Svezia
di Flavio Fabbri
Non esiste una definizione standard di città, secondo il Technology Review del MIT di Boston, ma grazie alle nuove soluzioni tecnologiche di computational geography applicate ai social media tale impasse culturale e scientifica potrebbe essere superata definitivamente.
La difficoltà nella definizione di città è riferita soprattutto alla sua declinazione umana e sociale (a cui ovviamente vanno aggiunte le altre variabili storiche, architettoniche, tecnologiche, amministrative). Il magazine scientifico del MIT la chiama ‘human settlement‘. Tale agglomerato o substrato umano, su cui prende forma e sostanza ogni città, non è mai uguale ad un altro. Una città cinese non potrà essere mai uguale ad una argentina e così via.
Un aiuto agli urbanisti nella pianificazione delle città, anche in relazione all’affermarsi del paradigma smart city, potrebbe arrivare dallo studio condotto all’Università di Gavle in Svezia da Bin Jiang e Yufan Miao.
I due ricercatori hanno applicato le tecnologie di computer grafica ai social media, sfruttando il potenziale dei servizi location based (LBS) e dei big data. Ogni volta che un utente di rete fa login al suo social network automaticamente compare sulla griglia, progettata dai due studiosi, un punto luminoso. Collegando i punti si ottengono migliaia di piccoli triangoli dovuti dalla vicinanza geografica degli utenti.
Al termine del processo viene fuori quella che i ricercatori hanno chiamato ‘natural city‘, una specie di impronta umana colorata che, seguendone il percorso storico, consente di conoscere approssimativamente la possibile evoluzione futura della città (in termini di densità abitativa e quindi di domanda di infrastrutture, abitazioni, servizi).
I dati delle login sono stati presi da un social network LBS estinto nel 2011, Brightkite, che era arrivato a contare oltre 3 milioni di utenti registrati negli Stati Uniti. La piattaforma incoraggiava i propri membri ad attivare la locazione geografica della login per conoscere il proprio vicino di casa che usava Brightkite.
Lo scopo dello studio svedese è ora incentrato nel comprendere come questa ‘città naturale’ possa essere utile a comprendere le dinamiche umane e sociali che sottostanno allo sviluppo dei grandi centri urbani nel mondo.