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L’Africa punta sulle città per lo sviluppo sostenibile e la crescita economica: il modello ‘Silicon Savannah’

Africa


Quando si parla di Smart city a livello globale emergono sempre esempi relativi all’innovazione tecnologica, all’high—tech, all’ICT e ai servizi di nuova generazione provenienti dall’Europa, dall’Asia e dal Nord America. Eppure, riferendosi alla città intelligenti, non possiamo non riflettere su altri temi strategici per il futuro dei centri urbani, tra cui il livello della qualità della vita, la soddisfazione dei cittadini, la percentuale di territorio destinata ad aree verdi, l’accessibilità ai servizi, l’offerta di posti lavoro, il livello di inquinanti nell’aria e il grado di efficienza delle infrastrutture, a partire dai Paesi emergenti (che sono quelli che in prospettiva consumeranno di più).

 

In Africa si sta cercando di fare attenzione a questi ultimi punti elencati, sia per volontà delle amministrazioni cittadine, sia per sfruttare al meglio quelle che sono le risorse disponibili. In mancanza di grandi investimenti, di competenze tecnologiche avanzate e di sufficienti tassi di alfabetizzazione digitale ed informatica, tante municipalità africane hanno deciso di sviluppare un modello alternativo alle smart city occidentali, più orientato all’inclusione e all’innovazione sociale, al miglioramento della qualità della vita nel suo complesso, all’aumento dell’occupazione, ad un trasporto locale più funzionale alle esigenze dei cittadini, ad un uso più razionale delle risorse energetiche.

 

Città come Nairobi, Lagos e Accra hanno iniziato la trasformazione in città intelligenti affiancando all’innovazione tecnologica un diverso modo di gestire il potenziale sul territorio e di rapportarsi con la cittadinanza. La popolazione deve cominciare a pensare la città in termini di partecipazione e collaborazione, sostenendo i progetti in prima persona e cercando un colloquio costante con gli amministratori pubblici. Più dati sono raccolti sulla metropoli e le sue criticità, più informazioni sono disponibili alla PA locale e le aziende per fornire nuovi servizi agli abitanti.

Nella raccolta dati devono essere impiegate tecnologie digitali e informatiche (hardware, software, applicazioni, sensori), ma sono utili anche le smart community. Il loro lavoro deve essere integrato con quello delle amministrazioni e i progetti delle aziende, affinchè il boom del mercato smart city non generi solo grande ricchezza per i soliti noti, ma si traduca anche in nuove opportunità di mobilità sociale, di crescita economica generalizzata, di nuovi investimenti in settori cruciali quali scuola, infrastrutture, formazione e sanità, facilitando l’introduzione delle fasce di popolazione più svantaggiate nel mondo del lavoro.

 

La crescita dei centri urbani si sta facendo intensa e difficile da controllare in Africa e per questo diversi Stati, tra cui Ghana, Kenya e Nigeria, hanno deciso di governare questo fenomeno utilizzando la tecnologia, ma soprattutto favorendo la partecipazione diretta delle comunità interessate. Come nel caso della ‘Silicon Savannah‘, o Konza Smart City, nuovo progetto di smart city tra Nairobi e Mombasa, in Kenya, dove si lavora per soddisfare interessi pubblici e privati, con l’obiettivo di dare lavoro ad oltre 200 mila persone, sviluppando una piattaforma di servizi denominata Business Process Outsourcing & Information Technology Enabled Services (BPO/ITES) su un orizzonte temporale di 20 anni circa e con una spesa di circa 9 miliardi di sterline.

Il centro vedrà sorgere 40 mila case, tra residence e social housing, scuole per ogni ordine e grado, università, centri di ricerca, uffici, un sistema di trasporti efficiente e pulito. Non una semplice scusa per attrarre investimenti stranieri, ne solo un hub per giganti high-tech, ma anche incubatore di startup locali e terreno fertile per l’innovazione sociale e la lotta alla corruzione. Qui dovrebbero inoltre sorgere gli avamposti Google, Microsoft e IBM per l’intera regione.

 

Un modello di crescita che, pur tra mille difficoltà dovute principalmente alla sete di affari delle grandi aziende e alla corruzione dilagante, si propone di innovare a livello economico e sociale, investendo risorse nel sapere, nei centri di ricerca, nella formazione, nell’edilizia sostenibile, nell’intrattenimento culturale di qualità, nelle infrastrutture di comunicazione, nei distretti industriali per le media company e, senza dubbio, nell’ambiente, considerato a tutti gli effetti una risorsa economica (turismo) e sociale (vivibilità dei centri urbani, benessere per i cittadini).

(f.f.)

 

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