Oggi giornata ricca di avvenimenti (l’accordo Iliad-Open Fiber) e annunci sul fronte banda ultrlalarga. Mentre da un lato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte annuncia un grande piano, un grande progetto in arrivo in materia di banda larga, dall’altro l’Agcom nella sua relazione annuale auspica una revisione del piano del Piano Bul per evitare sprechi di risorse e velocizzare la diffusione della banda ultralarga nel paese.
L’annuncio di Conte
Il primo ministro Conte ha aperto le danze, annunciando che “Stiamo lavorando, lo annunceremo tra breve, a un grande piano, a un grande progetto in materia di banda larga che è stato al centro delle riflessioni della consultazione nazionale a Villa Pamphilj”, ha detto il premier. Sarà interessante verificare quanti e quali dei suggerimenti contenuti nel piano Colao saranno accolti nel nuovo piano in arrivo, considerato che alcune raccomandazioni dell’ex manager di Vodafone vanno prese con le pinze.
Tanto più che sul fronte delle semplificazioni il decreto appena varato conterrà certamente una serie di misure volte a ridurre i tempi e a semplificare la posa delle nuove reti in fibra e 5G.
Le riserve dell’Agcom sul piano BUL
Dal canto suo, l’Agcom nella sua relazione annuale auspica la razionalizzazione delle risorse e il taglio delle inefficienze nel potenziamento delle reti di tlc nel paese, che contiene un approfondimento sugli effetti nefasti del Covid-19 sulla industry.
Accelerare il piano per le ‘aree grigie’
“In questa fase di rilancio dell’economia – sottolinea l’Autorità – per ridurre il gap infrastrutturale potrebbe essere utile accelerare il piano per le ‘aree grigie’ e rivedere il piano banda ultralarga per aggiornarlo e dimensionarlo, geograficamente, tecnologicamente ed economicamente, alla luce degli interventi infrastrutturali che intanto gli operatori privati hanno realizzato e in vista del potenziamento di servizi come la didattica a distanza e lo smart working”.
Cablare subito le scuole
“Inoltre, è auspicabile che si realizzi un piano di cablatura almeno degli edifici scolastici e degli uffici pubblici. In questo quadro di interventi infrastrutturali, un’attenzione particolare dovrebbe essere rivolta a razionalizzare le risorse ed evitare inefficienze, coordinando gli investimenti pubblici e privati e utilizzando il mix di tecnologie disponibili (fibra ottica, ma anche tecnologie radio come l’Fwa ndr) nel rispetto della neutralità tecnologica”, evidenzia l’Agcom. Tanto più che Il 12,7% degli studenti non ha usufruito della didattica a distanza durante l’emergenza legata al coronavirus.
Serve neutralità tecnologica: puntare su Fwa contro digital divide
Nonostante gli ingenti investimenti infrastrutturali legati all’intervento pubblico e privato, la classica dicotomia esistente tra aree urbane e aree rurali non è stata eliminata. Lo nota l’Agcom facendo un quadro sulla copertura internet in Italia. In numerose province caratterizzate da un
sistema orografico complesso (in particolare per la presenza di montagne), i livelli di copertura, aggiunge risultano ancora ampiamente sotto la media. Il progresso tecnologico, in particolare tramite la diffusione del Fwa (Fixed wireless access), rappresenta sicuramente l’arma principale per
eliminare una simile criticità e testimonia la necessità di un approccio di policy basato sulla neutralità tecnologica e su un’attenta valutazione dei costi e dei benefici, specie in un momento di limitate risorse pubbliche e private disponibili.
Carenza di abbonamenti
Inoltre l’Autorità fa notare che a fronte di livelli di copertura territoriale che potenzialmente consentono all’88,9% delle famiglie di accedere a servizi internet con velocità maggiori o uguali a 30 Mbps, solo il 37,2% di esse possiede effettivamente una simile connessione. Nelle regioni
meridionali la forbice tra copertura (infrastrutturazione) e diffusione (penetrazione) dei servizi broadband e ultrabroadband appare assai maggiore. Ciò mette in luce quanto l’effettiva penetrazione sia un fenomeno complesso in cui un ruolo chiave è svolto da variabili di domanda.
Stimolare la capacità di spesa delle famiglie, quindi, rappresenta uno strumento necessario, da affiancare alla pianificazione degli investimenti infrastrutturali, al fine di dare un forte impulso al processo di digitalizzazione del Paese, specie in un momento di così drammatica crisi economica.
Ricavi pubblicitari, -1 miliardo nel 2020 per Covid
“Nonostante la crescita delle audience e del consumo di informazione rilevato almeno per televisione e internet, i risultati economici del primo trimestre dell’anno sono già fortemente negativi per tutti i mezzi di comunicazione e le previsioni elaborate lasciano supporre una flessione degli introiti pubblicitari (causata sia dalla minore disponibilità di spesa degli inserzionisti sia dall’abbassamento dei prezzi di vendita degli spazi pubblicitari) che a fine anno potrebbe oscillare tra l’11% e il 14%, con una perdita attesa nell’ordine del miliardo di euro rispetto al 2019”, scrive l’Agcom.
Nei primi 3 mesi del 2020 -6% valore sistema delle comunicazioni
Il valore del sistema economico delle comunicazioni nei primi tre mesi del 2020, stimato in 11,6 miliardi di euro di ricavi, risulta inferiore di quasi il 6% rispetto allo stesso periodo del 2019. Lo afferma l’Agcom nell’approfondimento “Le comunicazioni nel 2020” che rende conto degli effetti della pandemia. I tre macrosettori di riferimento, ovvero telecomunicazioni, media e servizi postali, mostrano secondo l’Autorità andamenti pressoché identici.
Nel 2020 impatto Covid fra -4 e -6 miliardi nel 2020
L’impatto negativo prodotto dalla pandemia nel 2020 nel settore delle comunicazioni “è stimabile tra i 4 e i 6 miliardi”, secondo l’Autorità. In particolare l’Autorità prevede un valore complessivo del settore delle comunicazioni che potrebbe scendere a fine 2020 al di sotto dei 50 miliardi di euro, con una perdita rispetto al 2019 dai 3 ai 5 miliardi, corrispondente a una variazione compresa tra il -6% e il -10 per cento
Guardando, dunque, a quello che avrebbe potuto essere l’andamento complessivo del sistema delle comunicazioni nel 2020 in assenza dell’evento congiunturale, l’effetto negativo prodotto dall’epidemia, precisa l’Agcom, è stimabile tra i 4 e i 6 miliardi.
Previsione 2020 Tlc, contrazione del -4% o -6%
Nell’intero 2020 nelle telecomunicazioni la tendenza appare in decisa contrazione anche se inferiore a quella dell’andamento generale dell’economia: è prevista una contrazione tra il 6 e il 10% del settore, a seconda dei diversi scenari macroeconomici. Questa evoluzione da un lato beneficia della crescente domanda di connettività, dall’altro, sconta il trend del Pil che si scaricherà sui redditi degli individui e sugli investimenti tecnologici delle aziende. Per quel che attiene ai media, si prevede che l’impatto dell’epidemia porti, nei mesi successivi, a uno scenario ancora peggiore di quello delineato nel primo trimestre. Sia per le risorse pubblicitarie sia per la vendita di prodotti editoriali, si prevede una severa flessione in tutti i comparti, più accentuata dell’andamento dell’intera economia. Il canone per il servizio radiotelevisivo, data la sua natura di imposta, dovrebbe risentire meno pesantemente degli effetti negativi.
Viceversa, il segmento Vod della Tv a pagamento, che ha visto anche l’ingresso di Walt Disney con il servizio Disney+,dovrebbe mantenere un andamento crescente (grazie alla crescita soprattutto di piattaforme come Netflix e Amazon) seppur più contenuto di quanto mostrato nel primo trimestre
Infine, sull’andamento del settore postale può ipotizzarsi che nel 2020 continuino a influire due elementi ormai osservati da tempo: la flessione strutturale dei servizi postali tradizionali e la progressiva diffusione degli acquisti online.
Tlc, ruolo centrale in emergenza Covid
Il settore delle comunicazioni ha giocato un “ruolo centrale nella gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 dimostrandosi, ancora una volta, l’asse portante di ampi segmenti del sistema economico e sociale”. Lo sottolinea l’Autorità, precisando che “la transizione alla ‘nuova normalità’ sta evidenziando questioni fondamentali che investono, in primo luogo, il ruolo delle infrastrutture e dei servizi di telecomunicazioni, fisse e mobili, e di internet quale precondizione per il godimento dei diritti sociali costituzionalmente garantiti: imprese, scuole, famiglie dipendono più che mai dalla garanzia di connettività sufficiente allo svolgimento in contemporanea di una varietà di attività online e dal grado di copertura delle reti a banda larga e ultralarga”.
Per l’Authority “il digital divide, in tutte le sue dimensioni, a partire da quella socio-economica, oltre che di divario infrastrutturale, emerge, in un periodo di crisi come quello attuale, come un fattore di domanda su cui intervenire per la ripresa della crescita in Italia”.
Il 60% dei ricavi italiani delle piattaforme fatturato all’estero
Circa il 60% dei ricavi italiani delle piattaforme online è fatturato all’estero, rileva l’Autorità.
Esiste un problema, spiega l’Autorità, di contribuzione fiscale delle piattaforme e più in generale esiste un problema di definizione di sistemi di tassazione efficaci dell’economia digitale. Tale criticità rischia di aggravarsi nel prossimo futuro, con l’atteso indebolimento del sistema produttivo nazionale, a seguito della crisi sanitaria, e con l’acuirsi di disuguaglianze economiche e sociali.
In definitiva, a livello mondiale, si sta assistendo a un processo di cosiddetta ‘piattaformizzazione’ delle economie e delle società che pone seri e urgenti questioni da affrontare, specie in un momento di accelerazione della digitalizzazione del Paese, conseguente alla crisi pandemica in atto.