L’Agcom va avanti nella regolazione dei prezzi all’ingrosso di accesso alla rete di Tim pagati dagli OLO e approva, come apprende Radiocor, la delibera che aveva mandato in consultazione nei mesi scorsi. L’impianto originario, con una regolazione che diventa per la prima volta quinquennale, e quindi vale gli anni 2024-2028, è stato confermato. La novità principale, sempre stando a quanto si apprende, riguarda una riduzione prevista per i prezzi della rete in rame. Un fattore che viene incontro agli operatori concorrenti di Tim. Per il 2023 l’Autorità aveva, invece, seguito una linea di segno opposto, decidendo un rialzo dei costi del rame, che rappresenta ancora la maggioranza dell’infrastruttura, e una diminuzione di quelli della fibra. Decisione che si era, dunque, tradotta in un guadagno per Tim. Una decisione che aveva fatto discutere: Perché Tim dovrebbe investire in fibra, se i prezzi di accesso all’ingrosso alla sua rete in rame aumentano?
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Ma ora le cose sono cambiate.
Dario Denni (Europio Consulting): ‘Tema prezzi significativo, ma è solo una parte del problema per gli OLO’
“Il tema del controllo dei prezzi è significativo, ma rimane soltanto una parte del problema che gli operatori concorrenti devono risolvere – dice Dario Denni, presidente di Europio Consulting – Qui si tratta proprio di mantenere ancora in vita i mercati regolamentati, quantomeno l’accesso ai servizi passivi. Sulla segmentazione dei remedies nelle città mi sembra ormai inevitabile. Ma il tema più grande è aver consentito a Tim per tre anni di ragionare sul coinvestment senza addivenire a nulla di concreto. Agcom dovrà risolvere sia la matassa degli accordi rimasti appesi e cercare di capire con Netco chi sono i veri interlocutori e che inquadramento regolamentare dare alla nuova fattispecie. Dunque, i prezzi al 2028 sono la parte fissa di uno scenario in movimento”.
Il nuovo listino va vanti in parallelo con lo scorporo della rete Tim
Dopo la decisione di ieri da parte del consiglio dell’Agcom, si aspetta il parere dell’Antitrust per poi notificare il provvedimento alla Ue. Nei giorni scorsi è, nel frattempo, arrivata all’Autorità la notifica dell’operazione di scorporo della rete di Tim, che non incide per il momento sulla regolazione dei prezzi. Un processo che va avanti, parallelamente alla separazione in corso dell’infrastruttura.
Nello schema di provvedimento posto in consultazione, il cui impianto generale viene confermato, l’analisi contenuta ha dimostrato che il mercato dei servizi di accesso centrale all’ingrosso (bitstream) risulta competitivo e, in quanto tale, non più suscettibile di regolamentazione ex ante. Conseguentemente viene rimossa la regolamentazione in capo a Tim.
Individuate nuove aree del Paese pienamente concorrenziali
Inoltre sono state individuate aree del Paese pienamente concorrenziali, nelle quali vengono rimossi gli obblighi regolamentari attualmente in capo a Tim, rispetto alle aree del resto d’Italia in cui viene confermata la posizione di significativo potere di mercato di Tim (unitamente alla controllata Fibercop) e, conseguentemente, l’imposizione di misure previste dal Codice.
Viene anche individuata una serie di aree, definite Comuni contendibili, in cui, essendo stata riscontrata una pressione concorrenziale significativa, ma non ancora consolidata, viene alleggerito il solo obbligo di controllo dei prezzi per alcuni servizi.
Dall’aumento dei prezzi della vecchia rete in rame di Tim, decisi nel precedente provvedimento dell’Autorità, erano scaturiti, secondo alcuni calcoli, oltre 50 milioni di euro in più nelle casse dell’ex incumbent.