Non importa quanto uno stato sia ricco o povero, ci sono delle risorse alle quali non si può rinunciare e tra queste risorse c’è l’acqua. Eppure oggi l’acqua potabile, l’acqua definita “sicura” manca. C’è una crisi idrica, che si comincia a sentire anche nei paesi più sviluppati come il nostro. Francesco Vincenzi, Il presidente ANBI Associazione Nazionale dei Consorzi di Bacino, ha dichiarato che “per tre milioni e mezzo d’italiani l’acqua del rubinetto non può più essere data per scontata.” La crisi idrica che affligge Il Corno d’Africa dove 1.7 milioni di persone hanno dovuto abbandonare le proprie case per la mancanza di acqua e la siccità che ha fatto toccare alla portata del Po i minimi storici, sono tutte prove di una crisi idrica che sta cominciando ad avere effetti devastanti.
Secondo l’articolo del World Economic Forum di Cristen Hemingway James, stiamo affrontando “una crisi idrica senza precedenti” e “la richiesta d’acqua dolce supererà del 40% l’offerta.” Come dichiarato da Csaba Korosi settantasettesima presidente dell’assemblea generale delle Nazioni Unite.
Le istituzioni hanno risposto con dichiarazioni confortanti, l’ONU stessa ha dichiarato che vuole rendere “l’acqua sicura” un diritto entro il 2030. Questa dichiarazione è molto nobile e fa ben sperare ma i fatti parlano chiaro, secondo i dati ONU L’Unione Europea ha un obbiettivo più realistico, dichiarando che vuole promuovere una visione secondo la quale nel 2050 vede una società resiliente dal punto di vista idrico, in cui vi sarà sicurezza idrica per tutti. La missione “Restore Our Ocean and Waters 2030” unisce gli stati membri e i paesi associati nella protezione degli ecosistemi, dei laghi, e della capacità naturale di ritenzione delle acque. Non c’è più tempo per idealismi e buoni propositi, abbiamo bisogno di piani concreti che richiedono il coordinamento di più paesi. Come scritto nel documento Horizon Europe 2023-2024 dell’Unione Europea, abbiamo bisogno di “azioni per assicurare il coordinamento e l’allineamento dell’Unione Europea e dei programmi nazionali e regionali per rafforzare l’interfaccia (tra) ricerca e politica.”
La partnership “European partnership Water Security” è la partnership di cui si sta parlando. Ma c’è anche un’altra partnership che attira l’attenzione, la PRIMA (PARTNERSHIP FOR RESEARCH INNOVATION IN THE MEDITERRANEAN AREA) che opera dal 2018 e continuerà ad operare (almeno) fino al 2028. PRIMA ha un budget totale di 494 milioni di euro. Sono 19 i paesi che la formano (Algeria Croazia Cypro, Egitto, Francia, Germania, Grecia, Israele, Italia, Giordania, Libano, Lussemburgo, Malta, Marocco, Portogallo, Slovenia, Spagna, Tunisia e Turchia.) La struttura di questa partnership è molto interessante perché l’Unione Europea può beneficiare della collaborazione di stati esterni all’Unione che comunque giocano un ruolo fondamentale nella geopolitica dell’acqua. Il progetto Talanoa Water che ha un budget di oltre due milioni di euro, ha come obbiettivo quello di informare sull’adozione di varie strategie di adattamento alla carenza idrica dovuta al cambiamento climatico. Talanoa Water s’ispira ad un modello di scienza socio-idrologica interdisciplinare. L’obbiettivo è quello di dimostrare l’efficacia delle strategie di adattamento che possono aiutarci in caso di carenza idrica. Queste strategie includono innovazioni tecnologiche, ad esempio sistemi che controllano l’intensità dell’irrigazione e favoriscono la protezione del raccolto in caso di eventi climatici estremi, e anche soluzioni naturali che dobbiamo preservare e rafforzare, come la ritenzione naturale delle acque, che può essere un’arma fondamentale contro la siccità. Le strategie del progetto Talanoa Water saranno applicate in sei laboratori idrici nel bacino del Mediterraneo che soffrono di carenze d’acqua tra cui il bacino del Nilo inferiore in Egitto e il Po in Italia.
Vi è bisogno di partnership come PRIMA e progetti come Talanoa Water che puntano sull’innovazione per affrontare la crisi idrica in maniera efficace. Il settore idrico è destinato a crescere e con esso crescono anche le opportunità lavorative nel campo della ricerca e dell’innovazione.
Gli stati devono guardare oltre i confini e iniziare a collaborare per essere in grado di affrontare la sfida dell’acqua in maniera adeguata, unendo fondi e capitale umano per investire nelle innovazioni e nelle strategie che ci aiuteranno a gestire l’acqua nel migliore dei modi. Dopo la conferenza dell’acqua, delle nazioni unite, tenutasi a Marzo 2023 per la prima volta dal 1977, ci sarà la Water Innovation Europe dal 20 al 22 Giugno 2023 a Bruxelles. La conversazione sull’acqua continua. Non bastano i fondi istituzionali, servono anche aziende che osano e investono nell’innovazione e nella ricerca che con l’aiuto delle partnership internazionali possono aiutare ad affrontare quella che, secondo molti, è la sfida del secolo.