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ACEA e il taglio dei benefici per i pensionati. L’accordo sindacale che penalizza i più fragili sulle tariffe elettriche

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Un recente accordo sindacale, sottoscritto in nome della sostenibilità economica, ha sancito la cancellazione dei benefici tariffari riservati ai pensionati, una decisione che molti ritengono ingiusta e in contrasto con anni di lotte per i diritti dei lavoratori.

ACEA, uno dei principali operatori italiani nel settore idrico ed elettrico, è al centro di una controversia che sta sollevando indignazione tra i pensionati ex dipendenti dell’azienda. Un recente accordo sindacale, sottoscritto in nome della sostenibilità economica, ha sancito la cancellazione dei benefici tariffari riservati ai pensionati, una decisione che molti ritengono ingiusta e in contrasto con anni di lotte per i diritti dei lavoratori.

L’accordo che cambia le regole

Secondo quanto emerso, l’accordo prevede l’eliminazione delle agevolazioni sulle bollette elettriche per i pensionati dell’azienda, un benefit che era stato garantito nei contratti di lavoro precedenti. Per decenni, questi vantaggi hanno rappresentato un riconoscimento per il contributo dei lavoratori alla crescita della società, oltre che un aiuto concreto per molti di loro durante la pensione.

Le motivazioni ufficiali addotte dall’azienda e dai sindacati firmatari puntano al contenimento dei costi e all’armonizzazione delle condizioni contrattuali tra pensionati e dipendenti in servizio. Tuttavia, i critici sostengono che tale misura colpisca una fascia già vulnerabile della popolazione, in un momento in cui il costo della vita è in aumento e le famiglie stanno affrontando difficoltà economiche legate all’inflazione.

Un tentativo di “zittire” i pensionati

Per cercare di placare le proteste, ACEA ha offerto un risarcimento una tantum di 2.500 euro lordi ai pensionati più anziani, coloro che hanno maggiormente beneficiato delle agevolazioni in passato. Tuttavia, questa mossa non ha convinto i destinatari, che la considerano un contentino inadeguato rispetto alla perdita di un beneficio che rappresentava un aiuto continuo e strutturale. “Ci stanno comprando il silenzio con una cifra che, tolte le tasse, coprirà forse qualche mese di bollette. È un insulto alla nostra dignità,” commenta Giulia, pensionata di 78 anni.

Le reazioni dei pensionati

“Ci sentiamo traditi. Dopo anni di servizio, l’azienda per cui abbiamo dato tutto decide di toglierci quel poco che ci spettava. È una vergogna,” racconta Carlo, ex tecnico ACEA in pensione dal 2015. Le sue parole trovano eco in molti altri pensionati, che si sono riuniti in comitati spontanei per denunciare la situazione e chiedere la revisione dell’accordo.

Le associazioni dei pensionati accusano inoltre i sindacati di aver firmato l’accordo senza una reale consultazione con gli ex lavoratori, sollevando dubbi sulla trasparenza del processo decisionale. “I sindacati che dovrebbero difenderci hanno invece ceduto alle pressioni dell’azienda,” commenta amaro Luigi, un altro ex dipendente.

Un sacrificio per finanziare il bonus sociale?

Mentre ACEA elimina le agevolazioni per i suoi pensionati, il sistema energetico nazionale prevede l’obbligo di finanziare il bonus sociale per l’energia elettrica, un sostegno economico destinato alle famiglie più vulnerabili, imposto dal governo per ridurre l’impatto del caro-bollette. Il bonus, disciplinato dall’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA), è garantito grazie a contributi versati dai gestori delle reti e dalle compagnie energetiche come Areti (società del gruppo ACEA), trasferendo però i costi indirettamente su altri soggetti.  

Secondo alcune critiche, questa politica di compensazione potrebbe spiegare il taglio dei benefici per i pensionati di ACEA: una misura necessaria per bilanciare i costi crescenti delle politiche di welfare energetico. “Invece di redistribuire equamente le risorse, si penalizza una categoria che ha contribuito per decenni al successo dell’azienda,” commentano gli ex dipendenti.  

Per approfondire sul bonus sociale, consulta la pagina ufficiale di Areti [qui](https://www.areti.it/gestione-rete/bonus-sociale-fornitura-energia-elettrica).

Il tema ha attirato l’attenzione di alcune forze politiche. “Non è accettabile che si chieda ai pensionati di pagare il prezzo delle inefficienze di gestione di un’azienda pubblica,” ha dichiarato un consigliere comunale di opposizione. Anche alcuni parlamentari hanno annunciato interrogazioni in merito, sottolineando la necessità di tutelare i diritti acquisiti.

Qual è stato realmente il ruolo dei sindacati Acea? 

I sindacati che hanno firmato l’accordo con ACEA, tra cui Filctem-CGIL, Flaei-CISL, Uiltec-UIL e altri, sembrano aver privilegiato una visione di miglioramento complessivo delle condizioni lavorative attuali rispetto alla tutela dei pensionati. 

L’intesa potrebbe includere riduzioni dell’orario lavorativo settimanale da 38,5 a 38 ore, senza tagli ai permessi, e un aumento delle giornate di riposo, presentandosi come un avanzamento in termini di benessere lavorativo e conciliazione vita-lavoro. Questa prospettiva potrebbe aver spinto i rappresentanti a sottoscrivere un compromesso, con l’intento di accrescere il benessere del personale attuale, ma a scapito degli ex dipendenti e delle agevolazioni storiche di cui beneficiavano. Tuttavia, è lecito domandarsi se ci fossero pressioni implicite o esplicite da parte dell’azienda o ragioni più profonde, come il tentativo di alleggerire il bilancio aziendale per far fronte a vincoli economici o ad altri accordi più ampi che hanno coinvolto i sindacati, come la valorizzazione delle politiche ESG e la riorganizzazione interna di ACEA.

L’adesione a un quadro più ampio di sostenibilità e miglioramento organizzativo, pur positivo a prima vista, solleva dubbi sulla trasparenza e sulla reale partecipazione dei sindacati alle decisioni che penalizzano i pensionati.  Questa dinamica, unita alla rimozione di benefici consolidati e a promesse di risarcimenti una tantum per i pensionati più anziani, potrebbe essere percepita come una scelta di compromesso discutibile.

Un precedente pericoloso?

La vicenda ACEA potrebbe rappresentare un pericoloso precedente nel panorama lavorativo italiano. Se un’azienda di tale portata può permettersi di tagliare unilateralmente benefici storicamente acquisiti, cosa impedirà ad altre realtà di fare lo stesso?

Mentre la battaglia dei pensionati continua, restano aperte domande cruciali: è giusto sacrificare i diritti di chi ha lavorato per decenni in nome dell’efficienza economica? E quale sarà il costo sociale di una decisione del genere?

Per ora, i pensionati di ACEA non si arrendono e promettono di portare avanti la loro protesta, in nome di una dignità che ritengono calpestata. “Non stiamo chiedendo privilegi,” conclude Carlo, “ma solo il rispetto degli accordi che ci erano stati promessi.”

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