Italia
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Nel nostro Paese, durante i primi sei mesi del 2013, delle circa 117mila ‘vere’ nuove imprese (iscrizioni al Registro delle imprese che non siano frutto di trasformazioni, scorpori, separazioni o filiazioni) nate nel primo semestre 2013, quasi 33mila (28%) hanno investito in prodotti e tecnologie verdi.
Il dato, che è pari al doppio di quanto registrato nel 2012, è emerso durante la presentazione di “GreenItaly 2013. Nutrire il futuro“, Rapporto annuale di Unioncamere e Fondazione Symbola reso pubblico lunedì scorso a Milano, presso la sede di Expo 2015.
Le startup che fin dall’inizio della loro storia aziendale adottano approcci “green” creano maggiori spazi per assunzioni addizionali di personale: il 21,3% delle startup nate nel primo semestre del 2013 che realizzano eco-investimenti prevede un aumento del personale nei successivi 12 mesi.
Oggi, nell’intera economa italiana (sia privata che pubblica), gli occupati “verdi” – i cosiddetti green jobs – sono oltre 3.000.000, corrispondenti al 13,3% dell’occupazione complessiva nazionale. Accanto a questi possiamo annoverare altre 3 milioni e 700 mila figure ‘attivabili’ nel settore delle tecnologie e dei servizi verdi.
L’Italia può sfruttare al massimo il potenziale delle green technology, ha spiegato Ferruccio Dardanello, presidente Unioncamere, a partire dalla valorizzazione di fattori strategici quali “tradizione, innovazione, sostenibilità e qualità“, e l’Expo 2015 è l’occasione migliore su cui impegnarsi, con politiche industriali e fiscali più green: “nelle tecnologie, nella formazione, nella tassazione del lavoro, nel credito, negli investimenti“.
“L’Italia deve scommettere sull’innovazione, la ricerca, la qualità, la green economy, per rinnovare il suo sapere fare, la sua vocazione imprenditoriale e artigiana“, ha commentato Ermete Realacci, presidente Fondazione Symbola. La prossima Expo di Milano “può essere la prima esposizione mondiale della green economy che, partendo dalle fila dell’agroalimentare e dipanandole lungo la filiera e i territori, rappresenterà una straordinaria occasione di rilancio del sistema paese, che in questa green economy ha la sua avanguardia“.
Chi investe green, si legge nel rapporto arrivato alla sua quarta edizione, è più forte all’estero: il 42% delle imprese manifatturiere che fanno eco-investimenti esporta i propri prodotti, contro il 25,4% di quelle che non lo fanno. Green economy significa innovazione: il 30,4% delle imprese del manifatturiero che investono in eco-efficienza ha effettuato innovazioni di prodotto o di servizi, contro il 16,8% delle imprese non investitrici. E significa redditività: il 21,1% delle imprese manifatturiere eco-investitrici ha visto crescere il proprio fatturato nel 2012, tra le non investitrici è successo solo nel 15,2% dei casi.
Dalla green economy nazionale arrivano segnali positivi anche sul tema dell’occupazione giovanile: il 42% del totale delle assunzioni under 30 programmate quest’anno dalle imprese dell’industria e dei servizi con almeno un dipendente verrà fatto proprio da quel 22% di aziende che fanno investimenti green.
Per quanto riguarda la collocazione geografica delle ‘green valley‘ italiane, il 35,6% del totale nazionale delle assunzioni non stagionali di green jobs per il 2013 si concentra nel Nord-Ovest, con 16.600 assunzioni, seguono il Nord-Est e il Mezzogiorno, entrambe con 11mila assunzioni green. Sul podio delle province, per valore assoluto delle assunzioni non stagionali di green jobs in senso stretto previste dalle imprese nel 2013, troviamo Milano, al primo posto grazie a 6mila assunzioni di queste figure (12,9% del totale nazionale), Roma (3.400; 7,3%) e Torino (2.300; 5%).
Scarica il Rapporto “GreenItaly 2013”.
(F.F.)