Agcom tra i regolatori più attivi e innovativi in Europa nella ricerca di nuove soluzioni per diffondere la banda larga fissa e mobile. Dopo aver anticipato di qualche settimana l’Ofcom, lanciando per prima una consultazione pubblica sull’inserimento della banda larga negli obblighi di servizio universale, il Consiglio dell’Agcom ha approvato il 7 aprile scorso l’avvio di una consultazione pubblica circa le modalità di uso condiviso dello spettro, a partire dalla modalità in Licensed Shared Access (LSA). Anche in questo caso il relatore è il Commissario Antonio Nicita, al quale abbiamo posto alcune domande.
Key4biz. Prof. Nicita, può spiegare in poche parole che cos’è il Licensed Sharing Access (LSA) e perché Agcom ha deciso di lanciare una consultazione, prima in Europa?
Antonio Nicita. Nel modello LSA i diritti d’uso individuali di una porzione di spettro già assegnata ad un utilizzatore (cosiddetto incumbent) possono essere rilasciati su base volontaria ad uno o più nuovi soggetti co-titolari (c.d. licenziatari LSA) per l’utilizzo delle medesime risorse spettrali nel rispetto di condizioni di protezione condivise, anche eventualmente dinamiche negli usi. Si tratta di un modello approvato dall’RSPG e che sarà implementato dai vari paesi non solo in Europa.
Key4biz. Perché Agcom ha deciso di lanciare una consultazione, prima in Europa e tra i primi a livello mondiale?
Antonio Nicita. Perché il modello possa essere attivato su base volontaria e sperimentato occorre che sia favorita l’emersione di un contesto istituzionale adeguato. E’ opportuno che un soggetto terzo indipendente come Agcom definisca il quadro complessivo delle regole il c.d. sharing framework, in modo da garantire un determinato livello di qualità di servizio ai licenziatari LSA, salvaguardando al contempo le utilizzazioni esistenti.
Key4biz. Da dove nasce l’esigenza di condividere lo spettro in via licenziataria?
Antonio Nicita. La crescita esponenziale di ‘fame da banda mobile’ dovuta all’esigenza di connessioni ad alta qualità in mobilità non potrà essere soddisfatta nei prossimi anni dal 4G né dallo spettro mediamente disponibile nei diversi paesi. Non si tratta soltanto, però, di capacità di spettro ma della modalità di utilizzarlo, comprimerlo, condividerlo. Infatti, la sfida dell’Internet of things rende necessarie forme di comunicazioni del tutto differenti da quelle che avvengono tra persone tanto in termini di capacità che in termini distribuzione geografica.
Key4biz. Quindi in prospettiva anche per il 5G?
Antonio Nicita. Il 5G è un punto di arrivo finale dell’evoluzione di un ecosistema delle comunicazioni mobili che avrà bisogno di moltissimo spettro da utilizzare per ogni forma possibile di connessione. Ne consegue che dovranno convivere in questo contesto, anche modelli giuridico-economici, contrattuali e organizzativi diversi in merito all’allocazione dello spettro. Per questo assume una rilevanza centrale il tema della condivisione delle risorse spettrali rispetto ai tradizionali usi esclusivi. Inoltre, l’Italia ha avviato, tra i primi al mondo, una sperimentazione su questo modello per le bande 2.3-2.4 Ghz proprio per capire le modalità con le quali questo modello, fortemente spinto anche dalla Commissione europea per garantire nuove porzioni di spettro, potrà funzionare. Agcom oggi propone un quadro regolatorio che farà da punto di riferimento a livello europeo.
Key4biz. In quali porzioni di spettro sarà applicato l’LSA?
Antonio Nicita. E’ ancora presto per dirlo. Proporre da parte del regolatore un framework di regole al quale gli operatori possono aderire volontariamente anche per le frequenze già assegnate, una volta che tutto l’impianto di controllo e database sarà messo in piedi, ha come scopo quello anche di lasciare spazio al mercato nei tempi e nelle porzioni di spettro. E’ evidente che l’uso dinamico dello spettro si associa tanto all’efficienza economica quanto a quella tecnica dell’intensità d’uso.
Key4biz. La banda 700 sarà coinvolta in questo processo?
Antonio Nicita. Sì ma in futuro, la liberazione di spettro per potenziare la banda larga mobile e le modalità 5G non potrà venire soltanto da nuove risorse spettrali (tra le quali ovviamente la banda 700Mhz) ma anche dalle modalità con le quali miglioreremo l’efficienza e la performance delle bande di spettro esistenti. Forme di condivisione volontaria o regolamentata costituiscono allora i prossimi passi irrinunciabili delle nuove politiche dello spettro che accompagneranno il futuro sviluppo della banda mobile. E su questo tema l’Italia può giocarsi un ruolo da leader nell’arena mondiale e certamente tra i primi in Europa come avvenuto per la banda L e lo sharing geografico della banda 3.6-3.8 Ghz.