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Addio al roaming solo 90 giorni l’anno? La Ue risponde alle critiche

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Ansip e Oettinger: ‘Chi viaggia, lo fa in media per 12 giorni l’anno. Il nostro limite va molto oltre e in ogni caso gli operatori sono liberi di non applicare sovrapprezzi’.

Nei giorni scorsi, la Commissione europea ha presentato le sue proposte per evitare abusi e garantire un’applicazione il più possibile equa delle nuove regole che dal 15 giugno prossimo aboliranno i sovrapprezzi praticati dagli operatori telefonici quando si usa il cellulare all’estero.

Le proposte di Bruxelles hanno provocato più di qualche perplessità perché non ci sarà, in realtà, un’abolizione totale del roaming. Per evitare abusi, infatti, la Commissione ha introdotto delle misure volte a garantire il cosiddetto ‘fair use’. Tali misure faranno sì che i consumatori potranno usare il telefono all’estero senza incorrere in sovrapprezzi rispetto alle tariffe nazionali solo per un totale di 90 giorni. I 90 giorni di ‘bonus’, inoltre, non potranno essere sfruttati consecutivamente, ma solo per 30 giorni alla volta (almeno una volta al mese, in sostanza, la SIM dovrà connettersi alla propria rete nazionale).

Non ci sarà, dunque, la tanto attesa abolizione totale. E questo per evitare che, ad esempio, gli utenti acquistino una SIM in un Paese straniero, dove magari i prezzi sono più convenienti, per usarla nel loro paese di residenza in modo permanente.

Un passo avanti, hanno commentato in molti, ma non quello che era stato promesso ai consumatori nel corso di un percorso iniziato nel lontano 2002, quando l’allora Commissario Mario Monti aveva definito una priorità la revisione degli alti costi del roaming, affermando che la Commissione intendeva intraprendere una ”azione concreta” in favore dei consumatori europei che usano il cellulare all’estero e rischiano, al loro rientro a casa, un vero e proprio ‘shock da bolletta‘.

Alle critiche hanno risposto in coro Andrus Ansip (vicepresidente della Commissione per il Digital Single Market) e Günther Oettinger (Commissario per la the Digital Economy and Society), con una nota in cui sottolineano innanzitutto che la fine dei costi del roaming è uno “del migliori traguardi raggiunti dall’Unione europea negli ultimi anni nonché un elemento fondamentale per la realizzazione del Mercato Unico Digitale”.

Un obiettivo, si è detto più volte, ottenuto dopo una lunga battaglia e perseguito a vantaggio dei consumatori, vessati da tariffe gonfiate che hanno finora inibito l’uso del cellulare all’estero, sia per telefonare che per navigare in internet.

Dal 2007 a oggi, ha ribadito in diverse occasioni la Commissione, i prezzi del roaming sono stati tagliati di oltre il 90%. L’ultima sforbiciata – con prezzi ridotti di quattro volte per chiamate e internet e di tre volte per gli sms – è stata data ad aprile di quest’anno, quando la Ue ha imposto un tetto massimo di 0,05 centesimi al minuto per le chiamate; 0,02 centesimi per gli Sms e 0,05 centesimi per megabyte (Iva esclusa).

Sconti che hanno contribuito al cambiamento delle abitudini dei consumatori che, all’estero per vacanza o per lavoro, hanno iniziato a usare senza timore il loro cellulare, invece di tenerlo spento come facevano prima.

Alle critiche di chi sostiene che non ci sarà affatto un’abolizione totale, Ansip e Oettinger rispondono che “l’abolizione per almeno 90 giorni l’anno va molto oltre il tempo medio che gli europei trascorrono in un paese diverso dal proprio” che è mediamente di 12 giorni l’anno. “In pratica – dicono – queste tariffe spariranno per la grande maggioranza di noi. Il 99% dei viaggiatori europei sono coperti”.

In ogni caso, aggiungono, “90 giorni è il minimo indispensabile. Le compagnie telefoniche possono sempre offrire di più o anche scegliere di non applicare alcun limite. Alcuni lo hanno già fatto e noi incoraggiamo fortemente” queste scelte.

Ma perché imporre questo limite quando si era parlato di abolizione senza se e senza ma?

Per Ansip e Oettinger si è trattato di trovare il giusto equilibrio.

“Vogliamo abolire il roaming per la gente che viaggia. La mancanza di un minimo di salvaguardie per evitare abusi – salvaguardie che il Parlamento europeo e il Consiglio hanno chiesto alla Commissione di specificare – rischia però di andare a discapito della qualità della rete e degli investimenti in nuova capacità in alcuni paesi. Gli utenti potrebbero decidere di scegliere operatori di un paese diverso dal loro e i prezzi praticati sui mercati nazionali potrebbero aumentare  perché gli operatori cercherebbero di compensare le perdite”, hanno spiegato.

“Le persone che attraversano ogni giorno i confini del loro paese per lavoro e la sera rientrano a casa non sono toccati dal limite dei 90 giorni”, hanno aggiunto.

In conclusione, quindi, con queste proposte – che dovranno ora essere approvate dagli Stati membri dopo una consultazione col BEREC – “Gli europei potranno trascorrere vacanze serene senza la preoccupazione di bollette spropositate al rientro”.

Quella che però sembrava ormai una strada tutta in discesa verso l’abolizione totale e definitiva del roaming potrebbe ancora riservare qualche sorpresa. Ne sapremo di più in tempo per le vacanze di Natale.

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