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‘Cluster tecnologici nazionali’: dal Miur 266 mln di euro per smart community, green tech e mobilità sostenibile

Italia


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Un anno fa il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur) aveva individuato 8 Cluster Tecnologici Nazionali per altrettante linee di frontiera lungo cui si sarebbe dovuto sviluppare il futuro economico e culturale del nostro Paese.

 

Un bando chiuso nel settembre 2012 e che riguardava otto aree ritenute strategiche per l’industria nazionale: chimica verde, aerospazio, mobilità terrestre e marina, scienze della vita, agrifood, tecnologie per gli ambienti di vita, energia, fabbrica intelligente, tecnologie per le smart communities.

 

In questi giorni è stato finalizzato il provvedimento, con la firma per lo stanziamento di 266 milioni di euro destinati alla ricerca applicata in tali aree. Nell’ambito degli otto Cluster, sono stati approvati 30 progetti, che coinvolgono (nell’ottica di una collaborazione pubblico-privato che è la strategia sollecitata dall’Europa) 456 soggetti.

 

Si tratta, in particolare, di 112 soggetti della ricerca (enti pubblici di ricerca, università, Ircss) e 344 soggetti industriali (di cui 140 grandi imprese e 204 piccole e medie imprese, tra le quali alcune start up). I 30 progetti approvati impegnano circa 266milioni di euro a cui il Miur contribuisce con 170 milioni come contributo alla spese e con 96 milioni come credito agevolato.

 

La scelta dei progetti è stata effettuata pensando a quelle che dovranno essere le priorità del Paese in vista del Programma Quadro per la Ricerca Europea Horizon 2020. In particolare si è puntato sui progetti che rappresentavano i migliori modelli di aggregazione pubblico-privata, dove era forte la collaborazione delle grandi, piccole e medie imprese con Università ed Enti pubblici di ricerca o caratterizzati da un alto livello di internazionalizzazione.

 

Ora la sfida per i Cluster sarà quella di dimostrare la capacità di attrarre ulteriori investimenti pubblici e privati, finalizzati allo sviluppo ed all’impiego di capitale umano qualificato (per esempio dottori di ricerca) capace d’incrementare la qualità dei prodotti della ricerca ed il loro impatto sull’impresa, sul mercato e sullo sviluppo dei territori di riferimento.

 

(F.F.)

 

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