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Adolescenti Digitali: attenzione alla percezione del gruppo social

students at a further education college

La terra di mezzo adolescenziale, spazio obbligato di passaggio nella traversata che dal mondo magico dell’infanzia al mondo, tanto criticato e nel contempo desiderato degli adulti, ha sempre assunto il gruppo come asse portante di nuove direzionalità, orientamenti, ideali, diversificazioni settoriali che dividono e uniscono agglomerati giovanili molto spesso nettamente contrapposti. L’uniformità strutturale del gruppo adolescenziale ha il duplice volto della protezione e della temuta derisione che fa leva a quel senso di vergogna che l’adolescenza avvalora come sentimento formante e destrutturante di confini flessibilmente labili.

Contorni adolescenziali che prima di essere definiti e divenire ben strutturati, oscillano come vele agitate da un vento animato di giudizi, pareri, nei versanti contrapposti degli apprezzamenti e delle critiche, delle idealizzazioni e delle denigrazioni.

La strutturazione del sé adolescenziale, ancor prima di costituirsi e di essere riconosciuta in modo autonomo ha bisogno dell’appartenenza al gruppo e del confronto con lo stesso, per divenire tale e consolidarsi come asse a sé stante che emerge dal gruppo e si profila fuori dal gruppo una volta maturata la sua delineazione adulta.

Così come il bambino da solo non esiste, per ricordare il classico motto di Donald Winnicott, l’adolescente senza il gruppo non ha motivo di esistere e questa affermazione oggi, ai tempi di internet, ed in special modo dei social, assume un peso nuovo che necessita, per i suoi effetti sullo sviluppo della personalità delle nuove generazioni, di un approfondimento e di una lettura psicodinamica che, anche “se complicata”, per riprendere il titolo del libro della BYod non è più rimandabile.

Necessità scientifica e sociale che dovrebbe essere incentrata sull’obiettivo di una attenta comprensione delle nuove modalità comunicative e relazionali scatenate dall’esplorazione e della sperimentazione degli ambienti digitali, dal riconoscimento dei rischi e dei pericoli che tali esperienze comportano.

Riprendendo il simbolismo iconico, così tanto condiviso nel nuovo linguaggio adolescenziale social definito, l’immagine del giovane Narciso di Caravaggio che si specchia nell’acqua e cerca bramosamente la comprensione di sé nel volto riflesso, oggi si carica di un vettore rifrangente mutuamente accelerato di amplificazioni che provengono dai riscontri dello specchio social di Facebook, Instagram, Tic Toc.

Non più immagine riflessa di sé stesso ma immagine vettoriale amplificata dei tanti riscontri di sguardi, nella loro trasformazione amodale (Stern, 1985) di like e visualizzazioni, che delineano in una rete di connessioni costanti la nuova veste gruppale a dimensione Gulliveriana, che, sempre con maggior frequenza, fa dei microgruppi lilipputtiani contestualmente presenti, aree di controllo e verifica della presenza in rete.   

Si sta insieme al bar, fuori scuola, dentro scuola, al pub e non si cerca l’appoggio del gruppo esterno, presente nel qui ed ora del contesto esperienziale, ma il più delle volte si condivide insieme ciò che accade nel dentro digitale e che di riflesso, come un boomerang, torna indietro ad alterare l’armonia relazionale di un gruppo designato come baluardo assoggettante il sé in formazione.

Mario ha pubblicato questo, Teresa invece sta al pub quando ci aveva detto che non sarebbe uscita, Massimo è sulla neve con la nuova fidanzata che è più grassa di Irene che già era bella formosetta, Lorenzo si è tagliato i capelli e Gaia si è comprata la macchina ma ancora non lo ha detto a Giulia, perché altrimenti dovrebbe andarla a prendere al mattino come le aveva promesso ai tempi del liceo. Testa china sullo smartphone, sguardo sull’altro dentro lo schermo che toglie valore connettivo di riconoscimento relazionale vissuto in una sorta di presenza ombra dell’immagine indelebile nei social.

Gruppo social quindi che fa perdere la connotazione portante dell’appartenenza gruppale e che si colora e si anima di nuove componenti strutturali che se da una parte possono dare l’illusione di facilitare l’ingresso e l’appartenenza al gruppo giovanile, dall’altra rischiano di far perdere il valore formativo dello stesso, che sposta il suo asse di supporto e protezione a quello di controllo e verifica di un sé ancora debolmente strutturato. Lo sforzo adolescenziale di individuarsi con l’aiuto di un gruppo che sorregge ed individua nei suoi rimandi relazionali, fatti di scambi comunicativi, di condivisioni, di sfide e imprese collegiali, rischia di trasformarsi oggi in un’impresa titanica se si segue l’andamento destrutturante del gruppo social. Gruppo che per sua costituzione interna non necessita di pilastri fondamentali del riconoscimento del sé sui canali vettoriali che conformano la skin tutorial per eccellenza rappresentata dal contatto epidermico, dalla gestualità, dal toccare con mano la protezione e l’appartenenza ad un gruppo che scalda, fonde, delinea il valore dell’altro sull’accettazione amicale dell’altro, e che non blocca, esclude o deride l’altro con la stessa facilità del click online. Rete amicale che protegge e forma in presenza, che utilizza il tramite delle condivisioni online per cementare la presenza nella vita quotidiana, che protegge e struttura davvero non seguendo l’illusione di esserci per controllare, interpretare e sviare lo sforzo adolescenziale che porta alla scoperta del vero sé.

Gruppo presenza e non ombra dell’immagine proiettata nei social, in cui le sane aspirazioni rischiano di confondersi e perdersi nella rifrangenza social mediata che genera confusione e instabilità ad un sé ancora in formazione. La vera Challenge adolescenziale è da sempre la costituzione di un gruppo reale di amicizie fondanti e sincere e per affrontarla non ci sono scorciatoie digitali che tengano.

Bibliografia

Stern, D., [1985], Il mondo interpersonale del bambino, Bollati Boringhieri.

Byod, D., [2014], It’s complicated, Feltrinelli Editore.

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