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AI Act e “un bel tacer non fu mai scritto”: fermiamoci a pensare e attendiamo gli sviluppi

Della notizia già si sa e dei contenuti dell’accordo pure. Non intendiamo quindi fare ulteriori commenti. Anche perché per poterli fare, non di meno approfonditi, dovremmo avere a disposizione il testo ufficiale dell’AI Act che invece non c’è.

Ciò che oggi ci è dato sapere risiede nel fatto che il 9 dicembre 2023 dopo molte ore di trattative, il trilogo (Commissione, Consiglio e Parlamento europeo) ha raggiunto un “accordo provvisorio” sull’AI Act, ma nulla di più. Ci spieghiamo meglio. Si tratta di un accordo “politico” che muove dalla necessità di (dover) stabilire delle regole volte a disciplinare sistemi di intelligenza artificiale.

Non si tratta di una novità. Ricordiamo infatti che, dall’aprile 2021, esiste una proposta di regolamentazione sull’intelligenza artificiale presentata dalla Commissione europea e rivisitata dal Parlamento europeo il 14 giugno di quest’anno.

La Commissione è infatti chiamata a sostenere il Consiglio della UE e il Parlamento europeo nelle strategie legislative, avviando proposte di questo tipo che poi si alimentano grazie al confronto di questi tre indispensabili attori. Solo così si poteva giungere alla conclusione dei negoziati interistituzionali (trilogo), come è avvenuto nella notte del 9 dicembre scorso.

AI Act: le tempistiche

Ma la conclusione dei negoziati non significa affatto un’approvazione della legge e quindi la sua entrata in vigore dal cui step siamo (forse) ancora lontani. Sulle reali tempistiche come riferisce il prof. Giovanni Ziccardi, da Bruxelles arriva un’attendibile timeline secondo la quale:

Quindi per l’entrata in vigore dobbiamo aspettare l’estate, almeno.

In ogni caso, e per completezza, invitiamo a seguire gli sviluppi rimandando ai documenti ufficiali che Kai Zenner, capo dell’ufficio dell’eurodeputato Axel Voss, via via li raccoglie e li mette qui a disposizione.

Altre fonti interessanti e che possono offrire degli spunti in ordine al decorso legislativo dell’AI ACT sono ricavabili anche dal Future of Life Institute (FLI) ossia quell’Istituto composto da istituzioni di governance, industria e mondo accademico e da una pletora di professionisti/esperti in varie discipline (scienze comportamentali, medicina, apprendimento automatico, ingegneria, diritto e design).

Quindi, la strada è tracciata, ma non può dirsi certo conclusa e dai comunicati ufficiali, sebbene noti e importanti, non possiamo nemmeno svolgere considerazioni di merito approfondite. D’altronde, un accordo provvisorio — lo dice il termine stesso — non rappresenta nulla di conclusivo se non una importante intesa politica raggiunta sul tema. Mentre, la parola è andata adesso ai tecnici e così l’iter legislativo procede.

AI Act: “un bel tacer non fu mai scritto”

Certo la fatica normativa di (provare a) stare al passo con la regolamentazione è tanta, a maggior ragione che la materia (quella tecnologica) è ontologicamente in continua evoluzione. E il rischio è che ad inseguire i dettagli della tecnologia qualsiasi norma arrivi già superata. Basti pensare che nel 2021 agli albori della proposta di Regolamento, l’AI generativa (ChatGPT o simili per intenderci) non c’era o non era conosciuta ovvero adoperata/sviluppata come lo è oggi.

Ecco perché occorre andare cauti, ed è prevedibile che ci saranno ulteriori limature (da fare) sul testo e magari si cercherà di favorire maggiormente sedimentazione tecnologica e astrazione normativa.

Torna dunque in auge il famoso detto “un bel tacer non fu mai scritto” che ci impone di fermarci a pensare e attendere gli ulteriori sviluppi.

Sembra esserci ormai con i tempi digitali che corrono non solo una foga a regolamentare che sembra sfociare in una pericolosa ipertrofia legislativa, ma anche un impulso irrefrenabile da parte di alcuni esperti del settore a commentare per primi, come se non ci fosse un domani.

Forse dovremmo tutti prendere un bel respiro e fermarci a meditare, attendendo con pazienza le inevitabili e ulteriori limature sulla proposta della Commissione. Urge rendersi conto che altrimenti il pericolo reale non saranno affatto le intelligenze artificiali in grado di sostituirci, ma saremo noi a implorare inevitabilmente di farci sostituire da esse, perché totalmente incapaci di fare qualcosa di vagamente intelligente. Quindi, aspettiamo, posando noi per primi la penna più o meno digitale.

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