Stati Uniti
di Flavio Fabbri
L’internet delle cose sta avanzando nelle nostre città sotto forma di sensori, oggetti connessi in rete, dispositivi in grado di comunicare informazioni costantemente e in tempo reale sullo stato dell’ambiente in cui viviamo, sul traffico, sulla mobilità urbana, sull’inquinamento, sui consumi energetici ed idrici,suallo stato di accumulo e smaltimento dei rifiuti e molto altro.
Un settore, quello dell’internet of things, che andrà sempre più integrandosi ai progetti smart city che le città di tutto il mondo stanno annunciando da un paio d’anni a questa parte. I centri urbani di ogni dimensione e i quartieri che li animano hanno la necessità di raccogliere ed elaborare il maggior numero di dati possibili per gestire i fenomeni appena menzionati, che presto assumeranno dimensioni critiche con l’esplosione demografica che da qui al 2030 si verificherà un po’ dappertutto.
Secondo uno studio Cisco, l’internet della cose nelle città intelligenti assicurerà risparmi e ricadute economiche per 4,6 miliardi di dollari, soprattutto nell’occupazione, con nuovi posti di lavoro e opportunità di crescita per startup e Pmi.
“La nascita delle smart city porterà notevoli vantaggi ai cittadini di tutto il mondo – Gustavo Sorgente, Cisco general manager per l’America central, i Caraibi e i Paesi settentrionali del Sud America – soprattutto per la sicurezza delle persone e delle infrastrutture, per la sanità e l’educazione, permettendo al Governo e ai contribuenti di risparmiare denaro pubblico, evitare sprechi e investire nuove risorse in settori strategici e innovazione tecnologica“.
Il fornitore di tecnologia porta alcuni esempi e case study relativi alla California, soprattutto San Francisco, ma anche alla Florida, mentre in Europa cita la Spagna, segnalando la nascita di nuovi hub per l’implementazione di tecnologie e servizi dedicati alla smart city.