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Smart city, il modello indiano e il caso Dholera

Italia


Una smart city va immaginata in diversi modi. Al momento non c’è un modello unico, ma certamente le tecnologie oggi disponibili ci permettono di ideare uno standard comune: case connesse a internet, acqua, gas ed elettricità gestire e distribuite via smart grid, servizi di nuova generazione per cittadini e imprese, trasporti intelligenti e mobilità sostenibile, riduzione dell’inquinamento, spazi verdi, valorizzazione dei rifiuti, loro riuso e riciclo, partecipazione attiva dei cittadini alla gestione della cosa pubblica.

 

In tutti i Paesi del mondo, da quelli più ricchi fino alle economie emergenti, si stanno approntando progetti per realizzare metropoli con queste caratteristiche. L’India ha annunciato per il 2030 più di 24 progetti di smart city.

 

Un piano imponente che risponde ad una serie di emergenze già evidenziate nel Rapporto McKinsey, tra cui l’aumento della popolazione urbana. Per accogliere i 600 milioni di indiani che si riverseranno in città nei prossimi dieci anni il Governo di Nuova Delhi dovrà costruire altre 30 città di grandi dimensioni.

 

Una di queste è Dholera. Situata nello Stato di Gujarat, questa antica città del golfo di Khambhat conta circa 50 mila abitanti e rientra nel mega progetto denominato Delhi-Mumbai Industrial Corridor (DMIC).

 

Un’infrastruttura imponente, che collega idealmente e di fatto la capitale economica con quella politica. Il problema è che il nuovo piano finanziario dedicato a tale opera, lo Special Investment Region (SIR) Act, che consente allo Stato di espropriare e scavare terre, sta sollevando proteste in tutti i territori coinvolti nel progetto.

 

Si tratta di terre di contadini, che non vogliono essere espropriati dei loro beni, che spesso si allagano durante la stagione delle piogge e che ogni anno vedono il mare strappare più di un cm di costa. Dholera si trova esattamente al centro di questa situazione e il nuovo progetto smart city è già a rischio idrogeologico. Qualcuno parla di propaganda elettorale, qualcun altro di bolla speculativa, la realtà è che molti di questi progetti rimangono solo sulla carta e la loro realizzazione spesso va contro le stesse premesse: sicurezza, inclusione sociale, progresso, sviluppo sostenibile.

 

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