Italia
Quando si parla di Smart city si pensa subito a metropoli di grandi dimensioni, abitate da milioni di persone e che si estendono su centinaia o migliaia di chilometri quadrati. A guardar bene, però, non è così. La stragrande maggioranza delle città intelligenti nel mondo sono di piccole dimensioni e per lo più si tratta di interventi concentrati su determinate aree, con specifiche caratteristiche. L’Italia, per storia e cultura, è da sempre considerata il Paese dei Comuni. Ce ne sono più di 8000 e nel 60% dei casi sono tutti centri piuttosto contenuti in termini di popolazione e area occupata.
Un tratto comune a tutta la penisola che potrebbe tornare utile. A Potenza, dal 14 al 16 febbraio 2013, si parlerà del ruolo dei piccoli centri urbani nello sviluppo dell’Agenda nazionale ‘Smart city’. Incontri e seminari sullo scenario attuale e futuro delle città con meno di 100 mila abitanti, a cui parteciperanno studiosi di diverse discipline, urbanisti, rappresentanti delle Istituzioni e delle amministrazioni pubbliche, innovatori, ricercatori ed esperti del digitale.
Tra i partecipanti alla tre giorni di “Potenza goes Smart” ci saranno, oltre il sindaco Vito Santarsiero, il giornalista del Sole 24 Ore Luca De Biase, il linguista Tullio De Mauro, il fondatore e direttore del SENSEable City Lab – Massachusetts Institute of Technology (MIT), Carlo Ratti, il saggista Stefano Maruzzi, l’urbanista Gianni Biondillo, il filosofo e sociologo accademico Derrick De Kerckhove.
Nel sito web dedicato all’evento, il sindaco Santarsiero ha scritto: “Internet e la grande rete hanno innescato profondi cambiamenti nella società, nella economia e nella cultura. Fondamentale è saper cogliere ed utilizzare queste nuove opportunità. Questa nuova frontiera rappresenta per la nostra città e per le piccole città in generale l’opportunità di poter guardare alla crisi come fase di trasformazione e sviluppo e non già di declino“.
Il digitale e l’innovazione in genere possono rappresentare per le città una grandissima occasione perché consentono alle comunità di superare le tradizionali forme di isolamento e di entrare in una relazione con una comunità più grande, dal locale al nazionale, al globale. Per questo si parla spesso di Smart City in termini di infrastrutture e di interventi tecnologici, ma altrettanto vero è che la rete di cittadinanza intelligente consente un più veloce trasferimento di idee, progetti, best practice e comportamenti virtuosi, senza i quali è difficile pensare ad una città efficiente sotto ogni aspetto.
Potenza Smart City si inserisce nel progetto più ampio Smart Basilicata, che è stato approvato lo scorso anno dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur) con il bando nazionale “Smart cities and communities“. L’iniziativa regionale è sostenuta da una compagine di aziende, centri di ricerca e atenei, che vede come capofila e coordinatore il Distretto tecnologico TeRN, unitamente ad Enel, Università degli Studi della Basilicata, Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) ed Enea, e ha come obiettivo strategico quello di migliorare la qualità della vita e dell’ambiente, favorire la mobilità e utilizzare in modo intelligente risorse naturali e tecnologie a basso impatto nelle reti urbane e le aree metropolitane.
Un discorso che si potrebbe allargare a tutte le altre smart town della Basilicata, perché l’obiettivo secondario è comunque creare una rete, un network di comuni intelligenti, che condividano dati ed esperienze. In tale ottica va considerata anche Matera, città d’arte e candidata a capitale europea della cultura per il 2019, che a fine 2011 ha annunciato un lungo progetto di interventi per l’innovazione tecnologica e culturale della città, con lo scopo di vestire in digitale la sua storia millenaria.
(f.f.)