Il 54% degli italiani consuma acqua del rubinetto. Lo fa per contenere i costi, perché la qualità è mediamente buona, perché in tal modo l’accesso all’acqua è a km zero, perché le bottiglie in plastica alterano il contenuto e producono rifiuti e inquinamento.
Preferire l’acqua corrente a quella imbottigliata consente di ridurre in maniera consistente l’impatto ambientale della nostra ‘sete’, ma allo stesso tempo permette anche di risparmiare e non poco anche in termini di spesa famigliare. Come ha ricordato di recente uno studio del Gruppo Cap, applicando le direttive europee sulle risorse idriche pubbliche che già esistono, abbiamo la possibilità di abbattere il 17% del consumo di acqua in bottiglie di plastica e di risparmiare così più di 600 milioni di euro l’anno.
Secondo la European Federation of bottled waters (EFBW), per produrre una singola bottiglia di acqua in plastica sono utilizzati a livello industriale oltre 2 due litri di risorse idriche.
Nel nostro Paese, tra il 2007 ed il 2017, stando ai calcoli della Cgia di Mestre, il costo dell’acqua è aumentato del 90%. Nel 2016 il costo medio nazionale per il consumo di acqua pubblica per famiglia era di 372,6 euro all’anno, un dato che secondo Federconsumatori è praticamente raddoppiato rispetto al 2000.
Eppure, siamo tra i più fortunati in tutta l’Unione europea, perché l’acqua la paghiamo molto meno dei nostri partner europei. A Milano ad esempio si pagano 0,79 dollari a metro cubo, mentre a Torino 1,94 dollari, Roma 1,62 dollari e Napoli 1,48 dollari, secondo dati Isws. Cifre irrisorie se confrontate con quelle che devono pagare i cittadini di Bruxelles, dove l’acqua costa 5,12 dollari a metro cubo, o quelli di Zurigo (5,96 dollari), Amsterdam (7 dollari), Copenhagen (8 dollari).
Riportando il tutto in euro: in Italia il prezzo medio per un metro cubo di acqua è pari a 1,35 euro, contro un valore europeo di 4,05 euro (dati NUS Consulting).
Rimanendo sugli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, diversi sono i problemi da risolvere per garantire a tutti un accesso universale ed equo all’acqua potabile, sicura ed economica, tra cui: innovare le infrastrutture, azzerare le perdite, abbattere l’inquinamento ambientale, tutelare gli ecosistemi idrici, sfruttare le soluzioni tecnologiche utili al raggiungimento di quello che è nel suo insieme l’Obiettivo 6 (garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie).
Stando ai dati del Blue Book 2017, promosso da Utilitalia, il 60% delle infrastrutture è operativo da oltre 30 anni in Italia (percentuale che sale al 70% nei grandi centri urbani) e il 25% di queste supera i 50 anni (arrivando al 40 per cento nei grandi centri urbani).
In media sul territorio nazionale le perdite idriche si attestano al 39%, ma con una distribuzione diversa a seconda delle regioni: al Nord le perdite si attestano al 26%, al Centro al 46% e al Sud al 45%.
Oggi, 22 marzo, Giornata mondiale dell’acqua, sono presentati a Ferrara i primi risultati del progetto “Green Smart Technology for water” (GST4Water), condotto da ENEA e Università di Ferrara e Bologna per l’utilizzo sostenibile della risorsa idrica negli edifici e in ambito urbano.
Un’iniziativa tutta italiana nata per sviluppare ed impiegare soluzioni innovative e orientate al risparmio e alla sostenibilità, per rendere i cittadini più consapevoli e attenti ai propri comportamenti di consumo dell’acqua anche attraverso l’introduzione delle nuove tecnologie ICT.
Si tratta di tecnologie digitali per consentire il monitoraggio “real time” dei consumi e per ottimizzare le risorse idriche, a cui si aggiunge un software per il dimensionamento di serbatoi per il riciclo delle acque e di tetti verdi.
Il progetto GST4Water ha sviluppato un ‘kit di acquisizione’, “che raccoglie le misurazioni di tali contatori e le salva su piattaforme cloud per renderle poi disponibili, dopo opportune elaborazioni, sia agli utenti finali che ai gestori del servizio idrico integrato. Inoltre in caso di malfunzionamenti, perdite o anomalie, il dispositivo è anche in grado di lanciare un ‘early warning’ per permettere di individuare e risolvere il problema”, ha affermato in una nota ufficiale Marco Ferraris del Laboratorio ENEA “Tecnologie per la gestione integrata di rifiuti, reflui e materie prime/seconde”.