Dalla prima all’ultima ora di lezione, ricreazione compresa, non possono, fisicamente, toccare e guardare gli smartphone. Da lunedì 17 settembre è iniziato così il nuovo anno scolastico per gli studenti del liceo scientifico sportivo ‘San Benedetto’ di Piacenza. L’Istituto paritario ha deciso di vietare concretamente agli studenti l’utilizzo dei cellulari a scuola. In che modo? Appena si entra in classe si pone lo smartphone in una speciale tasca, che viene chiusa dall’insegnante e solo quest’ultima può riaprila al termine dell’ultima ora con una apposita base, simile a quelle utilizzate nei negozi per i dispositivi anti-taccheggio. Gli studenti possono avere anche la tasca nello zaino o sotto il banco, ma i cellulari sono inutilizzabili, perché ‘schermati’ dalla custodia.
L’iniziativa dell’istituto di Piacenza è più rigida della legge francese
La decisione è più rigida e severa di quella presa in Francia, dove la legge, approvata a luglio scorso, vieta agli studenti fino ai 15 anni l’uso tutti i dispositivi connessi alla rete (smartphone, tablet e smartwatch). È consentito l’uso pedagogico, ma su deroga delle scuole.
Senz’altro è una buona iniziativa quella adottata dall’istituto italiano, che così diventa la prima vera scuola phone-free in Italia. Anche se l’uso dei cellulari in aula è vietato dalla circolare del 2007 dell’allora ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni. Divieto che, invece, l’ex ministra Valeria Fedeli avrebbe voluto annullare per sdoganare i dispositivi personali in classe “perché facilitano l’apprendimento”. Il successore la pensa in modo completamente diverso. “La linea in Italia è già ben definita. Esistono i regolamenti d’Istituto che rientrano nell’autonomia didattica, le scuole hanno già posto dei regolamenti interni”, ha detto il ministro Bussetti. Allo stesso tempo, consapevole dell’importanza e della delicatezza della vicenda, il ministro non ha fretta, come chi l’ha preceduto al Miur, di prendere nuove misure: “Sicuramente quella francese è un’opportunità per riflettere ancora di più sull’uso consapevole dei telefoni in classe, quindi ben venga”. “È importante rendere consapevoli i ragazzi del corretto uso degli smartphone”, ha aggiunto il ministro dell’Istruzione.
Una buona iniziativa quella del liceo ‘San Benedetto’, abbiamo un solo dubbio
Sono tutti dei buoni motivi quelli indicati dal preside nella lettera inviata ai genitori degli studenti che hanno portato alla drastica scelta.
“Crediamo fermamente che ciò permetterà ai nostri studenti di essere:
- Maggiormente coinvolti nelle attività di classe e nei compiti.
- Meno dipendenti dalla tecnologia nello svolgimento dei compiti in classe.
- Meno coinvolti in atti di cyberbullismo.
- Meno distratti e meno portati a procrastinare i compiti assegnati.
C’è solo un problema, secondo noi, in quest’iniziativa: è presentata in modo troppo pubblicitario per mettere in evidenza il brand Usa che realizza le tasche che ‘schermano’ gli smartphone. La stessa lettera ai genitori, più che una lettera è un vero e proprio comunicato stampa con tanto di logo della società americana. Sul sito della scuola la pagina di presentazione del progetto non risparmia aggettivi positivi sul prodotto e c’è sia il link diretto al sito dell’azienda sia le immagini della tasca in bella mostra.
Sì al concetto di “rieducazione dei ragazzi alla socializzazione”, ma assolutamente questo non sia un pretesto per fare uno spot a un brand.
“Non vogliamo punire i nostri studenti, è una questione pedagogica e vogliamo insegnargli a guardare in alto e a parlare tra di loro“, ha spiegato a RepubblicaTv il preside Fabrizio Bertamoni. Che aggiunge: “Per dare il buon esempio, chiederemo anche ai docenti di mettere il loro telefono nella tasca isolante“. Un’altra buona idea.
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