L’innovazione non deve essere nemica dell’artigianato di lusso se aiuta, e non sostituisce, i creatori umani. La domanda è se una tecnologia come l’intelligenza artificiale rispetterà questi limiti mentre continua a progredire.
L’artigianato e i materiali pregiati sono due dei principali punti di forza dei beni di lusso, quindi ultimamente è stato forse un po’ sorprendente vedere Louis Vuitton presentare un nuovo modello di calzature stampate in 3D.
Le scarpe sono apparse alla sfilata di Hong Kong organizzata dal direttore creativo maschile Pharrell Williams, mentre alcuni addetti ai lavori del marchio, tra cui i designer di calzature Louis Vuitton Mathias Patillon ed Elliott Cox, hanno condiviso sui loro account Instagram le immagini ravvicinate degli zoccoli, apparentemente chiamati LV Cobra.
“Completamente stampata in 3D”, ha scritto Patillon nel suo post, che ha citato Pharrell, Cox, Louis Vuitton e Zellerfeld Shoe Company. Quest’ultima ha realizzato calzature stampate in 3D per marchi come Heron Preston, Kid Super, Rains e Pleasures, utilizzando un poliuretano termoplastico elastico, o TPU, per creare l’intera scarpa.
La stampa 3D si discosta dalla consueta idea di savoir-faire del lusso, il cui stereotipo è rappresentato da abili artigiani che cuciono o abbelliscono a mano materiali come la seta e la pelle, e non da plastica estrusa da un ugello della stampante secondo le istruzioni di un file del computer.
La stilista olandese Iris van Herpen si è addirittura guadagnata il plauso internazionale per i suoi intricati capi stampati in 3D, che sfumano il confine tra moda e arte. I suoi modelli mostrano le infinite possibilità della stampa 3D, da intricati motivi simili a pizzi a forme fluide e organiche.
Un altro caso di studio degno di nota è la collaborazione tra la stilista Julia Koerner e il gigante dell’abbigliamento sportivo Adidas. Insieme hanno creato la scarpa “Futurecraft 4D”, caratterizzata da un’intersuola stampata in 3D che non solo è leggera e resistente, ma anche adattata alla forma del piede di ogni individuo. La personalizzazione e la calzata personalizzata sono possibili solo grazie alla tecnologia di stampa 3D.
La tensione tra artigianato e tecnologia è un tema ricorrente : Matthieu Blazy, direttore creativo di Bottega Veneta, Leena Nair, amministratore delegato di Chanel e Anca Marola, chief data officer di LVMH, hanno discusso apertamente del ruolo che l’intelligenza artificiale avrà nella moda nei prossimi anni. Tutti hanno sottolineato l’importanza dei creatori umani, con Blazy che ha difeso le sottili imperfezioni del lavoro manuale come ciò che rende ogni prodotto unico e speciale.
La tecnologia, hanno riconosciuto, non deve essere nemica dell’artigianato di lusso se aiuta, e non sostituisce, i creatori umani.
La domanda è se la tecnologia rimarrà entro questi limiti con il suo continuo progresso.
I modelli di intelligenza artificiale generativa presenti sul mercato sono già abbastanza potenti da produrre rapidamente immagini fotorealistiche, inducendo i marchi a iniziare a utilizzarli per il design e il marketing. Versace Jeans Couture è l’ultimo ad aver aderito all’iniziativa, presentando di recente una nuova campagna generata dall’intelligenza artificiale. Infatti, per la campagna denim autunno-inverno 2023, Versace Jeans Couture si lancia nel mondo dell’intelligenza artificiale generando un’utopia digitale impressionista.
Creata in sinergia con BRAVÒ STUDIO e la direzione creativa di Ivan Olita, l’innovativa campagna impiega tecniche di IA personalizzate per creare digitalmente scenari e volti, dando rilievo alle nuove proposte della collezione.
Dal codesign all’accelerazione dei processi di sviluppo dei contenuti, l’IA generativa crea nuovi spazi per la creatività. È in grado di inserire tutte le forme di dati “non strutturati” – testo grezzo, immagini e video – e di produrre nuove forme di media, che vanno da sceneggiature completamente scritte a progetti 3D e modelli virtuali realistici per campagne video.
L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando anche la previsione delle tendenze, l’ottimizzazione della catena di approvvigionamento e l’esperienza del cliente nel settore della vendita al dettaglio di moda. Tecnologie come ChatGPT e l’AI generativa stanno ponendo le basi per un settore della moda più personalizzato e diversificato.
Con la continua evoluzione della fusione tra tecnologia e moda, l’intelligenza artificiale (AI) sta rapidamente emergendo come forza di trasformazione nel settore della moda. Secondo l’analisi di McKinsey, l’intelligenza artificiale generativa potrebbe aggiungere, in via prudenziale, 150 miliardi di dollari e fino a 275 miliardi di dollari ai profitti operativi dei settori dell’abbigliamento, della moda e del lusso nei prossimi tre-cinque anni. Questa cifra astronomica sottolinea il ruolo centrale che l’IA è destinata a svolgere nel futuro della moda, non solo come elemento di disturbo, ma anche come creatore di valore. Dalla previsione delle tendenze all’ottimizzazione delle catene di fornitura, dalla personalizzazione dell’esperienza di acquisto alla possibilità di effettuare prove virtuali, il potenziale dell’IA nel rimodellare il panorama della moda è notevole e variegato.
La moda è poi intrinsecamente legata alle tendenze; si tratta di stare al passo con ciò che è hot e ciò che non lo è e l’intelligenza artificiale ha dimostrato di essere uno strumento prezioso anche in questo senso, rivoluzionando il modo in cui i marchi anticipano e capitalizzano le tendenze della moda.
Come fa l’intelligenza artificiale a prevedere le tendenze della moda? L’intelligenza artificiale è in grado di analizzare enormi quantità di dati, ricavando informazioni da varie fonti come piattaforme di social media, blog di moda, siti di vendita al dettaglio online ed eventi di moda globali. L’analisi dei dati si estende a una serie di elementi, tra cui schemi di colori, scelte di tessuti, stili e persino preferenze di moda regionali. In questo modo, l’intelligenza artificiale è in grado di individuare modelli e prevedere tendenze con una precisione impressionante.
Un altro esempio è la piattaforma di intelligenza artificiale Heuritech. L’azienda utilizza l’apprendimento automatico per analizzare milioni di immagini provenienti dai social media e dal web ogni giorno, aiutando marchi come Louis Vuitton e Dior ad anticipare le tendenze e ad allineare la loro produzione di conseguenza.
Allo stesso modo, Edited e WGSN, due importanti agenzie di previsione delle tendenze, utilizzano l’IA per analizzare i dati provenienti da siti di e-commerce, sfilate di moda e social media, fornendo informazioni utili ai marchi di tutto il mondo.
Sfruttando l’intelligenza artificiale, l’industria della moda si sta trasformando da un settore tradizionalmente reattivo a uno proattivo e predittivo, aprendo la strada a un futuro più sostenibile e incentrato sul consumatore.
Il timore di molti nel mondo della moda è che l’intelligenza artificiale e la tecnologia diventino un sostituto dell’artigianato e della creatività umana. Peter Jeun Ho Tsang, che ha contribuito allo sviluppo del programma MBA in fashion tech dell’IFA di Parigi, ha dichiarato in precedenza che gli studenti erano riluttanti a confrontarsi con l’IA perché volevano imparare abilità tradizionali come il taglio dei modelli.
Coloro che hanno iniziato a utilizzare l’AI tendono ad avere invece una visione diversa e ci sono scuole come Digital Coach, con la sua AI Jobs Academy, stanno offrendo corsi e opportunità per mettere in pratica tali conoscenze che saranno sempre più richieste in moltissimi ambiti.
La realtà è che la tecnologia è già profondamente intrecciata alla moda moderna. È presente in ogni cosa, dai telai meccanici e dalle macchine da cucire usati per tessere e cucire insieme i tessuti ai software con cui gli stilisti lavorano per produrre rendering digitali e campioni virtuali delle loro idee. Anche un marchio come Bottega Veneta, che utilizza l’artigianato per differenziarsi sul mercato, si affida alla tecnologia. Uno dei prodotti di punta di Blazy è un paio di jeans in pelle stampati per imitare l’effetto del denim usurato e sbiadito.
“A volte abbiamo bisogno di usare la tecnologia per supportare l’artigianato, ma non può provenire tutto dalla macchina”, ha detto Blazy a VOICES.
In un mondo sempre piú volto al futuro, i marchi potrebbero trovarsi sempre più spesso a dover spiegare ai clienti come stanno bilanciando l’uomo e la macchina, oltre a trovare il modo di permettere all’artigianato e alla tecnologia di sostenersi a vicenda, invece di andare a discapito l’uno dell’altra.