Scade il 21 febbraio la consultazione pubblica avviata dall’Agcom sulla richiesta di proroga di sei anni dei diritti d’uso in banda 3.4-3.6 Ghz, in scadenza nel dicembre 2023. Assegnate a suo tempo (nel 2007) per il Wimax (tecnologia ormai superata), oggi queste frequenze sono state convertite dai detentori (Aria, controllata da Tiscali, Linkem, Tim, Go Internet, Mandarin) a nuovi utilizzi più avanzati, fra cui in particolare Lte Advanced e Fixed wireless access in aree periferiche del paese.
Agcom ha pubblicato il documento, relatore il commissario Antonio Nicita, per sondare il mercato sulla richiesta di proroga al 2029 di una banda alquanto pregiata dello spettro radio, in quanto “gemella” della porzione di spettro 3.6-3.8 Ghz che andrà a gara quest’anno insieme ai 700 Mhz e ai 26.5-27.5 Ghz per il 5G.
C’è da dire che la banda 3.4-3.8 Ghz è una delle bande definite pioniere del 5G dalla Commissione Ue e dagli organismi internazionali, che nel nostro paese è stata spacchettata in vista dell’asta imminente e visto che appunto la porzione 3.4-3.6 Ghz è già occupata dagli operatori (che ne chiedono la proroga dei diritti) ma anche dal Ministero della Difesa, che detiene 74 Mhz, che prima o poi potrebbe liberare.
Orientamento dell’Autorità
L’orientamento dell’Agcom è quello di accordare la proroga dei diritti in banda 3.4-3.6 Ghz, ma con alcuni vincoli. In primo luogo, ridimensionando i blocchi precedentemente assegnati (2×21 Mhz) riducendoli a 2×20 Mhz, per un totale di 40 Mhz, che potrebbero essere resi contigui per tutti gli operatori con un piano di riallocazione dell’intera banda (l’obiettivo generale è deframmentarla).
In prospettiva, la riorganizzazione della banda 3.4-3.6 Ghz, “nell’ipotesi di futura liberazione della restante porzione di banda 3.4-3.6 Ghz attualmente in uso alla Difesa, avrebbe il vantaggio di disporre di ulteriori 80 Mhz (74+2×3 Mhz) e quindi una quantità conforme ai nuovi requisiti tecnici (100 Mhz contigui è una delle indicazioni per il 5G ndr)”, da poter eventualmente mettere a disposizione del 5G.
Gli operatori dovranno poi rendicontare gli investimenti sostenuti e dimostrare (su base annua) l’uso efficiente delle frequenze, incluso lo sviluppo della copertura e la qualità della stessa.
L’Agcom ha intenzione inoltre di fissare l’obbligo per gli operatori che ottengano la proroga di consentire ad altri operatori di poter offrire servizi 5G, ad esempio nel campo dei trasporti, dell’energia e dell’industri 4.0. “L’obbligo dovrebbe consistere in un’offerta wholesale alla propria capacità trasmissiva wireless”, si legge nel documento.
Infine, per quanto riguarda i contributi per la proroga dei diritti d’uso in banda 3.4-3.6 Ghz, l’Autorità propone che siano parametrati, a parità di frequenze, durata ed estensione geografica, a quanto sarà definito in termini di valori minimi nella procedura per la banda gemella 3.6-3.8 Ghz, che andrà all’asta quest’anno.
Alessandro Frizzoni, amministratore delegato di Go Internet afferma: “Accogliamo favorevolmente le indicazioni espresse da Agcom nella consultazione pubblica 3.4-3.6 e ci auspichiamo la preziosa estensione dei diritti di questa porzione di spettro frequenziale fino al 2029. Ciò porterebbe numerosi benefici allo Stato e agli operatori interessati nonchè la possibilità di realizzare nuovi investimenti per l’introduzione del 5G”.