Il gas africano che piace all’Europa
Oggi dal continente africano l’Unione europea riceve il 18% del gas naturale di cui ha bisogno, mentre il 62% è ancora assicurato dalla Russia e questo nonostante la sanzioni già applicate contro il grande Paese asiatico per la sua invasione dell’Ucraina.
Secondo stime Rystad Energy, l’Africa può rappresentare molto di più per i Paesi europei, in termini di affidabilità delle forniture energetiche. Prendendo in considerazione il numero di progetti già annunciati in termini di pozzi, estrazione e infrastrutture, è possibile stimare un picco di 470 miliardi di metri cubi di gas naturale di produzione entro il 2040.
Già antro la fine del 2030 l’Africa potrebbe raggiungere una produzione pari a 335 miliardi di metri cubi di gas naturale, contro i 266 miliardi odierni.
Una possibile via di uscita dalla dipendenza dal gas russo e dai ricatti di Gazprom
Un grande potenziale, quindi, che molto probabilmente sarà stimolato dalla forte domanda europea, che nel frattempo vedrà ridotta di due terzi la fornitura russa già entro la fine dell’anno in corso, stando a quanto annunciato dalla Commissione europea stessa.
Di ieri la notizia di un taglio del 40% delle forniture di gas dalla Russia alla Germania. Al momento il nostro ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha dichiarato che non ci sono criticità imminenti per l’Italia, anche se ENI ha registrato una diminuzione del 15% delle forniture di Gazprom.
Adesso il prezzo del gas naturale sul marketplace di Amsterdam Title Transfer Facility (TTF) è fissato attorno ai 97 dollari MWh. Un ulteriore avvertimento o un cambio di strategia più netto da parte russa?
Africa più affidabile in termini di infrastrutture e forniture
Se fino ad ora investire in progetti per l’estrazione, la produzione, il trasporto e la vendita di gas naturale era ritenuto piuttosto rischioso dalla gran parte delle multinazionali globali, oggi le cose sono cambiate e sono proprio i giganti del settore come Eni, BP, Equinor, Shell, ExxonMobil ad aver presentato diverse iniziative in questo senso, sia nuove, sia vecchie, con lo sblocco di attività precedentemente avviate e poi sospese.
Non ci sono solamente Egitto, Libia e Algeria, ma anche il Marocco, la Mauritania, la Nigeria, la Libia, l’Angola, la Guinea equatoriale, il Mozambico, la Tanzania, il Senegal e il Sud Africa. Se i primi sono fornitori già testati, i secondi si stanno affacciando ora sul mercato e promettono di dare il loro contributo all’aumento dell’offerta di gas naturale sul mercato interno africano e su quello mondiale.
L’Europa, che è parte in causa, vista la sua fame di energia, dovrebbe investire 13 miliardi di dollari sul gasdotto transsahariano che collega la Nigeria al Marocco, per poi partire verso l’Europa.
Non solo gas però, c’è anche l’idrogeno
Poi c’è l’idrogeno, quello verde, che vede l’Africa già ben posizionata per emergere come insieme di Paesi fornitori affidabili, come l’Egitto, la Mauritania, il Marocco, la Nigeria e il Sud Africa.
In termini di capacità potenziale ricavabile dai progetti di idrogeno pulito fin qui annunciati o in corso d’opera, IHS Markit ha stimato per il 2022 una capacità ipotetica di 0,2 GW, mentre nel 2030 dovrebbe salire a 7,5 e nel 2040 a 21,5 GW.
Oggi in Africa sono attivi 593 impianti a fonti energetiche rinnovabili, con una capacità complessiva di 64 GW. Per il futuro sono previsti 580 nuovi progetti per una capacità totale di 152 GW.
L’Egitto investirà 40 miliardi di dollari in idrogeno green
L’Egitto, che nel 2027 dovrebbe ospitare la COP27, oggi fornisce 1,57 milioni di tonnellate di idrogeno pulito, classificandosi tra i primi tre Paesi al mondo per capacità dell’infrastruttura dopo Australia e Mauritania (gli stessi Stati Uniti vengono dopo, al quarto posto).
Entro l’anno il Governo egiziano ha assicurato l’avvio di un piano nazionale per l’idrogeno da 40 miliardi di dollari, col fine di aumentarne la produzione e l’offerta sui mercati internazionali.
I principali progetti dedicati all’idrogeno vedere sono tutti a guida europea o quasi, con la norvegese Scatec in Egitto, dove operano anche le tedesche Siemens e TyssenKrupp, in Mauritania incontriamo la britannica Chariot, in Marocco la francese Total Eren, in Namibia e Nigeria le tedesche Hyphen Energy ed EEC, solo per fare alcuni esempi.
Di tutti questi temi si parlerà alla prima edizione di “Energia Italia 2022″, la Conferenza internazionale sulle tematiche dell’energia in Italia, in Europa e nel mondo. La Conferenza si terrà nei giorni 5-6 luglio sia in presenza, sia in live streaming, presso ‘Roma Eventi – Piazza di Spagna’.