La difficile congiuntura economica continua a pesare sul mercato italiano delle comunicazioni (media, telecomunicazioni e servizi postali). Il settore, che rappresenta circa il 4% del PIL, ha chiuso il 2013 con un fatturato complessivo stimato di 56,1 miliardi di euro, 5,4 miliardi di euro in meno rispetto al 2012 (-9%). È quanto emerge dalla relazione annuale Agcom, presentata oggi in Parlamento dal presidente Angelo Marcello Cardani (Leggi la presentazione).
Il settore tlc
A risentire di più della crisi è il settore delle telecomunicazioni, che vale il 61% del totale e ha registrato, rispetto al 2012, minori introiti per 4,1 miliardi di euro. Un dato che conferma la contrazione dei ricavi complessivi già rilevata nel triennio precedente ma, sottolinea la relazione, “attesta un aggravamento della flessione in termini assoluti rispetto all’anno precedente, il doppio del valore negativo riportato nel 2012”.
All’interno, quindi, del settore delle telecomunicazioni, sono ancora i servizi mobili a registrare la più marcata flessione dei ricavi come del resto era già avvenuto nel 2012. Con la differenza, però, che nel 2013 la riduzione dei ricavi da rete mobile è nettamente superiore, quasi il doppio, rispetto a quella registrata per la rete fissa (rispettivamente -13,9% e -7,5%).
La flessione, peraltro, non si ferma solo ai servizi voce (in calo del 20%) e agli sms (che registrano un calo del 25% sotto il peso dei sistemi di messaggistica online come Whatsapp) ma si estende, per la prima volta, anche ai servizi dati e agli introiti derivanti dalla vendita di terminali e di altri servizi che sono risultati, sino al 2012, in crescita, mentre nel 2013 vedono ridurre il loro valore (rispettivamente -3,3 e -1,0%). In aumento soltanto gli introiti legati all’accesso e alla navigazione internet da mobile, che segnano una crescita del 13% e nel 2013 superano il 60% dell’intero mercato dati.
Il calo degli investimenti
Tale ‘congiuntura’ ha pesato inevitabilmente sugli investimenti in infrastrutture, che sono diminuiti di oltre il 5,4% (rispetto a una flessione dello 0,6% del 2012 rispetto al 2011) a 5,97 miliardi di euro. In particolare, il calo maggiore riguarda la rete mobile (-9,8%) mentre nella fissa il calo è contenuto allo 0,7%.
Secondo le stime Agcom, tuttavia, tenendo anche presente i piani dei principali operatori, per il 2014 si prevede una ripresa degli investimenti per la realizzazione dei piani a banda larga e ultralarga.
L’Italia al top Ue per calo dei prezzi consumer
Sul versante consumer, invece, è da segnalare come il settore delle telecomunicazioni continui ad essere l’unico, tra i settori di servizi di interesse generale, che presenta un andamento dei prezzi decrescente. Un fenomeno legato prevalentemente all’alto tasso di innovazione tecnologica che caratterizza il comparto e che fa dell’Italia il paese europeo con il tasso di riduzione dei prezzi più elevato. Nell’ultimo anno, si legge nella relazione Agcom, la flessione dei prezzi del mercato italiano è stata del 24,5%, oltre il doppio di quella media europea, pari all’11%.
A favorire il calo dei prezzi dei servizi anche l’aumento della concorrenza: come si evidenzia nella relazione, nel 2013 la quota di mercato di Telecom Italia nei servizi a banda larga è scesa, per la prima volta, al di sotto del 50%.
Questo dato, commenta un esperto contattato da MF-Dowjones, ha inciso negativamente sull’andamento del titolo Telecom Italia, che è arrivato a cedere fino al 3% sulla scia del newsflow dell’Agcom.
Il settore internet: continua a crescere l’utilizzo della rete
Gli accessi broadband a fine 2013 hanno raggiunto i 13,9 milioni, con una crescita netta nell’anno intorno ai 220.000 accessi (+160.000 nel 2012). Il traffico dati sulla rete fissa nel 2013 aumenta del 9,5% e corrispondentemente, data la crescita del numero degli abbonati, si registra un incremento del traffico pro-capite mensile dell’8,8%.
Alla base della crescente domanda di capacità di banda vi è da una parte, il progressivo aumento delle famiglie che accedono ad internet, passate dal 55,5 al 60,7%, e, dall’altra parte, un sempre maggiore utilizzo, soprattutto da parte degli users maggiormente evoluti, di servizi video e in streaming.
La relazione evidenzia altresì che l’impatto di internet sul PIL potrebbe auspicabilmente aumentare in Italia, nei prossimi anni, portandosi sullo stesso livello degli altri paesi Ue per quanto riguarda il contributo dell’ecosistema connesso alla crescita economica.
Cardani: Molti sforzi da compiere per colmare il gap digitale
Nel presentare la relazione, il presidente Cardani ha evidenziato la debolezza dell’Italia “nello sviluppo e penetrazione di reti digitali di nuova generazione e di accesso ai servizi più innovativi”.
Nonostante la parziale riduzione del gap digitale dell’Italia rispetto alla media europea “molti sforzi restano da compiere” per colmarlo definitivamente questo divario.