Si è celebrata ieri la Giornata mondiale dell’Acqua. L’acqua è vita, sembra un concetto semplice da comprendere, ma da sempre consideriamo erroneamente questa fondamentale risorsa come illimitata. L’acqua non solo non è infinita, ma oggi soffre di attività criminali, legate al business dell’oro blu (privatizzazione delle fonti e della gestione), di guerre per il suo controllo e di un modello di consumo irresponsabile.
Su 2 litri di acqua potabile consumata in tutto il mondo, un litro viene buttato via. Lo spreco del 47% dell’acqua potabile è dovuto principalmente a problemi di malfunzionamento e cattiva gestione delle infrastrutture, dalla rete di distribuzione alle tubature che arrivano a casa.
Non bisogna dimenticare che solo il 3% di tutta l’acqua presente sulla Terra è potabile.
Ad oggi, 800 milioni di persone non ha accesso all’acqua potabile, 25 milioni all’anno muoiono perché non hanno acqua o perché quella che hanno è contaminata. Addirittura nell’emisfero Nord, 7 milioni di cittadini americani si sono ammalati per aver bevuto acqua contaminata da sostanze tossiche.
Qui entrano in gioco le smart technologies più avanzate, come le soluzioni Internet of Things e smart city. Grazie al crescente flusso di dati (big data) proveniente dai territori, Istituzioni, enti locali, aziende, centri di ricerca e associazioni di cittadini hanno modo di conoscere in tempo reale come consumiamo acqua, quanta ne consumiamo, quanta ne sprechiamo, quanta ne inquiniamo.
Soprattutto a livello industriale, secondo uno studio del New Jersey Institute of Technology, l’Internet delle Cose, i big data, le smart grid, possono garantire un recupero delle risorse idriche fino al 70% rispetto ai volumi attuali, con una riduzione di consumi energetici del 90%.
Il mercato globale di tali tecnologie, sempre secondo lo studio NJIT, arriverà a valere nel 2023 più di 27.5 miliardi di dollari.
Entro il 2025, quindi tra pochi anni, si calcola che al mondo ci saranno 7,5 miliardi di abitanti. L’83% di questi vivrà in città. Almeno la metà degli esseri umani avrà qualche problema di accesso alle risorse idriche pulite e i centri urbani saranno i maggiori consumatori di acqua potabile.
Entro il 2030 la domanda di acqua crescerà del 40% e quella generale di energia del 60%. Già da subito, sfruttando l’innovazione tecnologica e le soluzioni sopra ricordate, è possibile recuperare il 30% dell’acqua altrimenti buttata via.