Germania
È quasi impossibile ormai alzare gli occhi al cielo delle nostre città e sperare di riuscire a vedere le stelle. È l’effetto più tangibile dell’inquinamento luminoso, o skyglow metropolitano, fenomeno artificiale per cui il sistema d’illuminazione cittadino altera l’ambiente notturno e la percezione che noi abbiamo di esso. I suoi effetti, considerati come dannosi, sono molteplici e riguardano sia la salute umana e animale, sia il contesto naturale nel suo insieme.
Un gruppo di ricercatori tedeschi del team ‘Loss of the night‘, progetto per lo sviluppo di nuove strategie di utilizzo sostenibile della luce naturale, ha realizzato una nuova applicazione per mobile device Android in grado di contare in città (e fuori) le stelle ‘visibili’ in cielo. I dati che saranno raccolti con l’aiuto dei cittadini consentiranno di valutare il livello di inquinamento luminoso su scala regionale e mondiale. Le informazioni saranno usate per mappare la distribuzione e le variazioni di luce del cielo sulla Terra. Una mappa che permetterà ai ricercatori di studiare le correlazioni tra inquinamento luminoso e salute, biodiversità e spreco di energia.
Il funzionamento dell’applicazione è semplice e diretto: l’utente annota sul suo smartphone quali stelle, notte per notte e a seconda del luogo, sono visibili in cielo (nonostante la luce elettrica dell’abitato) e con quale intensità. Stabilire un quadro generale dello skyglow, spiegano dal Leibniz-Institute of Freshwater Ecology and Inland Fisheries di Berlino, permetterà nel tempo di aumentare le informazioni in possesso sull’inquinamento luminoso ed i suoi effetti sulla nostra salute e sull’equilibrio ambientale (flora e fauna, volumi di CO2).
Ad oggi non si sa molto sulle conseguenze dirette dello skyglow sull’organismo umano ed animale, ma i primi studi hanno evidenziato un’alterazione sensibile del nostro orologio biologico, con ripercussioni sull’apparato cardio-vascolare. In tal senso, ma le ricerche sono solo agli inizi, sembra che le lampade a LED possano rafforzare tale effetto nocivo. Stesso discorso per il mondo animale e vegetale, con la perdita di orientamento di volatili ed insetti, alterazione dei normai ritmi degli organismi animali e del fotoperiodo in molte piante.
Da un punto di vista prettamente economico, invece, c’è un chiaro spreco di energia elettrica che si disperde proprio nell’illuminare il cielo notturno, le facciate degli edifici, i prati, i campi e altre aree non rilevanti per la sicurezza e la vivibilità urbana. La luce, infatti, va diretta e regolata sulla base delle necessità del momento (traffico, flusso dei passanti), legate alle attività umane e alle condizioni climatiche. In tal senso, le soluzioni di smart lighting sono risultate molto efficaci e già disponibili sul mercato.
Non secondario, infine, è il danno apportato alle attività scientifiche di controllo dei cieli, portate avanti dai centri di ricerca e i loro telescopi ottici, che sempre di più devono allontanarsi dai centri urbani per riuscire a scrutare il cielo senza le interferenze della luce artificiale.
Tra le aree in Italia maggiormente colpite da questo fenomeno ci sono le provincie di Roma, Napoli, Bari, Firenze, Milano e Torino. Città e aree limitrofe (sempre più estese) in cui sarebbe possibile intervenire da subito, grazie ai relativi progetti di Smart city che dovrebbero includere piani di illuminazione intelligente e sostenibile, mirata alla concentrazione del fascio luminoso, all’ottimizzazione dell’energia elettrica impiegata e quindi alla limitazione degli sprechi (e dei costi), ad un uso innovativo della luce stessa, modulata sulle reali necessità dei cittadini (quando non passa nessuno, ad esempio, è spenta o fortemente diminuita nell’intensità). A conti fatti, l’inefficienza luminosa ci costa oggi oltre 1 miliardo di euro l’anno.
(f.f.)