Siamo ormai nel cuore dell’anno in corso ma ci sono ancora delle nuove tecnologie che riescono ad emergere nel panorama internazionale. Si tratta soprattutto di progetti di ricerca universitari e partnership pubblico privato (quel modello PPP che tanto fatica ad affermarsi in Italia), che nei mesi scorsi hanno saputo attrarre finanziamenti e attenzione da parte del mondo imprenditoriale.
Sul sito del World Economic Forum ne sono presentate alcune tra le più rilevanti in termini di sviluppo sostenibile, di mobilità alternativa e di riduzione dei consumi e delle emissioni inquinanti. I progetti sono stati selezionati dagli esperti del WEF e del Global Future Councils, con la collaborazione di Scientific American.
Una lista redatta in base al potenziale espresso da ogni tecnologica in chiave di miglioramento della qualità della vita dei cittadini, di innovazione digitale a livello industriale e di protezione dell’ambiente. In ultima analisi, gli esperti hanno valutato le ricerche anche in termini di resa degli investimenti e di accesso ai mercati (go-to-market) dei prodotti.
Sono diverse le aree di ricerca coinvolte dai progetti valutati dal WEF. Si va dall’ehealth all’efficienza energetica, dal machine learning alle clean technlogies applicate ai nuovi carburanti, dalle nanotecnologie all’agritech, passando alla mobilità sostenibile e all’informatica quantistica.
Ma al centro di molti di essi c’è l’acqua: come utilizzarla senza sprechi, come salvaguardare il più possibile quella potabile, come sfruttarla anche per ulteriori utilizzi, tra cui quelli energetici.
Vale la pena ricordare sempre, quando si parla di risorse idriche, che 800 milioni di persone nel mondo ancora oggi non hanno accesso all’acqua potabile e che 2,5 miliardi di uomini e di donne, sempre a causa della scarsità idrica (per guerre, siccità, corruzione e mancanza di infrastrutture efficienti), non ha accesso a servizi igienici degni di questo nome (dati Oxfam 2016).
E non dobbiamo dimenticare che il problema delle infrastrutture efficienti riguarda anche molti Paesi occidentali ed industrializzati, tra cui l’Italia, dove quasi il 50% dell’acqua è perso per mancata manutenzione, obsolescenza e falle del sistema idrico nazionale e locale.
Un tema che negli ultimi mesi, almeno in Italia, sembra esser stato messo da parte è quello delle smart cities. Uno dei progetti selezionati dal WEF è proprio dedicato alle nuove città. In particolare alle “green constructions”, cioè alla possibilità di pianificare smart buildings in aree urbane per massimizzare l’efficienza energetica della città.
Ogni edificio, oltre l’infrastrutturazione digitale di base (fibra e wifi), sarebbe dotato di impianto di microgenerzione di energia elettrica e termica (micro grid) che consentirebbe la riduzione sostanziale dei consumi energetici per famiglie, avvicinandosi alla soglia zero emissioni.
Il progetto di smart city in questione, sviluppato dall’Università di Berkeley, pone infine particolare attenzione all’acqua, con impianti dedicati alla raccolta dell’acqua piovana (smart water management systems) da riutilizzare per i servizi (bagno, cucina, irrigazione), risparmiando dallo spreco il 70% di acqua potabile.
Lo stesso ateneo, in collaborazione con il MIT, sta studiando un sistema di cristalli per ottenere acqua pulita dall’aria, senza l’utilizzo di nessuna fonte energetica.
Altra iniziativa molto promettente è relativa all’agricoltura 4.0 e anche in questo caso l’obiettivo primario è risparmiare ed ottimizzare le risorse idriche. Capifila del progetto è l’Università di Sydney, che in India, grazie al lavoro del tema guidato dal professor Salah Sukkarieh, sta studiando l’utilizzo di low technologies (in questo caso tecnologie semplici per bassi investimenti e massima resa) per il monitoraggio digitale delle colture tramite soluzioni Internet of Things applicate direttamente alle piante (sensori, GPS, data-analytics software, micro solar power, smartphone): per conoscere in tempo reale stato di salute della pianta, consumi idrici, livello dei nutrienti e altro ancora.
Ulteriore iniziativa di studio che utilizza l’acqua e il suo potenziale per migliorare l’efficienza energetica è quella che simula la fotosintesi per generare energia elettrica e potenziare i sistemi di accumulo. Sfruttando catalizzatori solari di nuova generazione si ottiene idrogeno dall’acqua e poi si utilizza sempre l’idrogeno per trasformare la CO2 in idrocarburi, quindi in combustibile da impiegare in ambito industriale per generare energia elettrica in maniera sostenibile.