Bye bye Gov.it. Antonio Samaritani, direttore generale dell’Agenzia per l’Italia digitale (AgID), il 12 febbraio ha determinato che il nome a dominio in questione sarà riservato alla sola pubblica amministrazione centrale e che tutte le altre articolazioni dello Stato (Regioni, Provincie, Comuni ecc.) dovranno abbandonarlo entro il 30 giugno 2018.
La motivazione addotta da Samaritani risiede nell’allineamento alle pratiche internazionali che individuano solo le pubbliche amministrazioni centrali con il suffisso gov.
La misura era stata ventilata nel Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del maggio 2017 allorquando veniva approvato il Piano triennale per l’informatica nella Pubblica amministrazione.
Nel piano triennale si stabilisce che AgID emana le disposizioni per il riordino del dominio “gov.it”, al fine di riorganizzarlo con una segmentazione che risponda a criteri internazionali e consenta di raggruppare i siti delle amministrazioni centrali.
Il nome a dominio gov.it (cosiddetto di secondo livello) attivato sedici anni fa, ha avuto un forte rilancio quando Renato Brunetta, Ministro per l’Innovazione e la tecnologia, nel 2009 lo rese obbligatorio per tutte le Pubbliche amministrazioni, scuole comprese.
Infatti, a oggi si contano oltre 10mila nomi di pubbliche amministrazioni registrati con il gov.it e gli istituti scolastici ne sono la maggior parte con circa 8.700 nomi.
Ora, a distanza di meno di dieci anni si cambia direzione. Bene, ma non si sa ancóra quale sia questa direzione. Cioè, scuole e Comuni (ma pure aziende sanitarie a esempio) non hanno indicazioni su quale nome a dominio scegliere per sostituire quello che hanno in uso sotto la gerarchia gov.it.
Fonti interne ad AgID preannunciano l’imminente pubblicazione di un documento contenente risposte alle domande più frequenti da parte degli operatori pubblici.
Al momento comunque si registra un malumore strisciante tra i più attenti addetti ai servizi ICT delle pubbliche amministrazioni coinvolte dal cambiamento che si esprimono nelle pagine di forum.italia.it, lo spazio voluto da AgID e il Team Digitale di Diego Piacentini per consentire un continuo confronto sui servizi pubblici digitali.
Molti i riferimenti al maggior costo che, nel suo complesso, la PA dovrà sostenere: infatti i nomi a dominio gov.it sono gratuiti e la forzata migrazione verso la gerarchia .it comporterà l’acquisto del nome e il suo mantenimento annuale a favore di un cosiddetto maintainer, cioè un soggetto privato che si occupa della iscrizione del nuovo nome presso il Registro italiano dei nomi a dominio.
Inoltre il cappello gov.it costituisce un ulteriore strumento per meritare la fiducia dei cittadini poiché nessun altro, se non la PA stessa, può accedere alla registrazione del nome. In altre parole, il cittadino può sentirsi più garantito se consulta gli atti da www.miocomune.gov.it rispetto a www.miocomune.com o www.miocomune.info.
Ad ogni modo, spiace constatare che delle annunciate buone pratiche di consultazione pubblica su queste materie per bocca del Team per la Trasformazione digitale, stavolta non ce ne sia stata l’ombra. Eppure, è il parere di alcuni attivi commentatori, ce ne sarebbe stata necessità.
Infine, per quanto riguarda la Pubblica amministrazione centrale, la recente determinazione di AgID introduce delle novità importanti sul fronte sicurezza e usabilità.
Infatti i nomi a dominio dovranno puntare a risorse web rispettose dei criteri di accessibilità, trasparenza e formato secondo le indicazioni contenute nel sito design.italia.it; dovranno superare test di vulnerabilità che verranno ripetuti ogni due anni.
La mancanza dei requisiti impedirà l’assegnazione del nome a dominio richiesto dall’Amministrazione centrale o, in caso in cui il nome sia già stato assegnato, provocherà una sospensione nell’uso del gov.it.
Le prime verifiche verranno condotte a partire già dal prossimo marzo quando, tra le altre, verranno verificate le presenze on-line dell’Agenzia delle Entrate – Riscossione.
Ad aprile sarà la volta di AgID stessa, dell’Avvocatura dello Stato e del Dipartimento della Funzione pubblica; a maggio Guardia di Finanza, INAIL e INPS; tra giugno e luglio tutti i Ministeri e i Vigili del fuoco.