Prima relazione annuale per la nuova consiliatura dell’Autorità presieduta da Giacomo Lasorella, che oggi nel suo intervento in Parlamento ha sottolineato la delicatezza dell’azione di Agcom in un periodo di “tumultuosa trasformazione” dovuta all’avvento de digitale in tutte le pieghe della nostra vita. Una trasformazione digitale “accelerata dalla pandemia”, ha sottolineato Lasorella, ricordando fra le principali trasformazioni in atto il passaggio della Serie A allo streaming, per il quale l’Autorità ha emanato un duplice atto di indirizzo. Un processo su cui Agcom vigila da vicino. Il 5G è una grande opportunità di sviluppo di nuovi business e l’Autorità ha avviato un’indagine conoscitiva sulle sue prospettive in ambito privato.
La sfida parte da calcio in streaming, siamo vigili ma ottimisti
“Siamo in una fase complessa, caratterizzata da una tumultuosa transizione verso il mondo digitale che costituisce una delle sfide più importanti che attendono Agcom in questa consiliatura”. Così il presidente dell’Agcom Giacomo Lasorella.
“Agcom – spiega Lasorella – si sta attrezzando per governare questa svolta digitale per gli atti di vigilanza di sua competenza” e “un primo grande banco di prova sarà sulla fruizione delle partite del campionato di calcio di serie A”.
Il presidente racconta: “Abbiamo detto agli operatori, non solo a Dazn e Tim ma a tutti, che devono definire le modalità tecnico-operative prima dell’avvio della prossima stagione calcistica. C’è un preciso set di scadenze”.
C’è preoccupazione su questo fronte? “Siamo vigili, ma ottimisti”, dice Lasorella. E sulla separazione volontaria della rete d’accesso di Tim con la creazione della società Fibercop, il presidente spiega che “la consultazione pubblica è stata conclusa in entrambi i casi. Ora serviranno i provvedimenti”….
Copertura a banda larga, resta il gap fra Nord e Sud e città campagna
Nella copertura in banda larga e ultralarga “sussistono ancora differenze molto significative tra i diversi territori del Paese e, in particolare, tra Centro Nord e Sud e, come si usava dire, tra città e campagna”, ha sottolineato Lasroella. “Pur tuttavia – rileva Lasorella – gli ingenti investimenti pubblici e privati attualmente in campo ed un contesto di concorrenza crescente nei mercati dei servizi di accesso alla rete fissa lasciano intravedere una situazione infrastrutturale in forte evoluzione”. “Il Piano nazionale ripresa e resilienza (Pnrr) recentemente approvato in via definitiva con decisione di esecuzione da parte del Consiglio europeo – ricorda il presidente – prevede infatti 6.7 miliardi di euro per le reti ultraveloci (fibra ottica, Fwa e 5G)”. “Si tratta – aggiunge Lasorella – di investimenti complementari (e non sostitutivi) rispetto alle concessioni già approvate nelle aree bianche (o con bandi 5G) accompagnati da un percorso di semplificazione normativa volto a garantire, in coerenza con una logica competitiva, il più rapido e capillare sviluppo delle reti di telecomunicazione nelle aree ancora prive di copertura, con l’obiettivo ultimo di assicurare entro il 2026, ai cittadini, scuole ed imprese l’accesso a servizi digitali di alta qualità fino ad 1 Gigabit (anticipando così di quattro anni l’obiettivo della nuova strategia europea Digital Compass)”.
Effetti pandemia pesano su settore, risorse -4,8%
Gli effetti della crisi pandemica si sono fatti sentire sul settore delle telecomunicazioni, che ha mostrato una flessione, in termini di risorse complessive, del 4,8%. “La contrazione – ha spiegato Lasorella – è più marcata nella rete mobile (-5,9%), mentre la rete fissa mostra riduzioni più contenute (-3,8%). Ciò nonostante, comunque, il settore nel suo complesso ha mostrato una maggiore resilienza e una migliore capacità di tenuta rispetto all’andamento del sistema economico in generale.
Analizzando le cifre più in dettaglio, nel mercato della rete fissa emerge l’importanza dei servizi dati, i cui introiti sono cresciuti del 2,9%, mentre sono ulteriormente calati quelli derivanti dai servizi vocali (-21,8%)“.
Rete protagonista in pandemia, copertura fibra +30%
La rete internet è stata “la grande protagonista dell’anno appena trascorso: un anno di pandemia in cui l’uso della rete si e’ ampliato e intensificato”, ha detto il presidente Agcom. “Tale tendenza – ha spiegato Lasorella – è riconducibile alla crescita degli abbonamenti a banda larga e a banda ultra larga – strettamente connessa al forte incremento del traffico online – la cui consistenza media ha raggiunto lo scorso anno 17,9 milioni (+2,8%). Attualmente la copertura del territorio nazionale, considerando l’infrastruttura qualitativamente capace di garantire prestazioni in termini di velocità di connessioni migliori, ovverosia la fibra ottica (tecnologia Ft), risulta pari al 33,7% delle famiglie italiane, in crescita rispetto al 30% del 2019″.
Guardando all’attuale situazione della diffusione dei servizi a banda larga sul territorio italiano, “a fine 2020 gli accessi broadband e ultrabroadband, residenziali e affari, hanno superato 18,1 milioni di unità, pari ad un rapporto di 30,4 linee ogni 100 abitanti. Tale indicatore è pari a 20,4 linee per 100 abitanti per le connessioni con capacità maggiori di 30 Mbit/s (16% nel 2019) e scende a 15,6 linee (11,7% lo scorso anno) con riguardo a quelle con velocità superiore a 100 Mbit/s”…
PNRR, investimenti in arrivo
In particolare, il Piano nazionale ripresa e resilienza (Pnrr) prevede 6,7 miliardi di euro per le reti ultraveloci (fibra ottica, Fwa e 5G): “Si tratta – aggiunge Lasorella – di investimenti complementari (e non sostitutivi) rispetto alle concessioni già approvate nelle aree bianche (o con bandi 5G) accompagnati da un percorso di semplificazione normativa volto a garantire, in coerenza con una logica competitiva, il più rapido e capillare sviluppo delle reti di telecomunicazione nelle aree ancora prive di copertura, con l`obiettivo ultimo di assicurare entro il 2026, ai cittadini, scuole ed imprese l`accesso a servizi digitali di alta qualità fino ad 1 Gigabit (anticipando così di quattro anni l’obiettivo della nuova strategia europea Digital Compass)”...
Industria italiana dei media si sta indebolendo
L’industria italiana dei media si sta indebolendo. Un fenomeno “preoccupante”. “I servizi digitali come i media on demand, il video streaming e la broadband Tv, le piattaforme social, i servizi Over-the-top stanno trasformando radicalmente la tradizionale nozione di contenuto audio-video, così come le dinamiche del mercato, le opzioni tecnologiche e le abitudini di consumo. Il fenomeno è globale, ma viene ovviamente declinato in ciascun Paese in modo diverso. In Italia l’effetto più evidente, e più preoccupante, è quello dell’indebolimento dell’industria italiana dei media, il cui valore economico è in calo da oltre un decennio”, ha evidenziato Lasorella.
Per il presidente dell’Agcom “ciò conferma non solo la fragilità della nostra industria culturale, ma segnala probabilmente anche un vuoto di politica industriale da colmare in un settore che gode di grande prestigio nel mondo quanto a sapienza tecnica e qualità dei contenuti”.…
La pubblicità pesa sui media tradizionali
La crescita della domanda di informazione dovuta alla crisi pandemica non ha avuto effetto sui ricavi del settore media decisamente penalizzati dal calo della pubblicità. Nel 2020 i risultati economici sono fortemente negativi per tutti i mezzi di comunicazione con una flessione degli introiti pubblicitari “causata sia dalla minore disponibilità di spesa degli inserzionisti sia dall’abbassamento dei prezzi di vendita degli spazi pubblicitari, ad eccezione di quelli dell’online”, ha detto.
“Tutto ciò si traduce in una riduzione complessiva dei ricavi per i media, che alla fine del 2020 scendono a 11 miliardi, con una perdita rispetto al 2019 di oltre 1 miliardo, corrispondente a una variazione negativa del 9,5%, in analogia con il generale quadro macroeconomico (con una variazione del Pil pari a -9%)”. L’anno appena trascorso “ha evidenziato, anche in connessione con la pandemia, un incremento significativo dell’offerta televisiva a pagamento sul web sia da parte di operatori tradizionali (Rai e Mediaset) sia nuovi (Netflix, Amazon Prime, Dazn, Disney+), che raggiungono una quota pari al 21% e costituiscono le uniche offerte in aumento (+7 punti percentuali), determinando peraltro anche la riduzione della concentrazione del relativo mercato (l’indice HHI passa da 7.242 punti a 6.624)”.
Settore radiofonico
Nel settore radiofonico, nell’ultimo anno si è registrata una contrazione degli ascolti e dei ricavi, ma anche un cambiamento delle abitudini degli italiani a causa della riduzione degli spostamenti in auto, dell’ampio ricorso al lavoro agile. Nell’editoria quotidiana, l’Autorità ha censito 105 testate, per un valore complessivo di 1.103.826.466 copie (-13,4% rispetto al 2019). “La crisi strutturale della stampa tradizionale – ha sottolineato Lasorella – si sta rilevando sempre piu’ marcata e mostra di non aver beneficiato particolarmente della accresciuta domanda di informazione dovuta alla crisi pandemica. Nel secondo trimestre 2020, solo il 17,6% degli italiani ha scelto in media di informarsi sui quotidiani, secondo un trend in discesa che e’ comune a tutta l’Unione Europea”.
SIC in calo dell’1,4% nel 2019
Il Sistema Integrato delle Comunicazioni (Sic) per l’anno 2019 ha evidenziato un valore pari a 18,1 miliardi di euro, l’1,01% del Pil, con una riduzione dell’1,4% rispetto al 2018, in controtendenza rispetto al trend di crescita che ha interessato, nel medesimo periodo, l’economia nazionale. Tra le diverse aree economiche che compongono il Sic, quella dei servizi di media audiovisivi e radio conferma il primato, con un peso del 48%.
“Sebbene in diminuzione, il comparto editoriale, costituito da quotidiani, periodici e agenzie di stampa, mantiene la seconda posizione. Prosegue il trend di crescita dell’area dell’editoria elettronica e pubblicità online, che nel 2019 – ha spiegato Giacomo Lasorella – si avvicina al 20% del totale (+2% rispetto all’anno precedente). Seguono, con quote sensibilmente inferiori, il cosiddetto below the line (ossia, le iniziative di comunicazione e le sponsorizzazioni), il settore cinematografico e la pubblicità esterna”. Anche nel 2019 nessuno tra i principali soggetti ha realizzato ricavi superiori al tetto del 20%.