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L’underground ICT del Politecnico di Losanna: in Svizzera e Cina i primi progetti di smart city del sottosuolo

Svizzera


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Spesso in passato si è parlato di città sotterranee per far fronte alla sovrappopolazione e alle avverse condizioni atmosferiche di superficie (deserti di sabbia e di ghiaccio, avvelenamento ambientale). Un argomento sviluppato soprattutto dalla letteratura fantascientifica e dal cinema post-apocalittico, ma ora qualcuno sembra intenzionato a riprendere tale filone di studi, allacciandolo alle nascenti smart cities di tutto il mondo.

 

Il Politecnico di Losanna (EPFL) sta sviluppando una nuova piattaforma tecnologica per infrastrutture di nuova generazione e ad alto tasso tecnologico, dedicate alle città del sottosuolo. Si chiama ‘Deep City Method‘ e presto troverà applicazione proprio in Svizzera, in quattro città pilota: Ginevra, Zurigo, Losanna e Berna. Un successivo intervento sarà compiuto anche in Cina, nella città di Suzhou.

 

In pochi si rendono conto della grande risorsa di spazio e di energia che rappresenta il sottosuolo delle nostre città – ha spiegato Li Huanqing, Environmental Economics and Management Laboratory all’EPFL – la nostra piattaforma si offre come insieme di linee guida per urbanisti, architetti, amministratori pubblici e costruttori che dovranno realizzare le nuove città del futuro, a partire da ambienti urbani sotterranei, sfruttando un approccio multidisciplinare e altamente tecnologico“.

 

Andare ad abitare il nostro sottosuolo significa intervenire da un punto di vista ingegneristico, economico, finanziario, amministrativo, sociale e culturale, sviluppando progetti davvero complessi e realizzando infrastrutture di notevole portata. Il modello è stato ideato per città da costruire nei primi 100 metri sotto i nostri piedi, con l’obiettivo di utilizzare l’energia geotermica e di rimando quella solare, tramite pannelli esterni, per soddisfare la domanda di energia elettrica e di riscaldamento, di riutilizzare materiali di scavo per la costruzione di edifici, senza dimenticare la maggiore disponibilità di risorse idriche, correttamente trattate e gestite in rete.

 

La scelta è ricaduta sulle città svizzere e cinesi per diversi motivi. Come spiega Huanqing, in Svizzera si è scavato sottoterra per molto tempo e si sono affinate ottime tecniche di perforazione, soprattutto per l’intensa attività mineraria, con un’ottima qualità delle acque di profondità. In Cina invece c’è la pressante necessità di risolvere il problema della sovrappopolazione. Per diverse decine di metri sotto il suolo cittadino, da molto tempo, già scorrono numerose linee metropolitante in tutto il mondo. Presto si aggiungeranno altri percorsi per veicoli elettrici, per i treni, per le biciclette, con lo sviluppo di servizi dedicati, attività commerciali e di intrattenimento.

 

Per la città di Suzhou, in particolare, si sta pensando a progetti di piccoli centri sotterranei, che potrebbero nel tempo crescere fino ad ospitare gruppi di abitanti. Con il Governo locale si stanno studiando i primi modelli in 3D di tali insediamenti.

 

Forse città sottoterra ‘da abitare’ non ne vedremo mai, almeno per ora, ma certamente il sottosuolo può offrire nuove soluzioni per la mobilità sostenibile, la smart energy e la sostenibilità di molte delle attività industriali tradizionali (green based), determinando nuova occupazione, formazione specializzata e crescita economica sostenibile.

 

(F.F.)

 

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