti i loro ricavi in-app sono aumentati del 28%, mentre i download e gli utenti attivi mensili sono cresciuti rispettivamente del 59% e del 34% rispetto all’anno precedente. Le applicazioni di fitness con intelligenza artificiale hanno rappresentato il 35% del market share degli utenti attivi, ma hanno dominato i download con il 55% del totale.
La nuova ondata delle app intelligenti
BodBot è una delle app pionieristiche nel settore del fitness AI. Si distingue per la capacità di creare piani di allenamento altamente personalizzati in base ai dati biometrici degli utenti, come frequenza cardiaca e consumo calorico. L’AI di BodBot adatta in tempo reale l’intensità degli esercizi, minimizzando i rischi di infortunio.
Con un algoritmo che ottimizza ogni sessione in base alle esigenze individuali, BodBot offre anche feedback visivi e audio per correggere la postura e migliorare l’efficacia degli esercizi. LazyFit, invece, si concentra su un pubblico che ha bisogno di allenamenti a basso impatto, rendendola ideale per persone con limitazioni fisiche o che si stanno riprendendo da infortuni.
Con diverse opzioni di esercizi seduti o a letto, l’app offre flessibilità massima, pur garantendo risultati tangibili; nonostante la sua enfasi su programmi molto semplici, LazyFit ha visto una crescita impressionante nel 2Q24, con oltre il 50% dei download provenienti da campagne pubblicitarie pagate, dimostrando la sua volontà di investire in acquisizione di utenti.
Infine Ladder, un’app orientata a un pubblico di atleti e professionisti, che propone allenamenti intensivi guidati da coach virtuali. Ogni programma è ottimizzato dall’AI per monitorare le performance e fornire una guida personalizzata in tempo reale. Gli utenti possono scegliere tra diversi stili di allenamento e accedere a una comunità virtuale, dove possono confrontarsi (e confrontare i loro risultati) con altri membri.
Perché l’intelligenza artificiale si sposa bene con il fitness
Il primo vantaggio dell’IA nelle app di fitness è la personalizzazione: le app sfruttano algoritmi di AI per analizzare dati biometrici, obiettivi personali e abitudini degli utenti, creando programmi di allenamento su misura.
Attraverso questi dati – che possono includere la frequenza cardiaca, il consumo calorico e i movimenti dell’utente – l’AI è in grado di ottimizzare ogni sessione, adeguando il tipo e l’intensità degli esercizi in base alle condizioni fisiche attuali della persona. In questo modo non solo si massimizzano i risultati, ma si riducono al minimo il rischio di sovraccarichi o errori tecnici, che spesso portano a infortuni.
Un altro vantaggio fondamentale dell’intelligenza artificiale nel fitness è il monitoraggio in tempo reale. Grazie all’integrazione con dispositivi indossabili come orologi smart o braccialetti fitness, l’AI può raccogliere e analizzare i dati biometrici durante l’allenamento, fornendo feedback immediato agli utenti e ottimizzando ogni esercizio sulla base delle loro performance effettive, ad esempio correggendo un movimento sbagliato o segnalando quando qualcosa non va, ad esempio, coi battiti cardiaci – e quindi è il caso di rallentare l’esecuzione o aumentare il tempo di recupero – o segnalando quando si raggiunge la soglia aerobica.
Tutto questo aiuta a capire come l’AI abbia un ruolo da ricoprire nella prevenzione degli intortuni, attraverso l’analisi della forma fisica e della postura durante l’esecuzione degli esercizi. Grazie a sensori avanzati e tecniche di riconoscimento dei movimenti, l’AI è in grado di rilevare squilibri muscolari o errori posturali che potrebbero portare a lesioni.
Infine, l’AI aiuta a mantenere alta la motivazione degli utenti: chatbot e assistenti virtuali possono creare sfide personalizzate, tracciando i progressi dell’utente e trasformando l’allenamento in un’esperienza interattiva e coinvolgente. Si tratta insomma di un altro aspetto della “gamification” che può spingere anche i più restii all’attività fisica a mettersi alla prova, magari lasciando perdere per un’oretta il controller della loro console di gioco.
Ambienti virtuali dove allenarsi (e confrontarsi)
Una delle più promettenti novità nell’AI-driven fitness è l’uso della realtà virtuale (VR) e della realtà aumentata (AR) per creare ambienti immersivi dove gli utenti possono allenarsi in scenari virtuali stimolanti: ad esempio, gli utenti possono trovarsi in una palestra virtuale o simulare un’escursione in montagna.
Poi ci sono, come si è visto, il biofeedback avanzato, reso possibile da sensori sempre più sofisticati integrati nei dispositivi indossabili e da algoritmi più precisi per interpretare i dati, e la crescita delle community virtuali. LazyFit, Ladder e le altre app stanno creando piattaforme dove gli utenti possono allenarsi insieme in ambienti virtuali, scambiarsi consigli e ricevere supporto motivazionale dagli assistenti (virtuali anch’essi, s’intende): spazi che non solo incentivano la costanza nell’allenamento, ma creano anche una rete sociale attorno all’attività fisica, rendendo l’esperienza più collettiva e meno isolata. Perché sì, gli algoritmi sono potenti, ma forse nulla è in grado di vincere la pigrizia come il sostegno reciproco di altri umani che faticano.