Agricoltura, industria, settore energetico, cresce dell’8,7% il valore della filiera dell’acqua in Italia
In Italia siamo fortunati, abbiamo tanta acqua dolce e per questo possiamo alimentare un’ampia gamma di attività economiche ed industriali, che hanno bisogno di una notevole quantità di risorse idriche. Aziende agricole, industrie, manifatturiero e settore energetico, danno vita ad una filiera dell’acqua che in Italia vale 367,5 miliardi di euro, circa il 20% del PIL nazionale in valore.
Un valore significativo, che continua a crescere, di circa l’8,7% su base annua. Sono i dati contenuti in due documenti pubblicati in occasione della Giornata mondiale dell’acqua (World Water Day 2024): il “Blue Book 2024”, promosso da Utilitalia e realizzato dalla Fondazione Utilitatis, relativo al servizio idrico integrato, e il “Libro Bianco 2024 – Valore Acqua per l’Italia” di The European House – Ambrosetti, relativo alla filiera estesa dell’acqua.
Il “Blue Book 2024” è stato realizzato in collaborazione con Istat, Enea, ANBI e le sette Autorità di Bacino dei Distretti Idrografici.
Come detto, è davvero ampia la fetta di imprese che generano il valore della filiera dell’acqua in Italia, e il documento quantifica tale filiera: 1,4 milioni di imprese agricole, circa 330.000 aziende manifatturiere e 10.000 imprese energetiche. L’impatto diretto, indiretto e indotto del settore porta un valore aggiunto di 16,5 miliardi di euro, attivando oltre 150.000 posti di lavoro.
Il ciclo idrico esteso
Fondamentale in tale contesto è il ciclo idrico esteso, che include le sette fasi del ciclo idrico integrato, la fornitura di software e tecnologia e le filiere di fornitura, e che vale circa 9 miliardi di euro nel nostro Paese, con oltre 92 mila lavoratori con un tasso di crescita dell’occupazione quattro volte superiore alla media nazionale (il settore energetico conta 81mila occupati).
“Quello del ciclo idrico esteso, che include le sette fasi del ciclo idrico integrato, la fornitura di software e tecnologia e le filiere di fornitura, si è dimostrato un settore resiliente e dalla grande capacità innovativa – ha spiegato Valerio De Molli, Managing Partner e CEO di The European House – Ambrosetti – ha generato nel 2022 un Valore Aggiunto di 9,3 miliardi di euro, con una crescita media annua del +3,8% nel periodo 2010-2022, superiore sia alla media del settore manifatturiero che a quella dell’intero PIL italiano”.
Sempre meno piogge, sempre meno disponibilità di acqua in Italia
Secondo i nuovi dati Ispra, però, qualcosa sta cambiando. L’estremizzazione del clima, il surriscaldamento globale, l’irregolarità delle precipitazioni, stanno mettendo a rischio quella che è la disponibilità stessa dell’acqua, sia per bere, sia per gli usi sopra menzionati.
Nel nostro Paese la disponibilità di risorsa idrica per l’anno 2023 è stimata in 112,4 miliardi di metri cubi, a fronte di un valore di precipitazione totale di 279,1 miliardi di metri cubi.
Si è di fatto registrata una riduzione a livello nazionale di circa il 18% della disponibilità rispetto alla media annua dello stesso lungo periodo 1951–2023, risultato dell’effetto combinato di un deficit di precipitazioni – specialmente nei mesi di febbraio, marzo, settembre e dicembre – e di un incremento dei volumi idrici di evaporazione diretta dagli specchi d’acqua e dal terreno.
A rendere meno severa nel 2023 la diminuzione della disponibilità di risorsa idrica, ha contribuito l’elevato volume di precipitazioni che si è riversato nel mese di maggio, stimato in circa 49 miliardi di metri cubi, che è stato, a livello nazionale, più del doppio di quello che mediamente caratterizza lo stesso mese, stimato in circa 23 miliardi di metri cubi sul lungo periodo 1951–2023.
Le stime del modello BIGBANG dell’ISPRA ci dicono che nel 2023 il contribuito alla ricarica degli acquiferi nel Paese è di 53 miliardi di metri cubi, il 19% delle precipitazioni a fronte di una media annua di 22,7% sul lungo periodo (1951–2023).