L’articolo pubblicato sabato mattina su La Verità, a firma di Alessandro De Rold, rilancia uno sguardo inquietante e sollecita più di un dubbio sulla legittimità della nomina del Segretario Generale dell’AGCOM.
L’articolo richiama un’interrogazione del 17 luglio 2018 a firma del senatore Elio Lannutti, nella quale si fa esplicito riferimento alla presunta mancanza di requisiti richiesti per il posto in AGCOM.
Sull’argomento in AGCOM si dibatte da tempo sull’esistenza o meno di questi requisiti. Sin qui le presunzioni o le illazioni, alle quali l’articolo di De Rold aggiunge però un nuovo tassello con la notizia di una presunta apertura di procedimento da parte dell’ANAC sulla vicenda.
Non sappiamo ancora se tutto ciò corrisponda a quanto realmente accaduto.
Il nocciolo della vicenda risiede in una disposizione della cosiddetta Legge Severino, il decreto legislativo n° 39 del 2013, che vieta di conferire incarichi di vertice nelle pubbliche amministrazioni a soggetti che, nei due anni precedenti, abbiano svolto incarichi o ricoperto cariche in enti di diritto privato regolati o finanziati dall’amministrazione che dovrebbe conferire loro l’incarico.
Lo scopo della norma è, come è noto, prevenire conflitti di interesse, evitando l’ingresso in pubbliche amministrazioni – e in particolare in quelle dotate di poteri di regolazione, come ad esempio AGCOM – di persone che abbiano avuto in epoca recente rapporti con organismi regolati o finanziati.
Il segretario generale di AGCOM è stato nominato il 1° aprile 2016 e il dubbio riguarda un incarico assegnato nei due anni precedenti alla nomina in Autorità, in violazione della legge Severino.
Da qui alcuni quesiti.
Corrisponde a verità che il segretario generale di AGCOM abbia ricevuto dal Gruppo Poste Italiane un incarico nei due anni precedenti all’incarico in Autorità? E se si, è stato dichiarato nel curriculum presentato al momento della selezione? E l’incarico è stato regolarmente retribuito?
Se l’ANAC ha effettivamente avviato un procedimento sulla questione, ormai nota ad ogni dipendente di AGCOM, il Segretario Generale potrà, ne siamo certi, rispondere con certezze che chiariscano ogni cosa e Raffaele Cantone potrà arrivare a determinazioni certe.
Rimane, e questo acquista un carattere più generale, il problema sulla consapevolezza o meno del Consiglio di AGCOM sulla vicenda.
Posto che questo incarico del Gruppo Poste Italiane sia stato assegnato al Segretario Generale, il Consiglio era a conoscenza dell’assegnazione, su cui ANAC avrebbe aperto procedimento?
E adesso che ne è a conoscenza, come intende procedere?
L’articolo di De Rold fa anche riferimento alla richiesta di un parere al Consiglio di Stato, richiesta che sembrerebbe non essere ancora pervenuta a Palazzo Spada. Ma quando sarebbe stata inviata?
Non sappiamo come la vicenda finirà.
Ma il solo fatto che un problema del genere si ponga oggi, a fine consiliatura, induce a qualche ulteriore considerazione.
Parlamento e Governo sono chiamati tra poche settimane al rinnovo del nuovo Consiglio di AGCOM. Come è noto, la scelta delle persone è la cosa più delicata che ci sia, specialmente quando riguarda autorità indipendenti, e le persone che saranno scelte dovranno rispondere a criteri di autonomia, competenza e integrità, per trasferire alla struttura i medesimi valori.
La vicenda del Segretario Generale, indipendentemente dal suo risultato, che ci auguriamo possa confermare la correttezza di ogni misura adottata, getta di per sé un’ombra che non dovrebbe mai proiettarsi sul funzionamento interno di un organo così delicato.
Sarebbe davvero importante fare piena luce sulla vicenda e in fretta, per ridare serenità agli interessati e assicurare le migliori condizioni a coloro che dovranno operare con raziocinio le scelte del nuovo Consiglio, che opererà in un agone digitale sempre più competitivo.