Relazione Agcom

Agcom: la pubblicità online torna a crescere. Google consolida il primo posto

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Nella Relazione Agcom presentata stamani a Roma, il presidente Cardani evidenzia che il valore complessivo della pubblicità online è tornato a crescere del 10% nell'ultimo anno. A Google il primo posto con una quota di mercato del 30%.

L’Agcom avrà un ruolo centrale nella realizzazione degli obiettivi del Digital Single Market. Lo ha detto chiaramente il presidente Angelo Marcello Cardani stamani alla Camera presentazione la Relazione annuale dell’Autorità, illustrando uno scenario in piena trasformazione con un ruolo di Agcom ‘destinato a crescere’.

“Si sta assistendo – ha osservato Cardani – ad una vera e propria rivoluzione digitale che provoca effetti su tutto il sistema socio-politico ed economico, in particolare sul settore dei media”.

La parola d’ordine, lo riconosce anche il presidente dell’Agcom, è la convergenza.

Convergenza nel settore media e tlc, correlata dal lancio di servizi quad play e avanzata a tambur battente degli Over The Top anche in Italia con la crescente distribuzione dei contenuti online, sempre più apprezzati dal pubblico.

Senza tralasciare il grosso spazio che Google e Facebook si sono ritagliati nella pubblicità online anche in Italia. Big G si piazza al primo posto mentre il social di Zuckerberg continua a salire.

 

I media classici hanno perso 2 mld di euro negli ultimi 5 anni

Il 56% dei cittadini europei utilizza, infatti, internet per scopi culturali e la spesa per l’intrattenimento digitale e dei media registrerà tassi di crescita a doppia cifra per i prossimi cinque anni.

Accanto a questo si deve citare il ruolo sempre più importante degli operatori del web anche nella pubblicità con in testa Google e Facebook che recuperano terreno rispetto ai media ‘classici’ (Tv, quotidiani e radio).

Questi ultimi, indica l’Agcom, negli ultimi 5 anni hanno perso complessivamente quasi 2 miliardi di euro, con una riduzione pari al 16% nel periodo 2010-2014, con punte superiori al 30% nel caso dei quotidiani.

Il settore media registra tra il 2013 e il 2014 un calo del 3,2%, passando da un valore complessivo di 14,8 miliardi a 14,3. La tv mantiene la porzione maggiore (8,5 miliardi), ma perde l’1,5%. In forte calo l’editoria: da 4,6 miliardi a 4,1 (-10,7%). Cresce invece internet da 1,4 miliardi a 1,6 (+10%).

Continua la crisi del settore pubblicitario: l’andamento dei ricavi mostra una continua riduzione, passando dai 9,8 miliardi del 2010 ai 7,4 miliardi del 2014 (rispetto al 2013 il calo è contenuto a 54 milioni).

Per quanto riguarda la tv, la componente pubblicitaria rappresenta la fonte di ricavo prevalente, pesando per oltre il 40% sulle entrate complessive. Un’incidenza non molto inferiore (37%) è esercitata dalla pay tv, mentre il canone rappresenta il 19%.

Sky resta però regina dei ricavi tv in Italia nel 2014, con una quota del 34,1% (in crescita dell’1,4%). Mediaset si riprende il secondo posto, toltole nel 2013 da Rai. Ora il Biscione ha una quota del 27,8% (-0,7%), Rai ha una quota del 27,2% (-1,5%). Seguono Discovery (1,9%) e Gruppo Cairo (1,7).

Nell’editoria i ricavi derivanti dalla raccolta pubblicitaria si riducono del 9% (da 941 a 859 milioni di euro). Gli introiti derivanti dall’utente valgono 1,2 miliardi, con una perdita di 30 milioni (-2%): in flessione in particolare i ricavi da vendita di copie (-4%, pari circa a 40 milioni).

Pubblicità online, Google resta regina

Il valore complessivo della pubblicità online, dopo una leggera flessione nel 2013, è tornato a crescere (del 10%) nell’ultimo anno. Gran parte di tale crescita è attribuibile all’incremento (del 13%) delle inserzioni pubblicitarie di tipo display (soprattutto di tipo social) e video.

L’assetto nazionale presenta caratteristiche analoghe a quello internazionale, con Google che mantiene e rafforza la prima posizione, con una quota superiore al 30%, distaccando ancora ampiamente Seat Pagine Gialle e Facebook, nel 2014 pressoché appaiati, data la variazione di segno opposto registrata dalle rispettive quote. Seguono, con quote decisamente più basse, altri operatori internazionali e nazionali, che vendono spazi pubblicitari sui propri siti web o svolgono la raccolta pubblicitaria per conto di terzi.

In particolare, se si osservano i dati sulle risorse pubblicitarie online, la struttura di mercato appare piuttosto concentrata con pochi grandi gruppi internazionali (Google e Facebook in particolare), leader di mercato, ed una serie di altri operatori con quote assai più limitate e decrescenti.

Consolidamento

Il mercato europeo delle tlc mostra una “tendenza al consolidamento” e “anche in Italia si intravedono negoziati tra le principali imprese del settore delle comunicazioni, finalizzati al consolidamento“. Questa una delle caratteristiche del settore messe in evidenza dal presidente dell’Agcom che individua anche altre due tendenze: l’incremento di accordi tra operatori di tlc e imprese di marcati complementari; le partnership tra produttori di contenuti e i cosiddetti Over the Top.

Anche in Italia, ha proseguito, “si intravedono negoziati tra le principali imprese del settore delle comunicazioni, finalizzati al consolidamento. Ne sono esempio l’annuncio della joint venture tra Wind e H3g; l’aumento della quota di capitale di Vivendi in Telecom Italia, il tentativo di Opa di EI Towers su Rai Way“.

Una seconda tendenza dei mercati, ha detto ancora il presidente, è “l’incremento di joint venture e accordi cooperativi tra gli operatori di telecomunicazioni e imprese operanti in mercati complementari upstream o downstream con la finalità di rafforzare le sinergie e accelerare investimenti.

Una terza tendenza del mercato, ha precisato Cardani, che evidenzia il cambiamento dei modelli di business, stimolato dal nuovo sistema digitale, è la nascita di nuove forme di partnership tra i produttori di contenuti (film, musica, editori) e gli Over The Top che, sia direttamente che in qualità di aggregatori, si pongono il comune obiettivo della garanzia della titolarità o qualità dei prodotti in rete.

Il presidente Agcom cita alcuni esempi. Tra gli altri l’accordo tra Saicem (associazione degli autori, compositori e produttori musicali in Francia) e Netflix, per la gestione collettiva dei diritti delle opere sul web e quello tra Google e otto grandi editori europei – c.d. Digital News Initiative – per sostenere e promuovere il giornalismo di qualità in Europa attraverso tecnologia e innovazione.

“Gli editori – ha commentato Cardani – ritengono l’accordo un primo tentativo cooperativo per affrontare le problematiche connesse alla modalità di utilizzo dei contenuti editoriali da parte di Google”.

Serve una riforma delle comunicazioni

Per Cardani, è necessaria “una riforma ampia della normativa italiana in materia di comunicazioni, informazione e media. Il quadro esistente, tra l’altro molto frammentato e disomogeneo, è infatti ormai obsoleto rispetto alle sfide imposte dal nuovo sistema“.

Il presidente Agcom ha, tra l’altro, sottolineato che “per molti aspetti, i servizi on-demand sono soggetti a minori obblighi, dal momento che gli utenti hanno una più alta autonomia nella scelta e maggiore controllo su contenuto e tempo di visualizzazione”.

Cardani ha aggiunto che “il processo di evoluzione tecnologica in atto va nella direzione di un superamento della distinzione tra comunicazioni elettroniche e media audiovisivi e della necessità di una sostanziale riforma del quadro normativo nazionale”.

L’Autorità – ha spiegato – è coinvolta nel governo del sistema dei media audiovisivi in due principali aree di intervento: la promozione del mercato unico europeo dei servizi audiovisivi e delle opere europee, e la tutela del pluralismo sia nei termini di accesso ai media, sia nei termini di vigilanza e contrasto della costituzione di posizioni dominanti. Sotto il primo profilo l’Autorità, nell’anno appena trascorso, ha approfondito il problema dell’adeguatezza della regolamentazione esistente rispetto all’evoluzione del mercato. Risponde a questa esigenza l’Indagine conoscitiva ‘TV 2.0 nell’era della convergenza’”.

Infine ha ricordato che “per quanto riguarda la par condicio, attualmente limitata ai mezzi di comunicazione di massa radiofonici e televisivi, l’Autorità ancora una volta sottolinea come la trasformazione del sistema dell’informazione metta in crisi il modello legislativo “analogico” su cui si fonda la legge n. 28 del 2000, di cui in più occasioni l’Autorità ha richiesto l’aggiornamento”.

Canone Rai, c’è bisogno della riforma

Cardani non tralascia di approfondire anche la questione del canone Rai che oggi è la principale fonte di finanziamento del servizio pubblico rappresentando il 61,3% del totale delle risorse economiche dell’azienda.

Per Cardani, è “certamente auspicabile” la riforma del sistema di finanziamento pubblico da realizzare “nel segno della semplificazione, della perequazione sociale e dell’effettività della riscossione”.

La riforma andrebbe inoltre accompagnata “da un recupero di efficienza dell’azienda nel segno della trasparenza, indipendenza e accountability e dall’individuazione di una nuova missione di servizio pubblico in questa era sempre più digitale e convergente“, ha affermato. A giudizio del presidente dell’Agcom “l’individuazione del nuovo perimetro del servizio pubblico rappresenta il punto centrale della riforma Rai”.

A tale riguardo “la prossima scadenza della concessione alla Rai, prevista per la metà del 2016, costituisce un’occasione per interrogarsi sul ruolo del servizio pubblico nel nuovo contesto e, in particolare, sulla capacità di mantenere elevati standard di qualità ed autorevolezza dei contenuti, nello scenario multipiattaforma che costituisce il naturale orizzonte del servizio pubblico del prossimo decennio”.

Direttiva audiovisivo, servono nuove regole

Per Cardani, occorre poi anche interrogarsi su come agire nel settore audiovisivo, tema su cui il dibattito a livello europeo è stato avviato solo recentemente. Solo ieri +è stata lanciata la consultazione pubblica Ue e la riforma è prevista per il 2016.

Il presidente dell’Autorità ha però evidenziato che la direttiva Servizi Media Audiovisivi si applica solo alle trasmissioni televisive tradizionali e on-demand imponendo una serie di norme minime. Per molti aspetti, i servizi on-demand sono soggetti a minori obblighi.

“Questo quadro normativo – secondo Cardani – ha facilitato l’emergere di un mercato vivace anche dei contenuti e delle produzioni indipendenti e sarà importante garantire gli stessi risultati attraverso le opportunità offerte dagli sviluppi tecnologici. La Commissione dovrà valutare se l’attuale sistema di norme potrà essere semplicemente adattato o se le regole dovranno essere ampliate fino a comprendere nuovi servizi e giocatori attualmente non considerati o che non rientrano nell’attuale perimetro geografico. Mi preme in questa sede sottolineare la necessità di una riforma ampia della normativa italiana in materia di comunicazioni, informazione e media. Il quadro esistente, tra l’altro molto frammentato e disomogeneo, è infatti ormai obsoleto rispetto alle sfide imposte dal nuovo sistema”.

Copyright, a giugno 283 istanze di rimozione di contenuti protetti

Accanto a questi mutamenti si deve considerare anche la permanente diffusione della pirateria.  A distanza di un anno dall’entrata in vigore del Regolamento in materia di tutela del diritto d’autore online “è possibile tracciare un bilancio positivo del Regolamento, dando contezza delle linee di tendenza più evidenti. Alla data del 12 giugno 2015 sono state presentate 283 istanze di rimozione di contenuti protetti dal diritto d’autore che – per effetto di ritiri, accorpamenti e archiviazioni in fase preistruttoria – hanno dato luogo a 165 procedimenti, 162 dei quali già conclusi. Di questi ultimi, oltre la metà sono stati definiti per adeguamento spontaneo, a dimostrazione della valenza educativa del Regolamento che incentiva autonome iniziative di rimozione della violazione”. Gli ordini di inibizione, pari al 37% dei procedimenti conclusi, hanno riguardato tutti siti esteri manifestamente dediti alla pirateria digitale in quanto responsabili di violazioni gravi e massive ai danni di opere sonore e audiovisive.

“Il comportamento dei consumatori – si legge nella Relazione – sta cambiando verso una maggiore richiesta di visualizzazione di contenuti su dispositivi mobili ovunque accessibili. Per affrontare tale scenario un sistema sanzionatorio efficace ed equilibrato contro le violazioni del diritto d’autore su scala commerciale è fondamentale per garantire investimenti in innovazione e creatività e, al tempo stesso, tutelare la libertà di accesso a Internet attraverso la maggiore consapevolezza della qualità dei contenuti online”.

L’Autorità – ha concluso Cardani – continua ad operare con il consueto equilibrio in attesa di una decisione che costituirà occasione di un pronunciamento sul delicatissimo tema del rapporto tra la tutela del diritto d’autore e la libertà della rete”.

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