Il nostro Paese è quello che spreca più acqua in Europa, sia per i comportamenti poco virtuosi dei suoi abitanti, sia per una rete di distribuzione “colabrodo” vecchia e poco efficiente. Ogni anno buttiamo letteralmente via 208 litri procapite, per un complessivo 47.9% di “acqua dispersa”.
Una risorsa fondamentale alla vita, ma anche alle attività economiche, di cui non è possibile fare a meno nel nostro quotidiano. Ogni cosa che facciamo, dal lavarsi al mangiare, dai vestiti che indossiamo ai prodotti che compriamo, è legato alla disponibilità di acqua. Eppure, le nostre risorse idriche vanno sprecate in maniera insensata e preoccupante.
I dati
In Italia, il prelievo annuale di acqua per i diversi utilizzi (anche industriali) è pari a 9,5 miliardi di metri cubi, si legge sul Sole 24 Ore di oggi, cioè 428 litri al giorno per abitante, di cui però se ne usano effettivamente solo 220 litri, perché il resto va perso prima ancora di arrivare al rubinetto.
Secondo il Centro studi di Mediobanca, le perdite di acqua su base annua ammontano a oltre 900 milioni di metri cubi, per un valore economico superiore a 1,5 miliardi di euro.
La rete idrica italiana porta acqua a quasi 17 milioni di italiani, per un prelievo pari a 1,4 miliardi di metri cubi annui. Le città che consumano più acqua sono Isernia, con 393 litri per abitante al giorno, seguita da Cosenza, con 390 litri, Milano, con 365 litri, L’Aquila, con 336, Pavia, con 330, Brescia, con 325, e Venezia, con 318 litri consumati per abitanti al giorno.
Su 100 litri di acqua immessi in rete, secondo stime Mediobanca più contenute, ma non meno allarmanti, sono solo 61,3 quelli che raggiungono effettivamente gli utenti. Un livello lontanissimo da quanto accade nei principali Paesi europei: il tasso di perdita (pari in Italia a 38,7%) non supera il 7,2% in Germania, il 18,9% in Spagna, il 21,3% in Francia e il 23,4% in Inghilterra e Galles.
I cambiamenti climatici
I cambiamenti climatici, il surriscaldamento globale, gli sprechi ed un utilizzo intensivo e scriteriato delle risorse idriche, causerà enormi problemi di accesso all’acqua. Già oggi, secondo l’organizzazione europea dei proprietari terrieri (Elo), l’11% dei cittadini europei sta sperimentando problemi seri di scarsità di acqua potabile.
L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) sostiene che entro il 2050 la domanda globale di acqua aumenterà del 55 per cento, mentre per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), entro la stessa, data circa due terzi della popolazione mondiale rischia di ritrovarsi a vivere in aree a rischio siccità.
Per uscire da questa situazione a dir poco critica, si deve innanzi tutto modificare il comportamento del cittadino, che deve divenire più responsabile dei propri consumi, per poi proseguire con un intervento serio e risolutivo sulla rete di distribuzione idrica (si stima che in Europa saranno necessari oltre 20 miliardi di euro all’anno per il revamping delle infrastrutture fino al 2024). Punto secondo, valutare quali tecnologie possono tornare utili e quali sistemi adottare anche da subito per recuperare e riciclare l’acqua, soprattutto per gli usi industriali e agricoli, ma anche per i servizi abitativi.
Le tecnologie
Il mercato dei sistemi di gestione delle risorse idriche (smart water management market) vale oggi circa 12 miliardi di dollari, ma entro il 2024 raggiungerà i 22,5 miliardi di dollari a livello globale, secondo stime Orbis Research.
In rapida crescita è anche il mercato mondiale degli smart water meter, che potrebbe raggiungere i 7.4 miliardi di dollari nel 2026 (sfiorava i 4 miliardi nel 2017). È grazie all’Internet of things che le tecnologie per la gestione efficiente dell’acqua hanno fatto il loro ingresso sul mercato globale. Il settore smart water dovrebbe espandersi del 17% durante i prossimi quattro anni.
Market Watch ha inoltre stimato in 14 miliardi di dollari gli investimenti in smart water project a livello globale entro il 2024.
Alcune tecnologie di gestione come il sistema Scada (Supervisory control and data acquisition) sono considerate fondamentali per la riduzione dei consumi, l’ottimizzazione delle risorse e un recupero/riciclo delle stesse. Più di 100 smart city nel mondo hanno adottato questa tecnologia e Londra, ad esempio, tramite la compagnia Thames Water, ha annunciato una riduzione dei consumi superiore al 13% annuo.