Europa
Di Flavio Fabbri
Le grandi e piccole città d’Europa hanno in comune un significativo patrimonio di immobili pubblici spesso poco e male sfruttato. L’Italia in questo può portare numerosi esempi di scarsa e cattiva gestione di tali beni che, invece di essere assegnati all’abitare sociale e al riutilizzo pubblico con finalità sociali ed economiche, rimangono in stato di abbandono per anni.
È per questo che l’Unione europea ha lanciato a dicembre 2013 il progetto “Temporary use as a tool for urban regeneration”, o più semplicemente Tutur, inserito nel piano pilota URBACT, destinato alla mappatura di tutti quegli edifici pubblici e spazi dismessi che possono trovare una nuova vita in attività di riqualificazione/rigenerazione urbana.
Le città europee direttamente coinvolte sono Roma, Brema in Germania e Alba Iulia in Romania. Ad esse si aggiungono altre città partner dove sono partiti progetti simili, tra cui Milano, Graz e Vienna in Austria, Amsterdam in Olanda, Budapest e Pecs in Ungheria, Novi Sad in Serbia.
In un’ottica di sviluppo economico e sociale sostenibile, il progetto Tutur mira a sfruttare e potenziare al massimo ciò che al momento giace inutilizzato. Le città diventano smart cities solo se riescono ad ottimizzare le risorse di cui dispongono, con il minimo impatto economico, sociale e ambientale.
La valorizzazione del patrimonio edilizio esistente, attraverso il riutilizzo creativo degli spazi/immobili, rientra in tale percorso e rappresenta uno dei principali settori di sperimentazione per città italiane ed europee, che stanno radicalmente modificando il loro rapporto con spazi pubblici e stakeholder locali, offrendo soluzioni che creano sviluppo e partecipazione sui territori.
Il progetto pilota Urbact – Tutur, per l’utilizzo temporaneo di spazi pubblici e strutture dismesse come strumento di rigenerazione urbana, sarà ufficialmente presentato a Roma il 26 giugno presso il Macro.
Nel corso dell’incontro saranno presentate e messe a confronto le iniziative di riuso temporaneo realizzate dalle città partner del progetto (oltre alla Capitale, Brema, Budapest e Alba Iulia) ma anche da Milano, che già da due anni affida gli spazi abbandonati a giovani e associazioni culturali.