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ACER: mercato elettrico UE non responsabile per il caro bollette. Ecco il Rapporto

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Il costo dell’energia aumenta e le bollette di imprese e famiglie lievitano nell’importo. Pubblicato l’atteso Rapporto dell’Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia in Europa, che però assolve il mercato elettrico dell’Unione. Ecco le 13 proposte per riformare il settore e affrontare la crisi energetica in corso.

I Regolatori nazionali dell’energia fanno il punto sul mercato UE

SCARICA IL RAPPORTO ACER “FINAL ASSESSMENT OF THE EU WHOLESALE ELECTRICITY MARKET DESIGN

Nonostante i prezzi dell’energia elettrica siano aumentati in tutti i Paesi europei, secondo l’Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia (ACER) tale situazione d’emergenza non è imputabile al funzionamento del mercato elettrico dell’Unione.

È quanto riportato nelle conclusioni del nuovo Rapporto dell’Agenzia dal titolo “Final Assessment of the EU Wholesale Electricity Market Design”, secondo cui il problema di base è nello straordinario aumento dei costi relativi ai combustibili fossili, in particolare al gas, e non nell’andamento del mercato elettrico nel suo insieme.

Al contrario – ha spiegato in un’intervista a Euractiv il direttore dell’ACER, Christian Zinglersenle regole di mercato in vigore hanno in una certa misura contribuito a mitigare l’attuale crisi, evitando così tagli alle forniture di elettricità o addirittura blackout in alcuni trimestri“.

Stando alle stime riportate, il mercato elettrico europeo ha generato benefici nel tempo pari a 34 miliardi di euro l’anno.

Le 13 proposte per uscire dalla crisi

Il Rapporto indica 13 azioni chiave attraverso cui è comunque possibile migliorare sensibilmente la situazione nel vecchio continente, ma servono riforme, misure per la tutela delle fasce di popolazione più vulnerabili e le imprese in difficoltà, aggiustamenti regolatori, politiche che favoriscano davvero gli investimenti in fonti energetiche rinnovabili e una maggiore integrazione dei singoli mercati nazionali dell’energia elettrica.

In particolare, secondo Zinglersen, si deve provvedere alla revisione non traumatica del sistema di definizione dei prezzi dell’energia, che attualmente vede accoppiato il prezzo dell’elettricità a quello del gas.

Tutta colpa del gas

Il prezzo del gas è salito alle stelle già dall’autunno del 2021, quando la domanda di energia è cresciuta notevolmente in seguito alla ripresa economica post-pandemica, scontrandosi però con un’offerta non adeguata. Successivamente, il prezzo del combustibile fossile è ulteriormente cresciuto a causa dell’invasione russa dell’Ucraina.

Di fatto, in questo modo, il rincaro continuo del gas ha trascinato con sé quello dell’energia elettrica, che invece presente in sé come componente chiave anche la quota generata dalle fonti rinnovabili (con costi infinitamente inferiori).

Paesi come Francia e Germania, che generano molta elettricità da centrali nucleari e impianti eolici e solari, hanno avanzato la proposta di porre un tetto al prezzo dell’energia elettrica, legandolo al costo medio di generazione da fonti decarbonizzate.

Una proposta che ha trovato sostegno anche in altri Paesi dell’Unione come Italia, Spagna, Portogallo e Grecia. Madrid e Lisbona sono andate anche oltre, sottoscrivendo un accordo (approvato da Bruxelles) per calmierare decisamente il costo della luce (il 40% in meno rispetto alla media UE).

Secondo l’Agenzia il mercato elettrico va bene così com’è

Posizioni che l’Agenzia comprende, ma su cui di fatto non concorda, perché in un contesto così instabile e in continua evoluzione, soprattutto in relazione alla guerra in Ucraina, ma non solo, “è meglio evitare misure straordinarie e interventi troppo radicali, piuttosto è vantaggioso per l’Unione mantenere il mercato elettrico così com’è, senza ulteriori distorsioni di funzionamento, che poi avrebbero come risultato conseguenze negative per imprese e consumatori”.

Tutte le misure atte ad abbassare i prezzi dell’energia potrebbero disincentivare gli investimenti del settore privato in soluzioni innovative e tecnologie per la decarbonizzazione e la generazione di energia elettrica da fonti rinnovabili”, ha spiegato ancora Zinglersen.

Ieri, oggi e domani

Si vedrà come Bruxelles e i Paesi partner affronteranno la questione, che si fa sempre più complicata con l’escalation del conflitto nell’Europa orientale. Di fatto, chi già ieri faceva difficoltà ad affrontare i rincari dei prezzi dell’energia (luce e gas), oggi potrebbe trovarsi in una situazione peggiore.

Secondo la CGIA di Mestre, che cita il Rapporto 2020 dell’Oipe (Osservatorio italiano sulla povertà energetica), in Italia le famiglie a rischio di povertà energetica sono circa 4 milioni, tra il 24 ed il 36% soprattutto nelle regioni meridionali.

In questo scenario e viste le premesse, non si può attendere di vedere cosa accadrà domani. I tecnicismi non salveranno l’Europa, serve lungimiranza nelle scelte, solidarietà nelle misure, infrastrutture energetiche di interconnessione più efficienti e sostenibili e una politica davvero comune sui temi più critici, tra cui certamente la guerra, ma senza dimenticare la transizione ecologica (che già di per sé è una strada per abbattere i costi in bolletta).

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