Venezia: 1600 anni di storia per un futuro di sostenibilità
Una città che da 1600 anni vive tra storia e innovazione potrebbe trovare una rinnovata vocazione “rinascimentale” ed ergersi a guida nazionale ed europea per la decarbonizzazione e la riduzione dell’impatto ambientale in diversi settori produttivi ed economici.
A Palazzo Ducale è stata presenta la Fondazione “Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità“, che ha come obiettivo primario la realizzazione di un piano di interventi funzionali alla crescita economica, ambientale, tecnologica e sostenibile della città lagunare, in linea con la strategia delineata dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
L’iniziativa è nata da un accordo tra Regione Veneto e Comune di Venezia, con il sostegno Università Ca’ Foscari e IUAV di Venezia, Conservatorio Benedetto Marcello, Accademia di Belle Arti, Fondazione Cini, Confindustria Veneto e alcune realtà di rilievo nazionale tra le quali Generali, Snam, ENI, ENEL e Boston Consulting Group.
Brunetta: “Chiamerò 100 grandi aziende per investire, per esserci e produrre”
Su designazione del presidente del Consiglio dei ministri e su indicazione congiunta del Comune e della Regione, la Fondazione sarà presieduta da Renato Brunetta, attuale ministro per la Pubblica Amministrazione.
“Dopo i secoli della Serenissima, dopo la straordinaria Venezia del Novecento, adesso abbiamo davanti il futuro, che è la sostenibilità: Venezia può e deve essere un modello per il mondo. Partendo dal capitale umano, dalle persone, dai giovani, dalle idee e dagli investimenti. La città è sede di tante realtà di resistenza. Penso alle Università e alle altre centinaia di Istituzioni culturali che hanno resistito e resistono, nonostante le difficoltà. Vogliamo creare le condizioni e il contesto perché Venezia diventi la più antica città del futuro. Dobbiamo far tornare Venezia città-mondo, capace di anticipare le soluzioni ai problemi globali. Questa non è una Fondazione come tutte le altre: chiamerò nei prossimi giorni cento grandi aziende non solo per sollecitarle a investire, ma anche per esserci, per produrre”, ha dichiarato il ministro qui in veste di Presidente della Fondazione.
Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, ha parlato di una città che si prepara al cambiamento per aderire allo slogan utilizzato per le celebrazioni dei 1600 anni dalla fondazione: “Venezia la più antica città del futuro”.
“Un progetto che non ha solo una valenza ambientale, ma di sostenibilità a 360° perché Venezia affronta e vive prima di altri luoghi i grandi temi della contemporaneità: energia e fonti alternative – come l’utilizzo dell’idrogeno di cui avremo il primo distributore proprio a Mestre -, difesa dell’ecosistema lagunare – grazie al Mose che ha dimostrato di funzionare – , chiusura del ciclo dei rifiuti, residenzialità, turismo, università, con cui continueremo a collaborare per raddoppiare in città la presenza di studenti e ricercatori sulla base del modello Boston. Dobbiamo tutti lavorare come sistema del saper fare, credibile ed efficiente, per difendere l’originalità dell’artigianato e delle attività produttive”, ha spiegato Brugnaro.
I progetti per la crescita, l’idrogeno e la decarbonizzazione
Tra i principali progetti già annunciati c’è la progettazione e la realizzazione di un Polo dell’Idrogeno che troverà sede nell’area industriale dismessa di Porto Marghera a Venezia, con ricadute positive su tutto il territorio veneto mediante la creazione di una filiera dell’idrogeno, una “Hydrogen Valley”.
Al centro del piano anche la decarbonizzazione e la circolarità dei rifiuti; la promozione dell’acceleratore VeniSIA (Venice entrepreneurial international Sustainability Innovation Accelerator) quale centro di innovazione e sviluppo di soluzioni per la sostenibilità; l’organizzazione periodica di una “Biennale della Sostenibilità” a cui far partecipare istituzioni, accademici, esponenti del mondo dell’arte e delle scienze, e imprese, per promuovere il cambiamento climatico e, più in generale, la sostenibilità.
Per il rilancio del turismo, che negli ultimi due anni ha subito perdite enormi a causa della pandemia di Covid-19, il piano incoraggia l’evoluzione verso un modello turistico sostenibile, da potenziare attraverso il ricorso alle tecnologie digitali nella gestione dei flussi e dei servizi offerti.
Sarà davvero green il futuro di Venezia e la sua laguna?
Il nostro Paese punta molto sull’idrogeno con lo stanziamento via PNRR di 3,2 miliardi di euro per la ricerca, la sperimentazione, la produzione e l’impiego di questo vettore, assegnandogli un ruolo chiave nei piani di transizione ecologica ed energetica entro il 2030.
ma quando si parla di idrogeno sappiamo bene che nella stragrande maggioranza dei casi ci riferiamo a quello “grigio”, cioè a quello sporco, che andrebbe invece trasformato in idrogeno “verde”, l’unico stadio dell’H2 a zero impatto ambientale (sia per la sua produzione, sia nell’impiego).
Venezia dopo Verona è la seconda città più inquinata della regione Veneto, con 41 giorni di sforamento dei limiti stabiliti per le polveri sottili (PM10), contro i 35 giorni massimo previsti dalla Commissione europea, secondo il Rapporto Mal’aria 2021.
Risultati pessimi, sia da un punto di vista ambientale, sia di qualità della vita in città, che, unitamente al dato nazionale, ci pone seriamente a rischio procedura d’infrazione da parte di Bruxelles per violazione delle norme sull’inquinamento atmosferico, con la possibilità di una multa tra 1,5 e 2,3 miliardi di euro.
Sanzioni che molto probabilmente in questo momento saranno rimandate sia per l’emergenza sanitaria legata al Covid, sia per l’attacco russo all’Ucraina.
Secondo l’Unesco, infine, le principali fonti di inquinamento delle acque lagunari sono determinate dagli scarichi industriali di origine civile e agricola che vengono sversati direttamente in laguna o introdotti tramite la rete idrografica del bacino scolante, ossia il territorio la cui rete idrica superficiale scarica – in condizioni di deflusso ordinario – nella laguna di Venezia.
L’insediamento industriale di Porto Marghera e in particolare il Petrolchimico hanno costituito per molto tempo una delle principali fonti di inquinamento della laguna veneta.
Riguardo a questo particolare sito industriale, sempre secondo l’Unesco: c’è da completare la mappa dei siti inquinati di Marghera; attuare gli interventi di messa in sicurezza di Porto Marghera avviati dal Magistrato alle Acque di Venezia; allontanare il traffico delle petroliere in laguna per prevenire il rischio di un disastro ecologico con il terminal off-shore ora in corso di progettazione; eliminare i sedimenti contaminati dai fondali dei canali industriali.