Con la delibera n. 223/23/CONS l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha accertato il valore economico del Sistema Integrato delle Comunicazioni (SIC) nel suo complesso per l’anno 2021 come previsto dal decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 208 (Tusma). Il valore complessivo del SIC è stato stimato in 18,9 miliardi di euro, pari all’1,1% del PIL ed in crescita del 14,2% rispetto al 2020.
Ripresa della pubblicità, in particolare grazie all’online
Tale dinamica è ascrivibile principalmente alla ripresa degli introiti pubblicitari, tra i quali va evidenziata la crescita sostenuta di quelli online, la ripresa di quelli riconducibili ai media tradizionali dopo la contrazione registrata durante il periodo pandemico, a cui si aggiunge l’importante crescita dei ricavi provenienti dalle offerte televisive a pagamento sul web e le maggiori entrate derivanti dalla riscossione del canone per il servizio pubblico radiotelevisivo.
La classifica mostra in modo chiaro l’aumento di peso delle Big tech.
In calo abbonamenti pay tv satellitare e digitale
La crescita di tali voci ha pertanto comportato l’incremento del valore complessivo del SIC nonostante la riduzione delle voci relative agli abbonamenti alla pay tv satellitare e digitale terrestre, alla vendita di copie cartacee e digitali di quotidiani e periodici e alla fruizione da parte del pubblico di opere cinematografiche.
Quanto alla distribuzione delle risorse complessive del SIC per l’anno 2021 per macrocategorie di ricavo, si registra un’incidenza pari al 58,9% (53,6% nel 2020) di quelle attribuibili alle entrate da pubblicità, del 29,2% di quelle riferibili alla vendita diretta di prodotti e servizi e il restante 11,9% relativo ai fondi pubblici.
Nel provvedimento, sulla base delle informazioni raccolte e tenuto conto della dimensione complessiva e degli assetti nel SIC nonché delle esigenze di trasparenza e conoscibilità del mercato, l’Autorità ha determinato la distribuzione delle quote dei soggetti che detengono una quota superiore all’1% dei ricavi complessivi del SIC.
Nessun operatore registra ricavi superiori al 20% del SIC
Da questa analisi, con riguardo alle ipotesi che a norma dell’articolo 51 del Tusma costituiscono indici sintomatici di posizioni di mercato potenzialmente lesive del pluralismo, emerge come nessuno degli operatori realizzi, nel 2021, ricavi superiori alla soglia del 20%,sebbene si rilevi che le quote dei primi quattro operatori si attestano su valori superiori al 10% dell’aggregato.
I soggetti che detengono quote non inferiori all’1% rappresentano congiuntamente, con 12,5 miliardi di euro, il 66,4% del SIC, mentre il restante 33,6% delle risorse complessive è caratterizzato dalla presenza di una platea di soggetti piuttosto ampia con quote pari o inferiori all’1%.