Italia
C’è un’Italia che cresce, risparmiando, e una che rischia seriamente una procedura d’infrazione per il mancato recepimento della direttiva europea di settore. La buona notizia proviene dall’ENEA, sul comportamento virtuoso del nostro Paese e il conseguente risparmio di energia consumata, nel biennio 2010-2011, quella cattiva della Corte dei Conti dell’Unione europea, che ci accusa di aver speso male 900 milioni di fondi europei destinati all’efficienza energetica edilizia e invece usati per ristrutturazioni generiche.
Secondo l’ultimo “Rapporto sull’Efficienza Energetica“, presentato nei giorni scorsi dall’ENEA, presso il ministero dello Sviluppo Economico: l’applicazione delle misure previste dal PAEE 2011 (Piano d’Azione per l’Efficienza Energetica) ha consentito nel 2011 un risparmio complessivo di 57.595 GWh/anno, con un incremento del 17,1% rispetto al 2010. Il Rapporto, inoltre, mette in evidenza un miglioramento nel 2010 dell’efficienza energetica nel nostro Paese di oltre 1 punto percentuale rispetto al 2009.
I 58 mila GWh risparmiati si inseriscono in un trend virtuoso, ma la fotografia offerta dal rapporto dell’Enea rivela che, se da un lato il Paese sta facendo reali progressi lungo la strada delineata dal Piano d’azione per l’efficienza energetica, dall’altro molto è ancora da fare. Due le novità di questo 2° Rapporto sull’efficienza energetica: la collaborazione fra ENEA e Confindustria, per l’analisi dei comparti industriali che offrono prodotti e servizi per l’efficienza energetica, e quella con I-com (Istituto per la Competitività) e Assoimmobiliare, per la realizzazione di un’indagine sugli effetti dell’efficienza energetica sul mercato immobiliare.
Il risparmio energetico conseguito va quindi letto nell’ottica di una “transizione verso un sistema a minore emissione di carbonio, che conferma il reale contributo del nostro Paese al raggiungimento degli obiettivi comunitari“, ha commentato in una nota dell’ENEA il commissario Giovanni Lelli. “L’Italia deve ora massimizzare le opportunità connesse all’efficienza energetica, prima priorità della Strategia Energetica Nazionale, puntando a superare gli obiettivi europei al 2020 e realizzando una filiera industriale di prodotti e servizi per l’efficienza energetica competitiva su un mercato internazionale in via di espansione“, ha infine dichiarato Lelli.
Il Rapporto costituisce quindi la base di conoscenze indispensabili per raggiungere gli obiettivi prefissati, “supportando il decisore pubblico nel percorso di attuazione, verifica e messa a punto di nuove politiche”.
In generale, si legge nel comunicato ENEA: “tale miglioramento è stato possibile grazie all’adozione di tecnologie più innovative. In particolare: il settore residenziale ha favorito l’utilizzo di impianti ad alta efficienza quali caldaie a condensazione e solar cooling; il settore terziario ha introdotto tecnologie impiantistiche ad alta efficienza e materiali ad alte prestazioni; nel settore industriale, grazie al meccanismo dei TEE (con il contributo di ENEL Distribuzione), è aumentata la diffusione della cogenerazione ad alto rendimento, dei motori elettrici ad alta efficienza e dei recuperi di calore dal processo produttivo; nel settore dei trasporti si registra un miglioramento energetico della tecnologia veicolare, ma il rinnovo del parco automobilistico ha subito un rallentamento a causa della crisi economica”.
Sul lato dell’efficienza energetica relativa agli immobili, però, i dati non sembrano combaciare con quelli che arrivano da Bruxelles. In un recente articolo del Sole 24 Ore (25 gennaio 2013), si fa riferimento proprio al rischio di procedura contro l’Italia (assieme a Grecia, Portogallo e Bulgaria), per mancato recepimento delle nuove regole (direttiva 2010/31), previsto entro lo scorso 9 luglio, relative alle prestazioni energetiche nell’edilizia. L’Italia dovrebbe avere ancora tempo fino alla fine di marzo, prima che intervenga la Corte di Giustizia europea.
Il settore dell’edilizia rappresenta il 40% del consumo totale di energia nell’Unione europea. La riduzione del consumo di energia in questo settore è quindi una priorità nell’ambito degli obiettivi «20-20-20» in materia di efficienza energetica.
In base alla nuova direttiva, gli Stati membri sono tenuti, a livello nazionale o regionale, ad adottare una metodologia di calcolo della prestazione energetica degli edifici che tiene conto di determinati aspetti, tra cui: le caratteristiche termiche dell’edificio (capacità termica, isolamento, ecc.); l’impianto di riscaldamento e di produzione di acqua calda; gli impianti di condizionamento d’aria; l’impianto di illuminazione incorporato; le condizioni climatiche interne. La direttiva europea riguarda gli edifici nuovi e quelli esistenti, sui quali si richiedono interventi di ristrutturazione che garantiscano il rispetto dei parametri previsti. Entro il 31 dicembre 2020, tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere a energia quasi zero. Un obiettivo fondamentale sulla strada delle Smart city in Europa e più in generale di una Smart energy che sia propedeutica ad un cambio di passo epocale nella riduzione degli sprechi energetici e nella sostenibilità ambientale.
(f.f.)