Nella regolazione il diavolo si annida nei dettagli.
Non è pertanto affatto secondario che l’AGCOM si occupi dei servizi di manutenzione della rete, apparentemente una materia marginale rispetto alle grandi questioni regolamentari.
In effetti marginale non lo è affatto, come attesta l’imponente contenzioso scaturito dalla diatriba tra OLO e Telecom Italia in materia.
Quale è il tema conteso?
La disaggregazione dei servizi di manutenzione.
In altre parole, la rivendicazione da parte degli OLO di avere voce in capitolo nella scelta delle imprese chiamate ad assicurare questo servizio e di vederci chiaro nei costi che affrontano per le riparazioni, gli aggiornamenti etc…
Ebbene, su impulso dei commissari Antonio Nicita e Antonio Preto, l’AGCOM mi pare sia approdata a una soluzione ingegnosa. Telecom Italia ha sottoposto un impegno con il quale, a livello nazionale:
1) gli OLO sono chiamati a definire gli aspetti contrattuali del rapporto con le imprese terze chiamate ad effettuare la manutenzione;
2) Telecom Italia mantiene il coordinamento generale smistando le richieste di intervento;
3) gli OLO possono chiedere la fornitura disaggregata dei servizi di manutenzione;
4) le imprese terze vengono scelte o sulla base di un’intesa tra Telecom Italia e gli OLO o attraverso un sistema di aggiudicazione, ossia una gara.
Da questa sommaria descrizione la svolta sembrerebbe poca cosa. In realtà si tratta di un avanzamento notevole nella direzione di un perfezionamento della parità di accesso, oggi garantita a livello wholesale ma non sui servizi accessori.
La notizia è buona per almeno due motivi.
Il primo è che interviene in una fase di crisi del modello Openreach in Gran Bretagna: i rimedi riconducibili alla separazione funzionale troverebbero così nuova linfa nelle misure da adottare in Italia.
La seconda, sono i seri dubbi espressi nei confronti del progetto VULA della Germania da parte della Commissione e del BEREC, laddove invece l’Italia si è distinta per tempestività ed efficacia.
Detto altrimenti, il nuovo vento regolatore parte dal sud Europa e non più dal nord che, sempre con un po’ di spocchia, aveva guardato alla esperienza italiana con condiscendenza se non con aperto sospetto. Stavolta dovranno ricredersi.