gli accordi

AI, Difesa e energia, gli Emirati Arabi Uniti investiranno in Italia 40 miliardi di dollari

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A Roma il Forum imprenditoriale Italia-Emirati Arabi Uniti a cui parteciperanno più di 300 imprenditori dei due Paesi. Saranno firmati accordi in diversi settori economici e industriali.

Tecnologie digitali, energia e aerospaziale, accordi strategici tra Italia e Emirati Arabi Uniti

Intelligenza artificiale (AI), infrastrutture digitali e data center, nuove tecnologie, interconnessioni energetiche, fonti energetiche rinnovabili, soluzioni tecnologiche per il dominio sottomarino e aerospaziale, Difesa e minerali critici, sono i punti chiave dell’accordo commerciale che il Governo italiano e gli Emirati Arabi Uniti firmeranno al Forum imprenditoriale Italia-Emirati Arabi Uniti, che si svolge oggi all’Hotel Parco dei Principi di Roma.

Un’intesa che secondo gli organi di stampa vale circa 40 miliardi di dollari di investimenti nel nostro Paese e che vedrà coinvolge le principali imprese di tutti i settori coinvolti dagli accordi, con in prima fila Eni, Enel, Cassa depositi e prestiti, Elettronica, Fincantieri, Leonardo e TIM, ma anche il mondo bancario con Intesa Sanpaolo.

Il Forum è stato anticipato dall’arrivo in Italia nella giornata di ieri della prima visita di Stato del Presidente degli Emirati ArabiUniti, Mohamed bin Zayed Al Nahyan, accolto all’aeroporto di Fiumicino dal ministro della Difesa, Guida Crosetto, e poi a Roma al Quirinale dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla presenza delle più alte cariche dello Stato, dal Presidente del Senato della Repubblica, Ignazio La Russa, al Presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana, passando per la Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, il Vice Presidente del Consiglio dei Ministri-Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, e il Presidente della Corte costituzionale, Giovanni Amoroso.

Il Business Forum a Roma

L’incontro di oggi sarà aperto da Tajani, ma interverranno anche il Ministro di Stato per il commercio estero degli Emiati, Thani bin Ahmed Al Zeyoudi, e il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.

Al termine degli incontri ufficiali raggiungeranno il Business Forum anche il Presidente emiratino, Mohamed bin Zayed Al Nahyan e il Presidente Meloni, che dovrebbe intervenire per descrivere al settore privato il nuovo quadro di partenariato bilaterale.

L’interscambio commerciale tra Italia ed Emirati Arabi Uniti nei primi undici mesi del 2024 ha raggiunto il valore di 9 miliardi di euro, è spiegato in una nota del ministero degli Esteri, con un incremento del 14,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nel Paese operano oltre 600 aziende italiane, mentre il livello di investimenti italiani negli Emirati nel 2023 è stato di oltre 11 miliardi di euro.

Saranno presenti oltre centoventi tra imprese italiane ed emiratine, inclusi i più grandi gruppi industriali e finanziari dei due Paesi, e verranno presentati oltre 25 accordi BtoB.

La Via del Cotone

A margine del G20 del 2023 di Nuova Delhi, India, Medio Oriente ed Europa firmavano il mega accordo per la nascita di un nuovo corridoio economico e commerciale chiamato Nuova Via del Cotone, da opporre alla ricchissima e strategica Nuova Via della Seta cinese (Belt and Road Initiative).

In particolare, il memorandum prevedeva numerosi accordi per la costruzione di infrastrutture critiche come porti marittimi, reti ferroviarie e pipeline/reti energetiche, che vedevano coinvolti molti Paesi, tra cui: Stati Uniti, India, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Germania, Francia, Italia e Unione Europea nel suo insieme.

L’intesa è stata aufficialmente siglata in occasione dell’evento ‘Partnership for global infrastructure and investment and India-Middle East-Europe economic corridor’, a conclusione del lavoro svolto dalla Partnership for Global Infrastructure and Investment (Pgii), creata dal G7 per contrastare la Cina nella regione Asia-Pacifico (e in prospettiva nel Medio Oriente).

L’accordo non fissava nessun tipo di finanziamento particolare (anche se ipotizzava la possibilità di mobilitare risorse per 600 miliardi di dollari), ogni Paese del gruppo avrebbe successivamente avviato colloqui per finalizzare gli investimenti nelle aree di interesse locale e comune a tutti i Paesi coinvolti e stabilito i piani di realizzazione per obiettivi.

A distanza di più di dieci anni dall’avvio della BRI, anche gli Stati Uniti, con gli alleati europei, sauditi e degli Emirati Arabi Uniti, hanno avviato il loro contro-progetto di sviluppo di infrastrutture energetiche, tecnologiche e di comunicazione/trasporti per contrastare l’espansione crescente del gigante cinese.

Un piano fortemente voluto dall’ex Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden (avallato dalla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, con il complementare piano Global Gateway), e che non dispiace neanche al nuovo coinquilino della Casa Bianca, Donald Trump.

Legame sempre più stretto tra Italia e Emirati Arabi Uniti

La partecipazione di 300 imprenditori dei due Paesi al Forum è la certificazione dell’interesse straordinario e reciproco che ci lega. Del resto la premier Giorgia Meloni è già stata tre volte negli Emirati supportando le imprese. Con la sottoscrizione di 14 intese governative e oltre 30 imprese coinvolte”, ha dichiarato all’Adnkronos l’imprenditore Kamel Ghribi, alla vigilia del Forum.

Meloni è stata tre volte negli Emirati Arabi Uniti negli ultimi due anni, l’ultima poco più di un mese fa, segno di un legame strettissimo tra noi e gli emiratini, di cui non c’è traccia nel passato.

Il Governo Conte I e II aveva, anzi, tenuto bel lontano da Roma quel lontano Paese del Golfo Persico, sottolineato da un rigido divieto di esportazione di armi, sistemi di Difesa e altre tecnologie verso quella regione.

Accordi miliardari che a quanto pare contano ben più dei principi (che un tempo erano considerati il perno delle nostre democrazie) e delle parole (che erano in grado di smuovere le coscienze, almeno quelle, di milioni di persone), come diritti umani e libertà di espressione. Negli Emirati Arabi Uniti, basta pronunciarle in pubblico per essere condannati a morte.

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