Europa
Più del 90% delle piccole e medie imprese europee ha adottato almeno una soluzione ‘green’ per migliorare l’efficienza energetica e diminuire il proprio impatto ambientale, durante il 2012. È quanto emerge dell’indagine Eurobarometro 2013 pubblicata ieri: “PMI, efficienza delle risorse e mercati verdi“.
Obiettivo primario delle Pmi dell’Unione europea è quindi sempre di più sviluppare la green economy, sia in termini di maggiore sensibilità ambientale, sia perché le green technologies presentano i maggiori tassi d’innovazione tecnologica e consentono performance migliori di costi e produttività.
Un mercato tecnologico e dei servizi in cui la competizione con gli USA e l’Asia sta crescendo sempre di più. Per questo serve il supporto delle Istituzioni comunitarie: “Sono lieto di vedere che le PMI stanno raccogliendo la grande sfida posta dal passaggio ad un’economia più verde – ha commentato Antonio Tajani, Vicepresidente della Commissione europea nonché responsabile per l’Industria e l’imprenditoria – dobbiamo sostenere maggiormente i loro sforzi, in modo che possano trarre vantaggio dalle possibilità non sfruttate di ridurre i costi, incrementare le entrate e creare nuovi posti di lavoro “verdi””.
Affinché torni a crescere il Pil e si aumentino i posti di lavoro, servono investimenti in Ict e nuove tecnologie in diversi comparti industriali. Tra i segmenti più richiamati dall’indagine, troviamo: l’economia verde, la bio-economia, le tecnologie abilitanti fondamentali, i nuovi materiali, le smart city, il riciclo, sostituzione e uso efficiente delle risorse, l’edilizia sostenibile (smart building), smart grid e veicoli puliti (smart mobility, eMobility).
Le Pmi rappresentano il 99% delle imprese Ue e il 67% degli occupati. L’85% dei nuovi posti di lavoro viene dalle piccole e medie imprese. Anche il 64% dell’inquinamento è prodotto da tale comparto.
Come spiega l’Eurobarometro, la riconversione delle aziende verso maggiore efficienza delle risorse, delle rinnovabili, del riciclo e della produzioni di beni e servizi green è, dunque, una delle migliori carte Ue per uscire dalla crisi, stimolando nuova domanda interna, export e posti di lavoro.
Dall’indagine emerge che il 92% delle PMI sta già rispettando gli standard ambientali Ue. Solo il 22% vuole andare oltre i target esistenti. Il 93% sta attuando investimenti verdi con un aumento rispetto al 2012: dal 62 al 67% in efficienza e risparmio energetico; da 62% a 67% nella riduzione dei rifiuti; da 57% al 59% in risparmio nell’uso dei materiali; da 50% al 51% in risparmio di acqua.
Oltre l’80% di queste imprese stanno pianificando ulteriori investimenti.
Il 63% di chi ha investito lo ha fatto per far fronte alla crisi e ridurre i costi di energia e materie prime. Solo il 28% ha indicato che l’ambiente è una delle priorità dell’azienda. Nell’investire, Il 67% non ha avuto costi aggiuntivi (25%), in alcuni casi ha addirittura ridotto i costi di produzione (42%) dopo aver recuperato l’investimento. Il 23% delle PMI offre già prodotti e servizi verdi.
Più di un terzo delle PMI considera che le sovvenzioni siano le iniziative più adeguate a sostenere gli investimenti sull’efficienza delle risorse. Per il 46% delle PMI che già offrono prodotti verdi, aumentare gli incentivi allo sviluppo dei prodotti rappresenta il modo migliore di ampliare la gamma offerta. Una soluzione che però non soddisfa tutti: il 25% delle PMI vuole procedure più semplici e assistenza nell’identificare partner, mercati o clienti.